
Con questo libro curato da Dario Collini, che raccoglie il lavoro di giovani ricercatori guidati da Anna Dolfi («GREM» «NGEM») che si sono occupati dei 17.000 pezzi epistolari del Fondo Macrì, si offre uno straordinario strumento di lavoro a chi si interessa di Ermetismo, di critica e poesia del Novecento italiano. Ombre dal fondo o ‘luci intermittenti’ che siano, i bagliori mandati dagli epistolari sono segni della genesi umana della cultura, visto che conservano traccia di quanto è legato al quotidiano che contribuisce alla costruzione della ‘grande’ storia e della progettualità; intellettuale e politica che l’accompagna. Ecco allora che letture, libri, riviste, collaborazioni, amicizie, risentimenti, viaggi, passioni letterarie e private emergono da questi regesti, a dare voce a un’epoca e ai suoi protagonisti.
Porta, Leopardi, Cesare Cantù, Nievo, Valera, Slataper, Saba, Quasimodo, Pozzi, Pasolini, Fenoglio, Calvino: a questi autori della nostra letteratura – oltre che alle poetiche del neorealismo – sono dedicati i saggi e i ritratti qui riuniti per la prima volta in volume. Alcuni scritti risalgono ad anni che sembrano ormai lontani, ma conservano un forte grado di attualità grazie all’importanza stessa dei testi analizzati e alla dirimente originalità delle interpretazioni. Scelte stilistiche e strutturali, svolte ideologiche e vicende editoriali vengono illustrate nella loro specificità esemplare, senza che venga mai perso di vista il quadro complessivo da cui trassero motivazione; il giudizio storico ed estetico si fonda sulla ricostruzione di una trama di rapporti culturali e psicologici assai ramificata, non di rado sorprendente. Di Porta si scoprono le svolte anche ideologiche, i Canti leopardiani vengono riletti alla luce dell’ordinamento complessivo in cui vennero calati, nei romanzi di Cantù si colgono tensioni e contraddizioni finora sottovalutate, la nascita delle Confessioni di Nievo viene posta in rapporto con la crisi del mazziniano Partito d’Azione, delle ...
Indice La Fondazione Ugo La Malfa. Attività 2012 Il centro è la periferia. Il PRI a Torino nel secondo dopoguerra Paolo Soddu, Introduzione Giorgio La Malfa, Paolo Soddu Dialogo sul PRI a Torino Marco Maffioletti La terza forza: l'ingresso di radicali e Comunità (1953-1964) Cesare Panizza Il partito repubblicano a Torino nel secondo dopoguerra Daniele Pipitone Il PRI nel consiglio comunale di Torino (1945-1993) Gli azionisti e la religione civile degli italiani Giuseppe Ricuperati Il Partito d'Azione, le sue radici e la religione civile Ersilia Alessandrone Perona Piero Gobetti. Una religione civile? Leonardo Casalino Leone Ginzburg, un filologo della libertà Paolo Soddu La religione civile in Ugo La Malfa Mezzogiorno nell'Occidente Introduzione Andrea Becherucci Mezzogiorno ed Europa nel pensiero di Renato Giordano Roberto Ricciuti - Luca Sandonà Mezzogiorno e apertura internazionale nella “Riforma sociale”, 1894-1927 Andrea Frangioni Questione meridionale e collocazione internazionale dell'Italia nella “prima globalizzazione”: Stefano Jacini e Giustino Fortunato alla luce di alcuni recenti studi Antonio Bonatesta La Puglia nel processo di integrazione europea....
Ungaretti Saba e Montale sono i poeti moderni del novecento italiano. Ungaretti modifica la lingua poetica inventando un ritmo acustico per il verso. Saba incontra la dimensione intima della parola in un tempo magico della “sua” Trieste. Montale è “la poesia italiana” : sintesi simbolica e vocale della metamorfosi esistenziale del nostro paese.
