Diario di un antipsichiatra
Autore: Luigi Anepeta
Sottoposta, a partire dagli anni ‘60 del Novecento, a critiche radicali incentrate sulla pratica manicomiale, la psichiatria ha recuperato il terreno perduto grazie anche all’imponente sostegno delle industrie farmaceutiche e, con un’incessante propaganda mediatica, ha conseguito un grande prestigio agli occhi dell’opinione pubblica. Tale prestigio non ha alcun fondamento. La pratica psichiatrica contemporanea è sempre più burocratica e oggettivante. Tende a etichettare come malattie esperienze psicopatologiche di vario genere con modalità tali da evocare la possibilità che un computer programmato sulla base dei criteri diagnostici del DSM-V giungerà rapidamente a sostituire l’intervento umano. Questo andazzo che produce, specie nei pazienti giovani, più svantaggi che vantaggi, orientandoli verso un’interminabile cronicizzazione all’insegna di cure farmacologiche che si protraggono vita natural durante, è intollerabile. Tanto più perché la psichiatria sostiene che le recenti scoperte avvenute nell’ambito delle neuroscienze confermano le sue ipotesi di fondo. È un’impostura. La verità nuda e cruda è che la pratica psichiatrica corrente è una...