
Per Gioacchino da Fiore (†1202) il problema dell’ordo e della sua intelligibilità costituisce un tema centrale e quasi ossessivo. Lo ritroviamo nella sua opera in molte declinazioni: nel suo metodo di interpretazione delle Scritture secondo la «concordia» fra Antico e Nuovo Testamento; nei suoi diagrammi; nell’organizzazione concreta o ideale delle forme di vita religiosa da lui immaginate; nelle sue osservazioni sul suo tempo e i suoi conflitti, ritenuti segni della prossima fine dei tempi. I contributi raccolti nel volume esplorano questi diversi aspetti, ponendo una particolare attenzione al contesto: il tema dell’ordo percorre tutto il XII secolo; attraverso il punto di vista di Gioacchino – a tratti sconcertante, ma ben radicato nella cultura di quegli anni – possiamo comprendere meglio il suo tempo.
Gli otto secoli della storia dei Domenicani appaiono tutt'altro che lineari. Nell'Ordine convivono personaggi e vicende quasi contrapposti: si pensi all'impegno costante a favore dei nativi americani di Bartolomé de Las Casas e dei suoi confratelli fra le Indie e Salamanca, e d'altro canto al ruolo dei Domenicani nelle nuove forme dell'Inquisizione, o alle diverse interpretazioni della figura e dell'opera di Tommaso d'Aquino. Il libro, a ottocento anni dalla fondazione dell'Ordine, ricostruisce il complesso percorso dei Domenicani: dallo sviluppo storico alle istituzioni, dalla predicazione alle figure chiave come Domenico di Caleruega e Caterina da Siena, per arrivare ai protagonisti più vicini nel tempo come Giuseppe Girotti, morto a Dachau, e Pierre Claverie, vescovo ucciso in Algeria.
L'Impero è necessario al buon governo del mondo? È esclusivo appannaggio di Roma? Infine: la sua autorità deriva da Dio o dal papa? È Dante stesso a porre le questioni dottrinali che intende affrontare nel suo trattato. Forme e lingua - il latino - sono quelle tradizionali della trattatistica del suo tempo; rivoluzionarie invece le tesi sostenute, quelle intemptate veritates che fanno della Monarchia l'espressione dell'eterna tensione tra due poli, lo spirituale e il temporale, e l'innovativa, originalissima rielaborazione di un ampio retaggio d'idee e di dottrine. Il testo dantesco è qui presentato con il ricco e imprescindibile commento di Diego Quaglioni, noto studioso di diritto medievale.
Il Medioevo è stato dipinto per lungo tempo come un’epoca in cui la società era uniformemente cristiana e gli individui immancabilmente sottomessi dell’autorità della Chiesa. Negli ultimi decenni gli storici hanno reagito a questa rappresentazione astratta della civiltà medievale, mettendo l’accento sugli aspetti profani e sulla permanenza di una cultura “folklorica” nel seno della cristianità. L’obiettivo di questo libro è mostrare che uomini e donne hanno prodotto anche forme di religiosità eccentriche rispetto al modello dominante, alla cui base c’è la ricerca di un contatto con il soprannaturale tramite mediazioni materiali e concrete: reliquie, luoghi di culto, immagini devote, santuari. I saggi qui raccolti – tradotti per la prima volta – riguardano in larga misura l’Italia e il piano dell’opera riflette le tematiche comuni ai diversi gruppi di studi. Le prime due sezioni (“La santità dei laici” e “Santità al femminile”) s’inseriscono nel solco dei basilari lavori condotti da Vauchez sulla santità e l’agiografia medievali. Quella successiva (“L’uomo medievale e il sacro: luoghi d’incontro”) segue sentieri di ricerca meno...
La visione apocalittica della storia di Gioacchino da Fiore (1135-1202) affonda le proprie radici nella tradizione cristiana, fino all'Apocalisse di Giovanni, il libro che egli considera la chiave per decifrare l'intera Bibbia. Il libro colloca Gioacchino sullo sfondo dell'ambiente storico e dei precedenti dottrinali, per poi intraprendere un'analisi della sua teologia simbolica.
«Santo subito» è il grido che si è levato da piazza San Pietro a Roma mentre si celebravano le onoranze funebri di Giovanni Paolo II. Questo libro ricostruisce per la prima volta in maniera esaustiva il modo in cui nella Chiesa si è rappresentata la santità del papa, dalle origini a oggi, facendo ricorso alle fonti disponibili per le diverse epoche storiche: dalle scritture agiografiche ai processi di canonizzazione, dall’arte alla fotografia. Il volume getta così nuova luce sulla storia della Chiesa e sul rapporto tra sentire religioso, fama e riconoscimento della santità nel corso dei secoli. Se i papi dell’antichità cristiana godettero di un ininterrotto culto liturgico in quanto martiri, ben più rari furono in seguito i casi di pontefici canonizzati: nel corso del medioevo soltanto Celestino V, il papa del “gran rifiuto” dantesco, e per l’età moderna Pio V, il papa della vittoria di Lepanto contro i Turchi. Sarà il processo di secolarizzazione della società innescato dalla Rivoluzione francese a conferire ai pontefici un’aura di santità, in quanto nuovi martiri, così come la dissoluzione del potere temporale dei papi favorì la devozione per Pio IX,...