C’è un avvenimento nella vita di Primo Levi, quando per pubblicare un libro a cui teneva molto, il terzo, dovette rinunciare al suo nome in copertina e procurarsene un altro di facciata, che non è mai riuscito a conquistare l’interesse dei biografi e che forse, invece, merita un po’ più di considerazione, perché costituisce un crocevia esistenziale nella sua avventura umana. Non sappiamo in base a quali strategie personali Levi ritenne più giusto sostenere in pubblico di essere lui il responsabile dello «sbaglio», così lui stesso lo definiva, fatto con le Storie naturali decidendo di firmarle con un nome fasullo. Lo fece però contro ogni evidenza, in contrasto con la logica dei suoi interessi, dal momento che desiderava firmarlo, e smentendo l’evidenza di documenti scritti e le nitide testimonianze degli amici. Servendosi di documenti e dichiarazioni, Carlo Zanda ricostruisce il tortuoso percorso che ha portato uno dei più influenti scrittori italiani del Novecento a scegliere la strada dell’anonimato per la pubblicazione di un’opera in cui credeva molto e che desiderava firmare con il proprio nome. Un mistero che ad oggi non è mai stato risolto.
Passione e ricerca, editoria e letteratura, sperimentazione e memoria s’incontrano negli studi qui raccolti in occasione dei 75 anni della casa editrice di Giulio Einaudi. Dalla storia del simbolo, lo struzzo, ai progetti delle collane (con i mitici “Gettoni” di Vittorini) sono svelati aspetti anche inediti, frutto di ricerche d’archivio, di successi come Il sergente nella neve di Rigoni Stern, La Storia della Morante e Gli zii di Sicilia di Sciascia, illuminando – attraverso lettere, illustrazioni e documenti – le scelte editoriali di Saba, Contini, Rodari, Fenoglio, Natalia Ginzburg e altri autori di via Biancamano,perché,come ha scritto il fondatore, «ogni libro si integra agli altri, ben sapendo che senza questa integrazione, questa compenetrazione dialettica, si rompe un filo invisibile che lega ogni libro all’altro, si interrompe un circuito, anch’esso invisibile, che solo dà significato a una casa editrice di cultura, il circuito della libertà».
L’opera raccoglie gli Atti del Convegno La letteratura neogreca del XX secolo. Un caso europeo, tenutosi a Roma nel 2018 e dedicato a Paola Maria Minucci che, in occasione del suo pensionamento, alunni, colleghi, amici e letterati hanno voluto omaggiare. L’incontro scientifico ha rappresentato un ringraziamento per il contributo della studiosa, insegnante e traduttrice agli studi neogreci e alla diffusione della letteratura greca del XX secolo in Italia. Gli interventi coprono un ampio ventaglio scientifico, sia per argomenti sia per approccio metodologico: testi di studiosi di lettere greche antiche e moderne, di letteratura italiana e francese, approcci afferenti al campo della filologia, della critica letteraria e della traduzione, sia di poesia sia di prosa. Metodologie che si focalizzano sull’analisi stilistica, sullo studio comparatistico, oppure sull’inserimento dei testi letterari all’interno del loro contesto, sulla ricezione delle letteratura neogreca al di là dei confini greci, sugli studi di genere e molto altro.
Se ogni insegnamento comporta di necessità una certa dose di semplificazione, quello della letteratura affronta una duplice complessità, dovendo rispondere all'esigenza di ridurre una ricca materia di studio e di analisi al doppio compito di trasmettere conoscenza comunicando un contenuto d'arte. Il manuale di Santagata e Casadei viene incontro alle esigenze della nuova università, che chiede strumenti facilmente fruibili da tutti gli studenti, ma non per questo semplicistici o semplificati. I due volumi sono divisi in sezioni cronologiche corrispondenti ai secoli presi in esame e ai relativi movimenti letterari più importanti. All'interno di ogni sezione si distingue una prima parte dedicata alle caratteristiche fondamentali del periodo letterario studiato, una seconda che illustra i principali avvenimenti politici, sociali e culturali dell'epoca e propone confronti con le letterature straniere e con altre arti. Segue una terza parte con la trattazione dettagliata della letteratura italiana del periodo, introdotta da un quadro d'insieme che richiama i principali concetti da memorizzare. Agli autori maggiori sono riservate sezioni speciali e alla letteratura più recente è...
