Leni Riefenstahl
Autore: Jérôme Bimbenet
Numero di pagine: 372Grande artista o abilissima propagandista? Il giudizio sulla Riefenstahl è ancora aperto e nasconde una questione più grande: il rapporto fra l'arte e la morale.
Grande artista o abilissima propagandista? Il giudizio sulla Riefenstahl è ancora aperto e nasconde una questione più grande: il rapporto fra l'arte e la morale.
Questa finzione drammatica ricostruisce il processo a Leni Riefenstahl condotto dalla Commissione di Denazificazione degli Alleati per determinare il suo grado di responsabilità nei crimini nazisti, come parte della campagna di denazificazione effettuata nella Germania post-bellica. Diverse scene dei suoi documentari vengono usate come prova a suo carico, sostenendo che furono realizzati come strumenti della propaganda di regime. Leni difende la propria indipendenza e autonomia in quanto artista. Durante lo svolgimento del processo, appare il tema della relazione tra gli artisti e il potere, la necessità di sviluppare una carriera artistica indipendente dal potere politico e la possibilità di creare arte per l'arte. Un'arte il cui fine sia l'arte stessa.
Leni Riefenstahl in Africa: Limited edition of 2,500 copies "If Leni Riefenstahl had done nothing but visit Africa and bring back her photographs, her place in history would be secure." - Kevin Brownlow, from the introduction Published in 2002 on the occasion of her 100th birthday, this book brings together Leni Riefenstahl's astonishing Africa portfolio. The first female film director to attract international acclaim, Riefenstahl began frequent trips to Africa in her early sixties, where she worked on various film and photography projects. Her favorite destination was Sudan, where she immersed herself in the Nuba tribe, learning their customs and their language. As warm and welcoming people, the Nuba offered Riefenstahl some escape from her past as a protege of the Third Reich. She would later recall her experiences in Africa as the happiest moments in her life. This monumental book gathers her images of the Nuba, as well as of the Dinka, Shilluk, and Masai tribes into a deeply evocative publication, capturing not only the beauty, expression and age-old customs of the Nuba, but also Riefentahl's profound respect and love for these people and their land. XXL-Format: 34.5 x 50 cm...
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il Comitato di Denazificazione degli Alleati tentò di stabilire il grado di responsabilità di ogni tedesco nei crimini nazisti come parte della campagna di democratizzazione portata avanti nella Germania del dopoguerra. Questa drammatica rappresentazione ricrea il processo di Leni Riefenstahl, famosissima regista responsabile di molti documentari inneggianti al regime nazista. Numerose scene dei suoi documentari vengono usate come prova contro di lei, con la pretesa che questi siano stati strumentali come mezzi di propaganda a favore del regime. Leni difende la propria indipendenza e autonomia di artista. Nel corso del processo vengono trattati diversi problemi, come il rapporto tra l’arte e la politica, l’essere un artista indipendente dal potere politico e la possibilità di creare un’arte esclusivamente nell’interesse dell’arte.
Reconstructs the story of the Leni family of merchants and entrepreneurs, documented over four centuries of growing political prestige culminating in Julian Leni, who served as "curator" of the Fabbrica di San Pietro (the committee planning the re-building of St. Peter's Basilica) from 1514 to 1527, followed by the subsequent decline of the family, which became extinct in 1627 with the death of Cardinal Giovanni Battista Leni. The authors illustrate the vicissitudes of the more prominent members of the family, with detailed analysis of their finance, business and real estate investments; for example, nearly three hundred notarial deeds drawn up between 1517 and 1530 help delineate Julian's business activities.--Publisher's description.
La storia di questo romanzo narra le vicissitudini, appunto di "Un figlio di Leni". Un pastorello che trascorse la sua adolescenza e parte della gioventù appresso al gregge di pecore. Diventato ragazzo capì che doveva cercare fortuna fuori dal suo paese, per sbarcare il lunario. Partì in continente, dove si sentiva straniero, pur essendo in Italia. Convinto di trovare un po di fortuna, trovò invece, scorni e dissapori fra gli astii della gente che non era la sua gente di Leni. Tornato al suo mondo, si accorse che la vera fortuna si trova sempre tra propria gente e con una famiglia tutta sua.
