
Potere
Autore: Geminello Preterossi
Numero di pagine: 224Attraverso ventiquattro classici imprescindibili, le nozioni, le immagini, gli argomenti relativi al potere, il più decisivo e ambivalente dei fenomeni politici.
Attraverso ventiquattro classici imprescindibili, le nozioni, le immagini, gli argomenti relativi al potere, il più decisivo e ambivalente dei fenomeni politici.
Intellettuale socialista, membro dell’Assemblea Costituente, studioso del marxismo e del pensiero politico, parlamentare della Repubblica, Lelio Basso è stato anche uomo d’azione e leader di partito. Sulla base di una vasta documentazione d’archivio in buona parte inedita, questo volume racconta la storia del suo rapporto con il PSI dalla Resistenza alla vigilia del 18 aprile 1948, sullo sfondo del conflitto mondiale, dei drammatici scontri sociali del dopoguerra e della divisione del mondo in blocchi. Basso credeva fermamente nelle potenzialità del PSI, e si adoperò per farne un moderno partito di massa, in grado di guidare uno schieramento progressista alternativo a quello democristiano. Basso era altresì convinto che la democrazia non potesse ridursi all’esercizio del voto, ma che dovesse continuamente nutrirsi della partecipazione attiva dei lavoratori e dei ceti sociali emarginati, anche se fino ad allora completamente estranei alla politica. Si impegnò pertanto a tradurre in termini pratici tale aspirazione, provando a fare del PSI uno strumento di alfabetizzazione democratica e un luogo per praticare democrazia. Il progetto bassiano venne tuttavia vanificato...
Sul confine fra due terre, con lo sguardo rivolto sia avanti che indietro. Francesco Petrarca Perché la parola "scienza" designa ormai la sola tecnologia e non l'intera conoscenza? Perché "classico" definisce solo ciò che rimanda al passato e "scientifico" solo ciò che orienta al futuro? Perché nell'era del web e della massima comunicazione la scienza e le humanae litterae non dialogano tra loro, ma si contrappongono ancora come "due culture" estranee e rivali? Per rispondere a questi interrogativi, studiosi della scienza si confrontano con studiosi di quella cultura di Atene e di Roma che è al contempo fondativa e antagonista del nostro presente. Ne deriva uno sguardo totale dall'anima di Platone al DNA, dagli atomi di Lucrezio alla tavola di Mendeleiev, dalla democrazia di Pericle alla teoria delle élites, dal "pane e circensi" al welfare, dal corpo di Ippocrate alle biotecnologie, dall'astronomia dei Greci alla teoria del Big Bang, dagli automi antichi alla robotica medica. Un'alleanza necessaria e non più rinviabile, quella tra scienziati e umanisti, in un Paese come il nostro che sconta una duplice colpa: il deficit di cultura scientifica e la rimozione dei classici....
Da garanti del nuovo ordine democratico, costruito dopo la tempesta della guerra e i vent'anni di dittatura fascista, i partiti hanno svolto a lungo una funzione cardine, fino a identificarsi con lo stesso Stato e ad accreditare un'equazione distorta, come estrema difesa di un ceto politico sempre più delegittimato: democrazia uguale regime partitico. Con la fine della prima Repubblica, la nascita di nuovi soggetti politici e l'affermarsi del bipolarismo, inizia in Italia una fase di transizione complessa e ancora incompiuta. La cesura intervenuta nei primi anni Novanta impone una rilettura dell'intera parabola dei partiti, per spiegare le ragioni del loro dissolvimento, le loro identità e le loro culture in una scena politica profondamente cambiata, così come profondamente cambiata è la cornice internazionale alla quale per mezzo secolo il vecchio sistema ha fatto riferimento. Presentato in una nuova edizione aggiornata al 2006, profondamente rivisto nella struttura, nella forma e nei contenuti, questo manuale traccia una efficace sintesi delle otto fasi attraversate dal sistema partitico. Legislatura dopo legislatura, Simona Colarizi evidenzia tutte le anomalie del 'caso...