Ha scritto Giuseppe Pederiali nella sua rubrica "Risvolti" sul quotidiano Italia Oggi: "Neppure i narratori sono più quelli di una volta. Nel 1977 Luciano Simonelli, giornalista, critico letterario e oggi editore, scrisse per le Edizioni Elle "Un romanzo nel cestino" (sottotitolo: Vizi, vezzi e virtù degli scrittori italiani da leggere e da buttare). Il pamphlet fece epoca in quanto Simonelli, estraneo alle consorterie letterarie e ai clan editoriali e privo di romanzi da collocare, raccontò davvero i difetti e le virtù degli scrittori italiani, oltre a elogiarne o stroncarne le opere. Naturalmente si fece molti nemici, ma il suo libro resta ancora gustosissimo e, soprattutto, unico in una società di letterati che hanno paura anche della propria ombra, oppure usano la stroncatura come arma terroristica per il personale tornaconto. "Un romanzo nel cestino" è ancora oggi esemplare e istruttivo, e non sarebbe una cattiva idea ristamparlo: resta come un valido documento, anche se i personaggi sono cambiati. Capricciosi, arrivisti, mafiosetti oppure mattoidi, imprevedibili, bohémien, gli scrittori raccontati da Simonelli erano comunque dei grandi protagonisti, a volte meritevoli ...
Giorgio Voghera è autore di uno dei più toccanti romanzi italiani del secondo dopoguerra, Il segreto, pubblicato sotto lo pseudonimo “Anonimo triestino”. Suo cugino Giorgio Fano è uno degli interpreti più originali del neo-idealismo italiano. Entrambi triestini, si incontrano e discutono in un epistolario commentato dall’autore Guido Fano, figlio di Giorgio Fano. Queste lettere raccontano magnificamente il passaggio di un’epoca, e forse ancor più l’eterna altalena fra due stati d’animo profondamente umani: l’avvilimento un po’ intellettualistico, ma mite e auto-compiaciuto di Voghera e l’entusiasmo contagioso e a volte un po’ frettoloso, ma seducente, di Giorgio Fano. Sono pagine commoventi di vita vissuta profondamente, dove il pensiero e le emozioni si compenetrano accompagnando il lettore in un’epopea intellettuale dal passato verso il presente.
Preziosa testimonianza di quanto il lavoro poetico e l’impegno intellettuale di Vittorio Sereni abbiano segnato profondamente il percorso letterario del nostro Novecento, e di quanto siano tuttora capaci di promuovere adesioni non effimere e riflessioni non scontate, i saggi che costituiscono questo volume ne approfondiscono la conoscenza e ne rinnovano, nel centenario della nascita, la memoria.
“Il bambino è diretto al Borgo Teresiano, vicino alla chiesa con la cupola blu, vicino al Canale, vicino alle bancarelle di Ponterosso. Sa dov’è. A sette anni si muove in città come un migratore lungo le rotte celesti. Non conosce i nomi delle vie, segue riferimenti emotivi, talvolta geometrici, i colori delle insegne, le fughe di luce verso la marina, i volumi dei pieni e dei vuoti tra i palazzi, le chiome degli alberi. Ha una bussola interna, l’infallibile magnetismo di un uccellino cresciuto per strada.” È il 4 aprile 1945. Quel bambino sta trasportando una sedia tra le macerie della città liberata dai nazifascisti ed è diretto al comando alleato, dove lo attende suo padre – dal cognome vagamente sospetto, Covacich – sottoposto a un interrogatorio. E quella sedia potrebbe scagionarlo. Sempre Trieste, 5 agosto 1972. I terroristi di Settembre Nero hanno fatto saltare due cisterne di petrolio. Un bambino, Mauro Covacich, tra le gambe di suo padre (il bambino che trascinava la sedia ventisette anni prima nella Trieste liberata), contemplando le colonne di fumo dalle alture carsiche sopra la città, chiede: “Papà, semo in guera?” Mauro Covacich torna nella sua ...
«È inutile cercare di mantenere una stabile serenità quando il vento di bora manda tutto all'aria.» Viaggiatori per protesta, esploratori intraprendenti, scienziati visionari, inventori sfortunati, poeti e artisti dimenticati, imprenditori eccentrici, eroi senza pace. È la gente di Trieste, città di confine dalle mille anime divise e ricomposte dalla Storia, crocevia di guerre, traffici e commerci, città nata per essere moderna e che alla modernità ha pagato un alto prezzo. Pietro Spirito ricostruisce un'ampia galleria di personaggi. Come Carl Weyprecht, l'esploratore polare che scoprì la Terra di Francesco Giuseppe. Oppure Josef Ressel, che inventò l'elica delle navi ma nessuno lo riconobbe. O Vittorio Benussi, che ideò la macchina della verità e morì nella menzogna. Ma anche lo scrittore Italo Svevo o il grande poeta Umberto Saba, che in punto di morte confessò di essere responsabile del suicidio di due sue giovani commesse. Figure dalle esistenze in bilico, come Rodolfo Maucci, l'insegnante che, costretto dai nazisti a dirigere il giornale della sua città occupata, lo boicottò in segreto dall'interno rischiando il campo di concentramento. E la pittrice Alice...
