Educazione in gioco
Autore: Enrico Ferretti
Numero di pagine: 290The book, divided into three parts, proposes to study sports practices in the light of a new science: motor praxeology.
The book, divided into three parts, proposes to study sports practices in the light of a new science: motor praxeology.
Dalle origini a oggi, i videogiochi hanno dimostrato di aver acquisito una forte identità espressiva, delineando nuove forme di comunicazione e proponendo l’accesso a nuovi tipi di competenze legate alla sfera digitale dei New Media. L’evoluzione di questo prodotto dell’era dei computer è giunta al culmine: non si parla più di un tipo di gioco ma di un modo assolutamente nuovo di giocare e di interagire con gli altri attraverso la tecnologia. Tramite la creazione dei mondi virtuali in cui si svolge l’interazione, i videogiochi rappresentano la frangia più evoluta della rivoluzione, non solo tecnologica ma soprattutto culturale, portata dal computer e dalla distribuzione digitale delle informazioni: sono lo stato dell’arte a livello di ingegneria e, sempre più spesso, mostrano una creatività che non trova paragoni negli altri mezzi di intrattenimento. Game Start! è il manuale di riferimento per chi desidera avvicinarsi al mondo dei videogiochi non solo come fruitore esperto ma come potenziale creatore di questi nuovi contenuti.
"Chi dice che a giocare debbano essere soltanto i bambini? Il gioco può essere un approccio alla vita, una modalità critica di affrontare le situazioni e problemi senza per questo venir meno alle regole, proprio perché ogni gioco ha le sue regole"--P. [4] of cover.
Crisi della ragione, perdita del centro, decadenza dei valori: il nichilismo si è presentato a volte con il proprio nome, a volte sotto altre sembianze. Ma che cos’è propriamente il nichilismo? Da dove viene quest’«ospite inquietante» – come Nietzsche lo definisce – che si aggira ormai ovunque in casa nostra e che nessuno può mettere alla porta? Attraverso un’analisi storico-concettuale, Volpi risale alle radici del fenomeno, ne illustra il manifestarsi nel pensiero del Novecento e prepara una prospettiva ‘oltre il nichilismo’.
Tra gli antropologi solo di recente si è affermato il principio secondo cui ciò che vediamo è essenzialmente ciò che noi vogliamo vedere. Qualcuno ha poi radicalizzato la critica al carattere oggettivistico della disciplina, sostenendo che ciò che vediamo è ciò che noi vogliamo vedere di ciò che altri hanno reso evidente di ciò che essi stessi hanno voluto vedere. Un giro in apparenza lungo e vertiginoso che tocca questioni fondamentali all'incrocio tra teoria della visione, cultura dell'occhio e riflessività della conoscenza ma necessario per rifondare il paradigma scientifico delle discipline etno-antropologiche. Adesso sappiamo che un'antropologia scientifica, per dichiararsi tale, deve essere consapevole del carattere secondario e stratificato delle forme culturali e sociali che studia. Di questa consapevolezza il saggio di Francesco Faeta è oggi l'espressione più avanzata. Il campo di interazione sociale che convenzionalmente chiamiamo «osservazione» qui viene esplorato nei suoi aspetti peculiari, fondanti. Ne fanno parte la percezione e la traduzione culturale del percepito, ma vi giocano un ruolo primario anche la memoria e la rappresentazione. Mentre si...
Scritto a più mani, il testo affronta la problematica del gioco d'azzardo patologico dal punto di vista storico, diagnostico, comportamentale e terapeutico. Si parla delle motivazioni alla base della dipendenza da gioco, di politossicodipendenza, del pericolo di ricadute, di luoghi comuni sul tema. Si propone infine un esempio di intervista diagnostica e un esempio di questionario per i pazienti.
Bisogna mostrarsi privi di ogni genere di tabú per essere davvero uomini liberi? Pasolini aveva già messo a nudo questa dialettica: la libertà è divenuta un obbligo, un nuovo imperativo categorico, un folle comandamento.
Victor Turner ha definito il gioco supremo bricoleur di costrutti fragili e nel contempo molto potenti. Ciò che lo rende invulnerabile, la sua infantile audacia, sembra essere contagioso per gli stessi antropologi. Quasi che l'accostarsi al tema del gioco abbia il potere di liberare talvolta gli studiosi dell'imperativo di dover aderire in maniera opprimente agli stereotipi di scuola per cui sono andati celebri nella storia degli studi. E' questo, di fatto, il primo volume, almeno in Italia, dedicato interamente al tema del rapporto rapsodico ma fecondo tra l'Antropologia e Gioco, un sondaggio in campo nazionale e internazionale con un excursus che copre più di un secolo. Ma il volume testimonia anche di quella straordinaria capacità dei giochi degli uomini di farsi metafora e modello di forme di vita, di offrire spunti teorici e paragismatici a tutti i campi del sapere (dalla quarta di copertina).
[English]:The volume collects essays dedicated to the Phenomenology of the spirit of G.W.F. Hegel and to some of its main interpretations. It gathers critical essays on the Hegelian masterpiece and studies on Hegel’s influences on authors such as Marx, Gentile, Heidegger, Kojève, Paci, Lacan and Brandom. These contributions investigate some categorical nodes that have marked ensuing ethical, theoretical, philosophical-political and later psychoanalytic reflections: dialectic, culture, negation, desire, body, phenomenon, recognition. Therefore, this collection does not intend to mark a specific interpretation of the Hegelian text. Rather, the authors share the effort to illustrate in actu exercito the possibilities given by these two extremes – the text and its interpretation – in which later philosophical culture has moved. Through this movement the Phenomenology of the spirit continues to produce Philosophy, intended as an opportunity and an instrument for the understanding of "one's own time with thought". In addition to the editors, the volume hosts contributions from: Stefania Achella, Rossella Bonito Oliva, Alessio Calabrese, Teresa Caporale, Alessandro De Cesaris,...
Ponzio Pilato nel giorno in cui deve decidere sulle sorti di Gesù: condannarlo alla crocifissione o rimetterlo in libertà? Caillois, che scrisse questo romanzo nel 1962, è stato forse fra i primi a cogliere la modernità della storia del procuratore della Giudea.
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