Attraverso il commento dei fatti più significativi nell’ambito della politica, della cultura, dell’arte e dell’economia, la rivista Scenari, quadrimestrale di approfondimento culturale di Mimesis Edizioni, vuole costituirsi come un potente laboratorio di idee e dibattito, fornendo ai lettori la possibilità di commentare gli articoli attraverso blog appositamente dedicati. Di seguito, i contributi di questo numero. Andrea Zhok, Doppio movimento, ovvero della necessità storica di una sinistra non “progressista”; Edoardo Greblo, Noi, il popolo, e gli altri; Maria Grazia Turri, L’incertezza come timone dei diritti; Damiano Cantone, Cosa c’è di buono nella buona scuola?; Francescomaria Tedesco, Critica della ragione decisionista; Francesco Bilotta, Cosa si nasconde dietro l’espressione “ideologia del genere”?; Giovanni Leghissa, Geopolitiche dell’Europa. Il futuro dell’Unione Europea tra interessi nazionali e difesa comune; Roy Menarini, Interstellar è il “GFA” (Grande Film Americano)?; Valentina Re, Da Maranello a Cinecittà, ovvero:“how a legendary film studio became a ridiculous themepark”; Alberto Brodesco, “Social” o “sociofugal”? Gli...
Prima ancora che economica, la crisi chestiamo attraversando è politica. Proprioper questo, se vogliamo uscirne, siamochiamati a pensare e ripensare la politica in modo totalmente libero. Attraverso una serie di autorevoli saggi, questo libro intende delineare un profilo, per certi aspetti anche nuovo, della sinistra e del PartitoDemocratico: non solo specificandonela polarizzazione ideologica lungo l’asse destra-sinistra, ma anche e soprattutto sforzandosi di riorientarne le politiche economiche e sociali, spesso troppo simili, stanti i vincoli internazionali, a quelle dei principali avversari. Nella convinzione che, più che sui problemi legati alla leadership, l’accento debba essere posto sulle idee.
“Il paradosso della politica è la sua assenza di fondamento proprio” Jacques Rancière La filosofia politica da sempre ha costituito un campo di ricerca articolato e problematico: la realtà di cui essa si occupa incarna una parte caleidoscopica dell’esperienza dell’uomo. Questo testo si impegna a mettere a fuoco, in particolare, le fondamentali evoluzioni e oscillazioni della filosofia politica attraverso il xx secolo sino ai giorni nostri. Una sorta di “lungo addio” a particolari elementi, come la relazione con la Storia, lo status epistemologico rispetto ai suoi temi, il rapporto con la Ragione, il ruolo degli intellettuali. Il percorso di lettura proposto evoca tappe teoriche fondamentali: da Rawls a Habermas, da Weber a Schmitt, da Arendt a Derrida, da Strauss a Nozick, da Taylor a Rancière, da Foucault a Žižek, come pure contesti storico-sociali di riferimento. Si delinea così un possibile laboratorio di riflessioni, in cui poter sperimentare confronti e ipotesi di ricerca su questioni e concetti cruciali per la comprensione politica dell’epoca che attraversiamo. E abbiamo una grande necessità di conoscerla meglio, per governarla.
Il libro analizza il significato delle nozioni di popolo, autorità e democrazia nella tradizione del popolarismo, in un fecondo incontro con la tradizione liberale. Il punto fermo del popolarismo sturziano è un’idea di “popolo” del tutto differente da quella fornita dai populismi di ogni tipo. In particolare, il problema di fronte al quale Sturzo pone i cattolici riguarda la domanda se essi dovrebbero accettare un regime politico che nega le libertà, in cambio dell’ottenimento di privilegi. L’assenso verso tali regimi è impraticabile per un cattolico, a pena di sacrificare la propria coscienza sull’altare dell’idolo della Politica. Il popolarismo sturziano mette in discussione la nozione di popolo declinata al singolare, per declinarla al plurale. Tale pluralismo salvaguarda e presuppone il valore della coscienza individuale e non si lascia assorbire in un indistinto misticismo politico di impronta tanto giacobina quanto organicistica: il brodo di coltura di ogni populismo.