«Jonathan Carroll fa paura come Hitchcock quando non fa ridere come Jim Carrey». Stephen King Il mondo dei morti è costruito sui sogni – e sugli incubi – dei vivi. Le piovre guidano gli autobus. Dio è un orso polare. E un’autostrada intasata porta letteralmente dritto all’inferno. Già una volta Vincent Ettrich e la sua ragazza Isabelle Neukor hanno compiuto un viaggio di andata e ritorno verso la morte. Ora Isabelle porta in grembo un bambino molto speciale, che un giorno potrebbe riordinare quel mosaico in continuo cambiamento che è la nostra realtà. A meno che gli agenti del Caos non riescano a riportarla nuovamente indietro nel mondo dei morti e lasciarla lì una volta per tutte. Zuppa di vetro è un romanzo visionario e appassionante e insieme una grande storia d’amore. Ancora una volta Jonathan Carroll ci regala un libro magico e sorprendente dove niente è davvero quello che appare e nulla è veramente impossibile, e conferma, una volta di più, di essere uno scrittore che occupa una categoria a parte, e unica, nella letteratura contemporanea.
Europa, 1941. In Germania Hitler è all’apice del potere . Due ragazzi, Otto e Leni, sono costretti a fuggire in Gran Bretagna: la famiglia di Otto è stata catturata dalle SS perché comunista, quella di Leni perché ebrea. Convocati dall’ammiraglio MacPherson, il braccio destro di Churchill, vengono arruolati in una missione che cambierà per sempre le loro vite: rapire Angelika, una ragazzina rinchiusa in un convento in Baviera, che custodisce un terribile segreto. Dalla sua sopravvivenza potrebbe cambiare il corso della Storia... Avevano ricevuto ordini molto precisi.Ora la coscienza diceva loro di metterli in discussione. Adrenalinico come un thriller, avvincente come una spy story, avventuroso come un action movie, accurato come un romanzo storico, emozionante come solo le grandi storie sanno essere.
Voleva fare il prete, tanto che fino ai vent’anni ha frequentato il seminario, ma è diventato un simbolo della risata e della spirito romagnoli. Per la prima volta, Pier Giuseppe Bertaccini, alias Sgabanaza, si racconta in un libro che dall’infanzia arriva fino a oggi e che sorprenderà il lettore: dal duetto con un giovane Beppe Grillo, scritturato con un cachet di 50mila lire, al programma cult La sai l’ultima? su Canale 5; dalla candidatura a sindaco della sua città, Forlì, all'amicizia con don Oreste Benzi, col quale ha collaborato a realizzare diverse strutture per il recupero dei tossicodipendenti, fino al legame con il senatore Roberto Ruffilli, una delle ultime vittime delle Brigate Rosse. Oggi è vicepresidente della fondazione che porta il suo nome. Un libro in cui non mancano ovviamente le celebri barzellette - in apertura di sezioni e capitoli - in cui si svela l’essenza stessa del romagnolo, il gusto per il politicamente scorretto, per la risata grassa, per la ruvidezza delle espressioni e per il modo conflittuale di vivere il rapporto tra marito e moglie. Ma accanto a Sgabanaza c’è Pier Giuseppe Bertaccini, uomo di famiglia, legatissimo alla moglie, ex...
Antonio Giangrande, orgoglioso di essere diverso. ODIO OSTENTAZIONE ED IMPOSIZIONE. Si nasce senza volerlo. Si muore senza volerlo. Si vive una vita di prese per il culo. Tu esisti se la tv ti considera. La Tv esiste se tu la guardi. I Fatti son fatti oggettivi naturali e rimangono tali. Le Opinioni sono atti soggettivi cangianti. Le opinioni se sono oggetto di discussione ed approfondimento, diventano testimonianze. Ergo: Fatti. Con me le Opinioni cangianti e contrapposte diventano fatti. Con me la Cronaca diventa Storia. Noi siamo quello che altri hanno voluto che diventassimo. Facciamo in modo che diventiamo quello che noi avremmo (rafforzativo di saremmo) voluto diventare. Rappresentare con verità storica, anche scomoda ai potenti di turno, la realtà contemporanea, rapportandola al passato e proiettandola al futuro. Per non reiterare vecchi errori. Perché la massa dimentica o non conosce. Denuncio i difetti e caldeggio i pregi italici. Perché non abbiamo orgoglio e dignità per migliorarci e perché non sappiamo apprezzare, tutelare e promuovere quello che abbiamo ereditato dai nostri avi. Insomma, siamo bravi a farci del male e qualcuno deve pur essere diverso!