
Il testo si presenta come una guida alla progettazione ed alla realizzazione, in un linguaggio non cattedratico, della didattica per competenze nell’Educazione Musicale, con particolare riguardo alla parte più complessa, quella dell’ascolto musicale. Una guida per l’insegnante ed il dirigente, dalla fase di progettazione a quella della valutazione finale, anche nella prospettiva della compilazione della Certificazione delle Competenze, ormai resa obbligatoria dalla normativa scolastica. Sono compresi numerosi schemi esplicativi e schede operative per il docente.
Un trattato riguardo l'insegnamento della chitarra nella scuola secondaria italiana, suddiviso in "pillole" di pedagogia musicale, didattica e pedagogia speciale, metodologia ed ergonomia dell'esecuzione strumentale e metodologia dell'insegnamento strumentale. Scritto dal chitarrista e docente di chitarra Antonio Zaccaria.
1408.2.24
Una riflessione del tutto inedita sull’entità e la qualità della consapevolezza musicale degli italiani lungo tutto il Novecento, che va oltre le limitazioni di “genere” e abbraccia una definizione il più ampia possibile di “cultura”: si prende in considerazione infatti non solo il “sapere” musicale strettamente inteso, dunque, ma - allargandosi su una declinazione di campo culturale più aggiornata dal punto di vista teoretico e storiografico – ogni tipo di esperienza che può configurarsi come pratica culturale. Le grandi direttrici di ricerca individuate sono tre: 1) la formazione musicale all’interno dei percorsi educativi istituzionali e i percorsi formativi non istituzionali; 2) le pratiche musicali non professionali e partecipative (dilettantismo, associazionismo, usi sociali della musica); 3) la fruizione collettiva e individuale di musica, con particolare accento sul ruolo svolto dai mezzi di comunicazione di massa lungo il corso del Novecento. Dai Conservatori alle bande di paese ai cori amatoriali, dalla programmazione dei teatri e delle istituzioni musicali alle trasmissioni radiofoniche e televisive e all'editoria musicale, fino alla musica in...
Il rapporto fra Musica e Gioco è un antico, attraente enunciato rimasto concettoso e perciò esposto a opinioni dubbie e mutevoli. Di qui la necessità di vederne l'effettiva consistenza sul terreno della Teoria della musica, a suo modo esposta a oscillazioni nel corso dei secoli, con risvolti epistemologici non proprio evidenti (Dahlhaus). Temi importanti sono per la musica il rapporto fra oralità e scrittura (notazione), e quindi fra una semiologia volta a studiare forme di comunicazione non verbale (mimica, gestuale, ottico-eidetica) e linguistica propriamente detta. Particolare attenzione merita la dimensione ludica della musica, per via di connotati tipici dell'intelligenza tacita (Polanyi), più e meglio caratterizzata da modi di pensiero immaginario: l'ascolto ne diviene sede peculiare. Decisiva infine la riconsiderazione del concetto di Genere in musica, sempre trascurato al confronto con quello di Forma. Gioco dunque, da ravvisare nel complesso di categorie fenomenologiche del pensiero musicale.
Gli insegnanti di materie musicali e i direttori di coro sostengono con forza la necessità di un'educazione vocale accessibile a tutti. Sulla base di quale visione scientifica e pedagogica? Che cosa significa educare la voce e perché lo reputiamo così importante? Quali conoscenze e competenze deve avere un insegnante che guida i propri allievi in un'attività vocale? Per dare una risposta a questi e altri importanti interrogativi in questo libro si indagala voce in tutte le sue angolature, restituendone una visione nella quale le varie dimensioni - fisiologica, neurologica, psichica, emotiva, culturale - si completano vicendevolmente. Accompagna la ricerca un approccio di tipo didattico-metodologico che pone al centro dell'attenzione i diversi ambiti di esperienza e di apprendimento: la dimensione corporea e motoria, quella percettiva, sensoriale e immaginativa, e la dimensione dell'ascolto, anche intersoggettivo. L'ultima parte è dedicata agli aspetti culturali della vocalità e al suo rapporto con la dimensione musicale/poetica, e quindi con il canto.Il libro è rivolto a tutti coloro che si occupano di didattica vocale; la ricchezza di informazioni e la varietà...
Il gioco drammatico è un’attività espressiva, ludica, cognitiva ma è anche una corretta gestione del proprio corpo e delle sue espressioni verso gli altri e nell’ambiente. La ricerca, lo studio e la sperimentazione che da diversi anni hanno preso vita e hanno acquisito una forma attorno all’idea di arte come veicolo e come strumento di formazione e di crescita personale, hanno portato ad una profonda riflessione anche in ambito musicale. Può la musica favorire la conoscenza di sé e la crescita dell’individuo? In che modo l’educazione musicale favorisce la scoperta e la costruzione della propria identità personale? Il Conservatorio “G. Nicolini” di Piacenza, ponendosi come centro di cultura la cui attività si irradia sul territorio, in collaborazione con la facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, sollecitato da organismi come il Rotary Piacenza Farnese, ha posto l’attenzione al problema, rivolgendosi a tutti gli ordini di scuole, in particolare alle scuole dell’infanzia, proponendo interventi ed iniziative che avvicinano i bambini alla musica, nella convinzione che più precoce è la sensibilizzazione...