L’inclinazione della storiografia corrente di inquadrare gli eventi tralasciando le «forze profonde» e l’approccio interdisciplinare risulta specialistica ma anche circoscritta, con conclusioni riduttive o inesistenti circa il senso dell’indagine, che differentemente la Filosofia, le Scienze sociologiche e soprattutto la Teologia aiutano a sviscerare in pienezza. Persino la Storia delle relazioni internazionali non può prescindere da un approccio più robusto e così l’azione della Chiesa cattolica, pur riconoscendo il fondamentale apporto militare altrui, si rivela ricca di spunti di riflessione specie nel Novecento, allorquando il suo operato è stato davvero immane, opponendosi ideologicamente ed eticamente alle tirannidi fascista, nazista e bolscevica, reazioni estreme alla disgregazione e all’ingiustizia causate dall’assenza di certezze. Un impegno intensissimo simile a quello profuso da Alcide De Gasperi nel secondo dopoguerra, avendo il compito di spingere il Paese lontano dalla voragine della sconfitta, alle spalle, ed evitando nel contempo l’abisso comunista dinanzi.
Il presente lavoro intende riempire un “vuoto”, per quanto paradossale: nonostante non manchino teorie e riflessioni sul ruolo della violenza all’interno della politica e della società, raramente queste sono riuscite ad analizzare tale tematica senza lasciarsi tentare dallo scandalismo o dalla morbosità. Anche le scienze sociali sono coinvolte nell’incapacità di spezzare il binarismo: identificare la violenza semplicemente come criminalità oppure, più raramente, minimizzarla per proporre un’immagine bonaria ed edulcorata di coloro che l’hanno praticata o che ancora la praticano. Nel Novecento, però, la violenza politica non è stata un argomento tabù, casomai una sorta di Giano bifronte, dal momento che animava da un lato uno dei criteri di legittimità dello Stato (“detentore del monopolio della violenza legittima”, appunto), dall’altro le rivendicazioni di quelle organizzazioni politiche radicali che, negli anni Settanta e Ottanta, cercavano una sorta di “diritto alla violenza”. E oggi? Dentro un panorama politico in apparenza “pacificato”, il presente volume offre al lettore una serie di casi empirici e di riflessioni teoriche sul nesso tra...
Il volume offre una panoramica di alcuni temi e problemi del diritto pubblico comparato, coniungando alla trattazione delle tematiche più classiche (metodo della comparazione, forme di governo, giustizia costituzionale), lo studio di alcuni profili problematici, che si impongono sempre più all’attenzione del giurista nell’attuale contesto globalizzato e plurale (il principio di laicità, aborto e wrongful life). Peculiarità del presente volume è la sua articolazione secondo logiche di globalità e di trasversalità, in parziale discrepanza con le classiche trattazioni di diritto pubblico comparato in cui si preferisce procedere illustrando i diversi stati e i relativi ordinamenti secondo una logica di verticalità. Non resta che augurare al lettore un buon viaggio, se è vero, come è vero, che comparare “is somewhat like travelling. The traveller and the comparatist are invited to break away from daily routines, to meet the unespected and, perhaps, to get to know the unknown”. Lorenza Violini è professore ordinario di Diritto costituzionale presso il Dipartimento di Diritto Pubblico Italiano e Sovranazionale dell’Università degli Studi di Milano. Ha compiuto studi ...
Economista insignito del premio Nobel nel 1998 Amartya Sen ha ispirato la comunita internazionale ad elaborare un nuovo modello di benessere. In questo studio i temi considerati, sviluppo e liberta, appaiono chiavi ermeneutiche dell'intera attivita di Sen. Lo sviluppo va inteso non solo come aumento di reddito ma deve comprendere l'accrescimento delle possibilita per le persone di scegliere il tipo di vita che preferiscono, attraverso il dispiegamento delle loro potenzialita. Considerare l'altro come fratello e lo stimolo della teologia morale che deve portare al principio di convivenza ove si compie la liberta fonfata sull'esperienza comune dell'amore accolto e donato. Fabrizio Casazza, ha conseguito il dottorato presso la Pontificia Universita Gregoriana. E' giornalista e pubblicista.
