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Su Jacques Derrida

Autore: AA. VV.

Numero di pagine: 347

Testi di Matteo Bonazzi - Flavio Cassinari - Gaetano Chiurazzi - Domenico Cosenza - Paolo D’Alessandro - Gianfranco Dalmasso - Carmine Di Martino - Igino Domanin - Silvano Facioni - Maurizio Ferraris - Federico Leoni - Vittorio Morfino - Silvano Petrosino - Andrea Potestio - Caterina Resta - Pier Aldo Rovatti - Carlo Sini - Daniele Tonazzo

A partire da Jacques Derrida. Scrittura, decostruzione, ospitalità, responsabilità. Atti del Convegno (Bergamo, 12-13 dicembre 2006)

Autore: G. Dalmasso

Numero di pagine: 285

Di traverso in Jacques Derrida. In un certo attualismo nel dramma di differenza e différance

Autore: Carmelo Meazza

Numero di pagine: 229

Jacques Derrida

Autore: Simone Regazzoni

Numero di pagine: 160

Nell’ultima intervista rilasciata prima di morire, Jacques Derrida affermava di provare due sensazioni contrastanti, opposte, in merito al proprio lascito e alla propria eredità. Da un lato pensava che subito dopo la sua morte non sarebbe rimasto più nulla, a eccezione dei libri depositati nelle biblioteche. Dall’altro, sentiva che la sua opera non era ancora stata davvero letta, e che questa lettura restava a venire. Oggi Derrida è un autore consacrato come uno dei classici della filosofia del Novecento: un filosofo letto e commentato, su cui si è scritto e si continua a scrivere molto, e di cui è in corso di pubblicazione l’opera omnia a partire dai seminari inediti. La “decostruzione”, formula con cui si è voluto riassumere il suo pensiero, è stata ricostruita dal punto di vista storico-filosofico. Temi come la decostruzione delle idee di verità e di realtà sono entrati nel dibattito pubblico. Che cosa resta da fare dunque? Occorre cominciare a leggere Derrida in modo nuovo, per provare a ereditare il cuore della sua filosofia e condurla verso l’avvenire. Si tratta, per citare Derrida, non tanto di ordinare i resti secondo la logica dell’archivista, ma di ...

Derrida tra le fenomenologie: 1953-1967

Autore: Daniele De Santis

Nonostante Jacques Derrida sia da molti considerato un classico della filosofia della seconda metà del Novecento, pochi sono stati finora gli sforzi atti a ricostruire, “filologicamente” oltre che speculativamente, gli sviluppi del suo pensiero negli anni che vanno dal 1953 al 1967. La presente ricerca si prefigge di ripercorrere questo tratto dell’iter intellettuale derridiano prestando particolare attenzione al confronto con la fenomenologia, tanto husserliana quanto heideggeriana: l’obiettivo è mostrare, testualmente e teoreticamente, come Derrida rimanga un pensatore di tipo “trascendentale”, convinto cioè della sua inaggirabilità per qualsiasi discorso che voglia articolare, in un orizzonte di senso, le “differenze” e il loro irrefragabile accadere.

Postille a Derrida

Autore: Maurizio Ferraris

Numero di pagine: 296

«Capisco ora, guardando indietro, che il senso di tutto quello che ho fatto, e di cui questo libro manifesta uno dei primi passi, è stato di volgere in positività, costruzione e sistema ciò che in Derrida era negatività, decostruzione e rifiuto del sistema. Può darsi che non sia molto, ma posso assicurare che mi è costato fatica, e mi basta.»

French Theory

Autore: Cusset François

Numero di pagine: 426

Dalle università francesi ai cultural studies, dai maîtres-à-penser alle battaglie per i diritti civili in America. All’origine della controcultura.

Ricostruire la decostruzione

Autore: Maurizio Ferraris

Numero di pagine: 109

Il passaggio dal vecchio al nuovo secolo ha visto le promesse di liberazione del postmoderno trasformarsi nel populismo mediatico. E ciò che lega le teorie dei postmoderni alle pratiche dei populisti é il principio secondo cui non c’è un reale “là fuori”, ma solo un gioco di interpretazioni e manipolazioni che fanno sparire di scena il mondo vero. La posta in gioco non è solo la verità, ma anche la giustizia. Negli ultimi anni della sua riflessione Jacques Derrida (1930-2004) era solito ripetere che la giustizia è l’indecostruibile, intendendo con questo che tutto lo smontare, lo smascherare, il decostruire, appunto, era animato da un intento di giustizia. E al tempo stesso intendeva che tutta l’attività di smontaggio non poteva spingersi sino a toccare la giustizia, come nel cinismo che dice che dietro alla richiesta di giustizia ci sono altri argomenti, meno puliti e confessabili. La tesi di fondo di questo libro, che propone una ripresa autonoma e originale dell’eredità derridiana, consiste nel fornire una versione realista della decostruzione. Proprio perché c’è un mondo solido e impermeabile alle nostre manipolazioni e interpretazioni, ci possono...