I due secoli presi qui in esame hanno visto fiorire talenti musicali di cui andar fieri: le scuole che li hanno formati sono i Conservatori di Musica. Le testimonianze riportate documentano i profondi limiti che i suoi stessi protagonisti lamentavano e fanno sospettare che a valle di queste istituzioni le cose non andassero meglio. Delfrati mette in evidenza il rapporto tra la formazione musicale e gli eventi più generali della nostra vita sociale e politica, degli anni dell’Unità e dei due dopoguerra, senza occultare quel nesso stretto che, nel legare logica dell’istruzione musicale e ideologia del fascismo, continua a riverberarsi sulla scuola anche nella seconda metà del secolo scorso.
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Per riflettere e discutere sul potenziale didattico del teatro musicale per bambini, quale strumento interdisciplinare che attraverso il coinvolgimento e il divertimento puo avvicinare i ragazzi al mondo dell espressione artistica, il M Marco Papeschi ha organizzato in seno alla Rassegna Chi e di scena il I Convegno Nazionale su Il Teatro Musicale: dalle scuole al palcoscenico, che si e tenuto il 29 aprile 2008 presso il Salone Brunelleschi dell Istituto degli Innocenti a Firenze. Secondo Papeschi il teatro musicale puo essere per la scuola pubblica un contenitore creativo e produttivo di percorsi didattici appassionati che stimolano nei giovani un ritrovato slancio di entusiasmo diventando cosi una nuova chiave di lettura della didattica scolastica. Il Convegno e stato un occasione importante per un confronto su scala nazionale di esperienze nate in seno all istituzione scolastica che fino a ora erano rimaste confinate nei loro ambiti territoriali di appartenenza. La giornata si e svolta all insegna di una densa discussione su argomenti di carattere musicale, teatrale, pedagogico, strutturale e comunicativo e sulle implicazioni pedagogiche piu o meno evidenti che tale attivita...
Questo testo risponde, al contempo, a una mancanza e a un desiderio. La mancanza e ben nota poiche sofferta da coloro che operano in campo educativo, specialmente nella scuola: quella di una diffusione del fare musica che non si limiti a quel troppo poco che per molto tempo e stato l'insegnamento di questa disciplina nel nostro Paese. Il desiderio va ol-tre, ed e che la musica assuma finalmente, non solo quantitativamente e ben oltre la propria specifica area, il ruolo che le compete, ovvero quella di contesto privilegiato per l'espressione creativa e lo sviluppo cognitivo delle nuove generazioni. Il Teatromusicale di Paolo Bove si candida a raccogliere appieno tale articolata sfida. Basandosi su un'analisi rigoro-sa degli indirizzi di ricerca e di sperimentazione educativa in ambito mu-sicale piu qualificati e innovativi degli ultimi decenni, quali quelli di To-matis, Jacques-Dalcroze, Delalande, Willems, Paynter e Aston, sulle mol-teplici connessioni interdisciplinari rintracciabili fra gesto-voce-movimento, la "fisicita musicale" della proposta riscatta la possibilita di coniugare finalita tipicamente scolastiche con attivita performative e arti-stiche a lungo delegate a...
La scoperta di questa azione pedagogica che l'associazione Tempo Reale ha nominato Gamelan 01 è stata per me come per molti un'illuminazione. Ci sono, come in questo caso, nella ricerca, dei lavori che hanno aperto una porta: c'è un prima e un dopo. Questa realizzazione collettiva, diretta da Stefano Luca e Michele Tadini, risolveva un problema che si poneva ad un'educazione musicale fondata sull'esperienza di creazione: come passare dall'esplorazione sonora della prima infanzia, che è il punto di partenza della creazione e dell'espressione musicale, alla composizione, che è uno dei punti di arrivo tra i più ambiziosi. Era necessario lanciare una passerella tra queste due estremità del percorso creativo, trovare la strada che guida dalle prime scoperte sonore, con la bocca e con la mano, alla creazione degli adolescenti che trovano nel computer uno strumento che li affascina. La continuità è d'ora in avanti assicurata, la via è aperta. Dalla prefazione di François Delalande.
Uno studio che nasce con l'obiettivo di indagare una possibile correlazione tra il numero di esibizioni pubbliche e il livello d'ansia da performance musicale.
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