Leo Strauss (1899-1973), uno dei maggiori protagonisti della filosofia politica del Novecento, considera Hobbes il vero fondatore della filosofia politica moderna. The Political Philosophy of Hobbes (1936) costituisce l’opera più importante della critica straussiana alla modernità politica e rappresenta “il primo tentativo di una emancipazione radicale dal pregiudizio moderno”, come ebbe a scrivere lo stesso Strauss in una lettera a Alexandre Kojève del 9 maggio 1935. Lo Hobbes di Strauss è un filosofo morale che costruisce un’antropologia pessimistica, scevra da ogni finalismo, fondata sullo studio delle passioni umane, non dei presupposti scientifico-meccanicistici o naturalistici dell’agire, centrandola sulla paura della morte violenta intesa come una passione razionale in grado di fondare la teoria di uno Stato il cui unico scopo è la sicurezza, cioè l’effettività dell’efficacia razionale. Il primo confronto di Strauss con Hobbes avviene, in forma mediata, attraverso la discussione di Der Begriff des “Politischen” (1932) di Carl Schmitt e prosegue fino al capitolo dedicato al filosofo inglese in Diritto naturale e storia (1953) in cui, sostituendo alla ...
1861-1901: è il quarantennio cruciale della storia d'Italia. «Iniziava da quel momento una nuova storia, in cui lo Stato e le istituzioni, le culture e i protagonisti che li presupponevano si andavano trasformando in moltiplicatori di energie ed eventi sempre più lontani dalle tematiche risorgimentali, soprattutto dopo il completamento dell'unificazione nel 1870. In quegli anni fondativi l'Italia, coerentemente con quanto accadeva sulla scena europea, attraversò l'età del 'liberalismo classico', una fase storica in cui si mantenne viva la convinzione della classe dirigente di poter operare sul consolidato terreno del rapporto Parlamento/società civile, secondo il 'classico' mito del modello britannico. Ciò era plausibile anche perché quel Parlamento rappresentava, nel bene e nel male, l'istituzione in cui i liberali credevano di ravvisare non solo l'organo di rappresentanza, ma anche il motore 'legislativo' e 'pedagogico' dello sviluppo della società civile, tanto più fondamentale in relazione all'ostile presenza-assenza della Chiesa e dei suoi codici d'integrazione civica. Affrontando gli eventi di questo quarantennio, il lettore avrà modo di imbattersi in sorprendenti ...
Questo terzo volume di Storia della politica internazionale valuta l’evoluzione interna ai due blocchi “Est-Ovest” nel periodo 1957-2017. Esclusa la possibilità di prevalere con un confronto militare aumenta lo sforzo dei due competitori per rendere ottimale il proprio modello. Vengono esaminate le alleanze, le unioni economico-sociali, gli impegni umanitari e la presenza all’interno dell’ONU. Emerge il ruolo esercitato dalle grandi potenze sia nel mondo liberal-democratico che in quello marx-lenin-maoista. Gli USA sono impegnati in un ciclopico sforzo nelle Americhe, in Europa, in Asia e anche in Africa sotto la guida di diversi presidenti fra i quali Kennedy, Nixon, Carter, Reagan, Bush, Clinton, Obama e Trump. L’esame del mondo comunista si sofferma sull’evoluzione sovietica fino alla dissoluzione dell’URSS; in questi decenni sono al centro della scena Krusciov, Breznev e Gorbaciov. Negli anni successivi la guida della Russia è assunta da Eltsin e da Putin. Un’attenzione specifica è riservata al lungo dopoguerra tedesco; la Germania, debellata, occupata e divisa persegue con tenacia la riunifcazione. Un rilievo particolare è riservato alla Cina durante gli ...