Enzo, dopo la morte del padre recupera il suo mondo di carta: documenti di lavoro, agende piene di appunti, lettere alle persone più care. In un viaggio che copre il periodo dal Dopoguerra fino agli anni Settanta, viene narrata non solo la storia di un uomo ma quella di un’epoca intera. Eduardo arriva nella Val d’Agri (Basilicata) e scopre un territorio addormentato, abitato da contadini che ogni mattina, per un pezzo di pane, scendono dai monti per coltivare a valle i terreni lungo il fiume. Una terra popolata di ricordi di gente ormai lontana, emigrata a grappoli. È proprio in quegli anni che inizia la storia della bonifica di cui Eduardo sarà interprete tenace e appassionato. È un racconto testimone della trasformazione di luoghi e persone e che vedrà gli attori del cambiamento continuamente in bilico tra il timore di stravolgere la quiete e la bellezza del territorio e il proposito di contribuire allo sviluppo di quella valle dimenticata. Zero non esiste ricostruisce con rara delicatezza e precisione documentaria la risurrezione di una zona d’Italia dimenticata e che oggi è diventata quello che è grazie al contributo appassionato e competente di persone come...
Dalla nascita palermitana alla formazione torinese, fino al definitivo trasferimento a Roma, Sandra Petrignani ripercorre la vita di una grande protagonista del panorama culturale italiano. Ne segue le tracce visitando le case che abitò, da quella siciliana di nascita alla torinese di via Pallamaglio – la casa di Lessico famigliare – all’appartamento dell’esilio a quello romano in Campo Marzio, di fronte alle finestre di Italo Calvino. Incontra diversi testimoni, in alcuni casi ormai centenari, della sua avventura umana, letteraria, politica, e ne rilegge sistematicamente l’opera fin dai primi esercizi infantili. Un lavoro di studio e ricerca che restituisce una scrittrice complessa e per certi aspetti sconosciuta, cristallizzata com’è sempre stata nelle pagine autobiografiche, ma reticenti, dei suoi libri più famosi. Accanto a Natalia – così la chiamavano tutti, semplicemente per nome – si muovono prestigiosi intellettuali che furono suoi amici e compagni di lavoro: Calvino appunto, Giulio Einaudi e Cesare Pavese, Elsa Morante e Alberto Moravia, Adriano Olivetti e Cesare Garboli, Carlo Levi e Lalla Romano e tanti altri. Perché la Ginzburg non è solo...
"Il cinema, allora, era una grande famiglia, è vero. C'era un rapporto di comprensione, anche di affetto. Poi ci sentivamo tutti parte di una grande avventura, far rivivere sullo schermo la vita. Il nostro è un mestiere particolare. Se lo fai con passione non te ne puoi liberare. Ti rimane dentro, non c'è niente da fare." Proprio di "grande avventura" è il caso di parlare a proposito di Francesco Rosi, classe 1922, maestro indiscusso del cinema italiano che ha deciso di raccontare la propria vita e i segreti del suo mestiere a un altro straordinario regista, il suo amico Giuseppe Tornatore. È in famiglia, nella Napoli degli anni Trenta, "legata a doppio filo con il suo mare", che tutto comincia: papà Sebastiano, appassionato di cinematografo, lo riprende con la sua Pathé Baby a passo ridotto e gli scatta magnifici fotoritratti, ispirandosi anche a Jackie Coogan, il celebre protagonista del Monello di Charlie Chaplin. Poi ci sono zio Pasqualino, "capoclaque " nei teatri di rivista, e zia Margherita, che oltre a somigliare a Ginger Rogers, lo accompagna ogni giovedì al cinema, dove il piccolo Francesco scopre la magia dei primi film muti. Nell'immediato dopoguerra Rosi si...
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