A metà senza fine

Autore: Geoffrey Bennington

Il libro è una raccolta di saggi pubblicati da Bennington dopo la morte del maestro e amico Jacques Derrida. In ognuno di essi la morte del filosofo diventa l’occasione per riflettere in modo chiaro, agile ed elegante sul lascito dell’opera di Derrida. In particolare Bennington riprende la nozione chiave di “différance”, da un lato per liberarla da certi equivoci interpretativi (Nancy), dall’altro per mostrarne la portata decisiva nell’elaborazione derridiana di temi quali la vita, la morte, la sopravvivenza, l’auto-immunità, le pulsioni di morte l’elaborazione del lutto, riportando così in primo piano il rapporto decisivo tra decostruzione e psicanalisi. Bennington permette di comprendere come l’affermazione della vita – nozione passata al vaglio della decostruzione nella sua semplice esteriorità e opposizione alla morte – costituisca il lascito maggiore dell’opera derridiana, smentendo così quelle interpretazioni correnti secondo le quali il limite della filosofia di Derrida starebbe proprio nel valore fondante attribuito alla morte.

Salvo il nome

Autore: Jacques Derrida

Numero di pagine: 117

Ne va della salvezza. Due interlocutori si intrattengono in un giorno d'estate, è un'altra fiction, su ciò che si muove interno al nome, in particolare intorno al nome del nome e al nome di Dio e a ciò che esso diventa in ciò che si chiama la teologia negativa, là dove il SopraNome nomina l'innominabile, e a sua volta ciò che non si può e non si deve nominare, definire o conoscere, perché dal principio ciò che esso sopranomina si sottrae, senza mantenersi, al-di-là dell'essere. Là dove una teologia negativa sembra aprire su una «politica» a venire (oggi o domani), una tale fiction rischia ancora qualche passo come erede sulle tracce o vestigia di un «cherubinico errante» (Angelus Silesius). Che cosa è un SopraNome, ciò che vale più che il nome, ma anche che viene al posto del nome? E che non si dà mai per la salvezza del nome infine Salvo? Per la salvezza, semplicemente, il buongiorno o l'addio?

Decostruire lo sguardo

Autore: Davide Persico

Il volume indaga il rapporto tra il pensiero di Jacques Derrida (in particolare la decostruzione) e il cinema in tutti i suoi aspetti. L’obbiettivo è dimostrare come il pensiero del filosofo francese sia fondamentale per l’elaborazione di una teoria e di una metodologia che indaghino le componenti strutturali del cinema per poi scomporle e aprirsi così a un’analisi interpretativa radicale. Nella prima parte vengono mostrate tutte le dinamiche che il cinema attiva e le modalità con cui esso dialoga con la filosofia. Emerge da questo studio il carattere totalmente decostruito dell’immagine filmica che anticipa e oggettiva le riflessioni di Derrida sul testo, la scrittura, ecc., il tutto nella costante emersione del senso e nella produzione di concetti filosofici. La seconda parte del libro fornisce tre esempi di film che instaurano un rapporto diretto (L’uomo che mente), ambiguo (Videodrome) e contrapposto (Paisà) con il pensiero del filosofo francese. Gli aspetti che emergono dimostrano la validità della decostruzione per l’analisi del film e la teoria del cinema in generale. Il pensiero di Derrida risulta essere così un orizzonte culturale indispensabile per...

Filosofia del terrore

Autore: Giovanna Borradori

Numero di pagine: 234

Il XXI secolo è già segnato dal trauma del terrorismo. Che cosa si nasconde dietro al fondamentalismo che lo alimenta e riproduce? Una reazione all’illuminismo e alla modernità, due capisaldi della filosofia occidentale, oppure una crisi autoimmune della società globalizzata? Habermas e Derrida, entrambi a New York e incalzati da Giovanna Borradori, si ritrovano in un lucido esercizio della ragione e un appassionato appello alla giustizia.