“Erasmo Silvio Storace insegue le sorti del corpo a partire dalla sua ri-apparizione nella cultura occidentale. [...] Ma Storace non si ferma qui, dove si arrestano i libri colti sul corpo e quelli incolti che in questi ultimi anni sono stati in gran numero pubblicati. [...] Ad esempio, egli si sofferma sul motivo della Continuità che rifiuta la contrapposizione: qui si trova la tesi fondante l’intero impianto teorico del libro, ed è l’intuizione davvero illuminante che Storace avanza anche a proposito dell’Identità, che non si contrappone alla differenza, perché l’Identità, al pari del corpo, non è qualcosa di statico, ma “accade differenziandosi”. [...] Il libro è molto suggestivo, attentamente pensato nella sua tesi teorica ed espresso in un linguaggio poetico capace di sedurre e persuadere la mente anche di chi non si rassegna a non avere l’anima o un Io che non è padrone in casa propria.” Dalla “Prefazione” di Umberto Galimberti
Esiste una tradizione esoterica occidentale? Sotto quali forme si manifesta? Qual è il rapporto tra questa cultura «altra» e le diverse forme politiche di matrice razionalistica dell’Occidente? E tra esoterismo e nazismo? Hitler e i vertici del partito erano in possesso di una dottrina segreta? Che cosa è invece possibile dire riguardo alle altre dittature del XX secolo? E in che modo, oggi, la democrazia rappresentativa si rapporta a questa cultura alternativa? Questo libro è molto più di un tentativo di rispondere alle domande su una tradizione occidentale occulta, dai contorni ancora incerti: è un viaggio appassionato e appassionante dalle origini del sapere umano fino ai giorni nostri che, affacciandosi sul futuro prossimo, disegna un suggestivo panorama del mondo attuale.
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Servono ancora i partiti politici? La democrazia e il problema della rappresentanza - Gianfranco Pasquino La democrazia libanese e il fenomeno delle dinastie politiche: la parabola dell’“Harirismo” - Rosita Di Peri La necessità della teologia politica contro la dittatura del presente - Mario Tronti Il dossier nucleare iraniano: svolta duratura o fragile (e pericolosa) intesa? - Andrea Falconi Dalla teologia politica alla teologia della politica - Massimo Borghesi Di padre in figlia: il potere dinastico nell’Asia contemporanea - Francesco Montessoro L’Italia di Mani pulite in prospettiva storica: “rivoluzione mancata” o “falsa rivoluzione”? - Marco Gervasoni
L’uso di scandire il tempo in periodi e di celebrare con riti alcuni eventi significativi si ritrova in tutte le culture al fine di separare il tempo sacro dalla quotidianità del tempo lavorativo e profano: “la festa è il tempo per eccellenza, il tempo ‘distinto’ dall’insieme della durata in quanto particolarmente potente”.L’origine religiosa della festività si rinviene chiaramente nel termine inglese “holiday”, che indica il giorno sacro nel calendario della comunità. Tutte le religioni dividono l’anno in diversi periodi, seguendo il ritmo della natura e dei raccolti oppure ricordando i grandi eventi della storia religiosa.
L'analisi qui sviluppata si concentra sulle questioni inerenti alle teorie e alle idee politiche propugnate dal movimento neoconservatore, soprattutto nei campi relativi alla politica estera e alla sicurezza nazionale, e alle loro ascendenze teoriche. Il lavoro si fonda, quindi, su un'analisi delle dottrine dei neoconservatori cosi come emergono dalla lettura degli stessi autori, rintracciando le radici teoriche anche molto distanti nel tempo per addivenire sia alla descrizione delle onde lunghe, sia dei cambiamenti degli ultimi vent'anni della politica estera americana, fino ad approdare a un'analisi critica dei documenti e dei testi che scandiscono il momento della decisione. Questo saggio e particolarmente denso di analisi e ricco di spunti che gettano luce su diversi aspetti della trasformazione della politica globale e sulle sue conseguenze. E spinge il lettore a interrogarsi sulla societa e sulle sue radici teoriche, storiche e politiche. E capace di analizzare il presente e di dargli uno spessore teorico, di rintracciarne, almeno in parte, i percorsi, e di riannodare i fili con il passato. E questo, in un'epoca in cui tutto sembra scivolare in un eterno presente (la societa ...