Heidegger. La questione dell'Essere e la Storia

Autore: Jacques Derrida

Numero di pagine: 284

In Francia, all'inizio degli anni '60 del secolo scorso, le opere di Heidegger erano ancora poco conosciute. Nel 1964, Jacques Derrida inaugura il suo insegnamento all'École normale supérieure con il corso, rimasto fino ad oggi inedito, interamente dedicato al pensatore tedesco: nove intensissime lezioni in cui il corpo a corpo con Heidegger si sviluppa soprattutto a partire dalle ampie parti di "Essere e tempo" che all'epoca non erano state ancora tradotte in francese. La lettura serrata e paziente compiuta da Derrida disvela, lezione dopo lezione, il progetto filosofico heideggeriano: non la fondazione di una nuova ontologia ma la sua «distruzione» (termine che, nel nuovo conio «decostruzione» che appare in questo corso per la prima volta, ha prodotto non pochi fraintendimenti dell'opera derridiana) in nome della critica radicale al concetto stesso di «fondazione». I lettori e gli studiosi di Derrida sanno che il confronto con l'opera di Heidegger attraversa come un filo rosso l'intera opera del filosofo algerino, ma in questo corso, per i vecchi come per i nuovi lettori, viene presentata per la prima volta la radice di tale confronto, anticipatrice di molte opere...

Post-strutturalismo e politica. Foucault, Deleuze, Derrida

Autore: Ruggero D'Alessandro , Francesco Giacomantonio

Numero di pagine: 116

Etica della cenere

Autore: Bruno Moroncini

Numero di pagine: 130

Cenere è il nome della verità, di quel che resta della verità, del fatto che la verità è sempre nulla più di un resto. Che cos’è la verità se non il fuoco che brucia, ciò che lascia il marchio, l’olocausto impossibile di cui attraverso il resto della cenere facciamo costantemente il lutto? Che cos’è cenere se non il nome della sopravvivenza di una verità morta, bruciata, differita, mai stata presente. E tuttavia sempre pronta a riaccendersi sia per bruciare gli assassini che per riscaldare i cuori? Ma Cenere era anche altro: era il resto e la sopravvivenza della verità di Auschwitz, resto e testimonianza muta dei corpi bruciati dei gasati; di cui, non lo si dimentichi, non doveva restar nulla, nessuna prova, nessuna testimonianza dello sterminio. Di questo nulla resta solo la cenere, un resto che non resta, che si disperde; un resto vulnerabile, facilmente manipolabile, di cui in ogni momento si può smentire e revocare in dubbio la testimonianza, attaccando la sua credibilità e la sua autenticità.

aut aut 368

Autore: AA.VV.

Numero di pagine: 210

Peter Eisenman Derrida raddoppiato, Bernard Tschumi Derrida: un alleato e un ami, Renato Rizzi “We won”, Mark Cousins Giocare con le parole, Catherine Ingraham La A maiuscola e la a minuscola dell’architettura, Petar Bojanić Pensare l’architettura/disciplinare l’architettura, Raoul Kirchmayr L’arte dell’espacement, Francesco Vitale La casa in decostruzione. Derrida e la legge dell’oikos, Dario Gentili Spazi di aspettativa, Damiano Cantone Un compito colossale. Note per un dialogo tra filosofia e architettura, Luca Taddio L’affermazione metastabile dell’architettura, Marcello Barison Affermazione senza posizione. Per un discorso decostruttivo sull’architettura, Carlo Deregibus Storie di ordinaria decostruzione. La controfirma dell’architettura, Gerrit Wegener Margini dell’architettura. Derrida e l’architettonica dell’architettura, Andrea Canclini Contrappunto al Parc de La Villette, Jacques Derrida “Ecco una proposta per il nostro Choral Work...” Lettera a Peter Eisenman (1986).

Il paradosso della giustizia

Autore: Silvia Dadà

Numero di pagine: 360

Per giungere a quell’equilibrio instabile che la giustizia richiede, tra l’universalità della norma e la particolarità del caso, tra l’imparzialità del giudizio e l’unicità di ogni singolo individuo, la tradizione filosofica ha elaborato varie proposte. Alcune maggiormente universalistiche, dando rilievo alla necessità di uguaglianza e formalità dei principi; altre invece hanno privilegiato l’individualità dell’oggetto, irriducibile alla legge. Difficilmente si è riusciti a evitare che una istanza prevalesse a scapito dell’altra. La strada che Levinas e Derrida scelgono di percorrere, per quanto riguarda questo tema, cerca proprio di confrontarsi con questa esigenza, e lo fa attraverso una logica altra, quella del paradosso, capace di cogliere il carattere dinamico e sempre a-venire della pratica di giustizia. Il qui presente testo si propone di ricostruire questa paradossale giustizia, attraverso il dialogo, non sempre armonico, tra i due autori. Nel fare ciò l’auspicio è quello di rintracciare i principali fondamenti di un nuovo paradigma, per una giustizia che insieme permetta di «comparare gli incomparabili» e «calcolare l’incalcolabile».

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