Il processo di innalzamento del livello culturale svolto dalla Rai delle origini è stato interrotto dall’irrefrenabile ascesa della TV commerciale che, oltre a farsi promotrice di valori materiali e per molti aspetti diseducativi, ha portato all’ottundimento dei telespettatori, proponendo loro un mondo edulcorato, fittizio e del tutto illusorio. L’autore indaga le cause che stanno alla base del successo di Silvio Berlusconi, smascherando le abili strategie comunicative da lui messe in campo al fine di ottenere il consenso politico dell’italiano medio. Il volume fa luce sui fenomeni della videocrazia e della teatralizzazione della politica, la quale si è arresa incondizionatamente alle leggi a lei imposte dal piccolo schermo e potrebbe fungere da monito contro le nuove forme di populismo emergenti.
Nella migliore storiografia italiana è prevalso, per molti decenni, un modello: quello dello «storico-filosofo-filologo-educatore-combattente politico». Non sempre anche i maggiori dei nostri studiosi sono riusciti a incarnarlo compiutamente, ma quello è stato il loro ideale. Questi sono gli storici che interessano maggiormente all’autore di questo volume. Protagonisti della cultura italiana come Giovanni Gentile, Gioacchino Volpe, Federico Chabod, Rosario Romeo, Giovanni Miccoli, Luisa Mangoni, Roberto Vivarelli... Ricostruire le loro fisionomie, i loro rapporti, la loro varia operosità gli consente di comporre quadri non scontati della più generale cultura italiana ed europea, nei suoi rapporti con le vicende politiche dell’ultimo secolo. Un approccio necessariamente critico, ma in cui si avverte una schietta gratitudine per il lavoro di tante generazioni di studiosi italiani.
Nonostante la sua importanza, la categoria di “delegittimazione” non ha ancora ricevuto una specifica attenzione da parte della storiografia internazionale, per quanto venga sempre più spesso utilizzata dal linguaggio politico, giornalistico e talvolta anche in ambito scientifico. Ritenuta parte di processi più generali o sottomessa ad altri fenomeni, quali le crisi politiche o le transizioni di regime, la delegittimazione non ha ancora trovato uno spazio autonomo nelle ricerche degli storici. Da un punto di vista interpretativo, il nucleo concettuale del problema rimane quello affrontato da Carl Schmitt nei suoi saggi degli anni Venti. Ma Schmitt scriveva e teorizzava dopo la grande guerra, negli anni del bolscevismo e del nascente nazismo. Come è possibile che in democrazia la figura dell’avversario come hostis resti ancora centrale? Per la prima volta una serie di ricerche contribuisce a fare chiarezza su un tema centrale non solo per la comprensione della storia d’Italia nella seconda metà del Novecento, ma anche sulla crisi del modello democratico in corso nell’Unione Europea.
Era un piccolo gruppo di intellettuali e sindacalisti cattolici, poca cosa se si guarda al numero degli iscritti, ma ha contribuito a introdurre alla politica ben due presidenti del Consiglio: Romano Prodi ed Enrico Letta. La Lega democratica nasce nel 1975, dopo la mobilitazione dei «cattolici per il «no»» contro l’abrogazione del divorzio. Per un decennio agisce come gruppo di pressione «a sinistra» della Democrazia cristiana, ma sempre divisa tra due ipotesi di fondo: quella ribadita di continuo da Pietro Scoppola, di impegno nel partito cattolico, per rinnovare dall’interno la politica italiana; e quella di Achille Ardigò, più lontana dai partiti, per un lavoro di formazione politica rivolto alla società civile. Tra il rapimento Moro, l’Assemblea degli esterni e la crisi della Prima Repubblica, la Lega non risolve mai l’ambiguità tra impegno politico e impegno culturale, fino allo scioglimento nel 1987. Ma per tutta la sua esistenza il gruppo contribuisce a formare una nuova classe dirigente cattolica, unendo il pensiero di Sturzo, De Gasperi e Moro all’eredità di Maritain e Dossetti.
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