Indice Primo piano Gabriele Pedullà, La ricomparsa di Dionigi. Niccolò Machiavelli tra Roma e la Grecia (p. 7-90) 1. Machiavelli, Polibio e il mistero della traduzione mancante. 2. Dionigi, Machiavelli e il «governo misto». 3. Dionigi, Machiavelli e il diritto di cittadinanza. 4. Dionigi e Livio. Filo rosso Ellin Brodersen, Berlino 17 giugno 1953. Fallimento di una rivolta (p. 91-126) 1. Osservazioni preliminari. 2. La rivolta. 3. La nuova identità tedesca. 4. «Il 1953. Una cesura nella storia della DDR»? Questioni Francesco Benigno, Una discussione con Giorgio Chittolini. Paesi lontani e storici d'oggi (p. 127-137) E. Igor Mineo, Una discussione con Giorgio Chittolini. Gli storici e la prospettiva neoepocale (p. 139-151) Michèle Riot-Sarcey, Pensare la storia, fra discontinuità e continuità (p. 153-168) Fabio Bettanin, Il Paese senza riforme. Riflessioni sulla biografia di Chruscev (p. 169-200) Contrappunti Cavalieri e comuni, Castelnuovo legge Maire Vigueur (p. 201-210) Stati italiani, De Vincentiis legge Lazzarini (p. 211-216) Asia centrale, Sartori legge Buttino (p. 217-228) Migrazioni, Colucci legge Corti (p. 229-236) Gli autori di questo numero (p. 237)
Gioacchino da Fiore è stato in primo luogo un monaco che aspirava a un ritorno al rigore ascetico delle origini benedettine e intendeva pertanto promuovere una radicale riforma dei Cistercensi, nei cui ranghi era dapprima entrato. Filo conduttore delle sue riflessioni furono la Vita di Benedetto da Norcia, delineata nei Dialogi di papa Gregorio Magno, e la Regula attribuita al santo padre del monachesimo occidentale. In realtà l’abate di Fiore non provvide mai alla stesura di un vero e proprio testo, radunando in forma di trattato una serie di esposizioni redatte verosimilmente negli anni in cui andava prendendo forma compiuta il suo sistema esegetico e teologico. Egli era comunque assai sensibile ai maggiori eventi dell’epoca. In particolare, anche nel suo caso una profonda impressione fu esercitata dalle notizie provenienti dal Vicino Oriente, dove le armate del Saladino nel 1187 spazzarono via gli ultimi resti del Regno latino di Gerusalemme. Da tale evento Gioacchino trasse lo spunto per ricondurre le proprie argomentazioni all’elaborazione di una peculiare teologia della storia. Da un lato egli cercava negli avvenimenti un riscontro delle attese escatologiche fondate...
Dietro la metafora botanica dell’innesto, il volume individua gli ambiti di ricerca che, negli ultimi trent’anni, hanno costituito i luoghi di incontri possibili, desiderati, ma a volte mancati, fra la storia sociale, delle donne e di genere. I saggi qui raccolti discutono, da punti di vista diversi, alcune parole chiave, per valutare le innovazioni, le modificazioni dei linguaggi narrativi, dei piani temporali e delle categorie di analisi. In che modo l’ottica di genere ha modificato un oggetto o un settore di ricerca? Come è stata ri-raccontata o riformulata la narrativa storica? Che conseguenze ha avuto la critica degli universali che la storiografia delle donne e di genere ha posto in primo piano e da cui è nata? Quali nuove piste di ricerca si aprono a partire da questi innesti? Si muovono lungo questo confine mobile i saggi di Alberto Mario Banti, Anna Bellavitis, Elisabeth Crouzet- Pavan, Barbara Curli, Tommaso Detti, Angela Groppi, Sarah Hanley, Daniela Lombardi, Julius Kirshner, Marco Meriggi, Alessandra Pescarolo, Roberto Rusconi, Mario Sbriccoli, Gabriella Zarri.
Parigi, anni '90 del XlI secolo. Uno strano "fantasma" si aggira tra le mura della Sorbona e inquieta le costruzioni artistoletico-tomistiche dei maestri parigini. Il suo nome sembra già di per sé evocare oscuri presagi... "Ille Joachim", così lo evoca Goffredo di Auxerre in una sua drammatica invettiva, volta a dimostrare che la radice dei pericolosi errori teologici dell'abate calabrese starebbe in realtà nel fatto di non aver (letteralmente) "vomitato abbastanza" la propria origine ebraica. Proveniente da una terra drammaticamente lacerata, eppur al tempo stesso straordinariamente fecondata, dall'incrociarsi e dallo scontrarsi di culture e tradizioni diverse, Gioacchino da Fiore si rivelerà agli occhi del lettore quale inquieto "monaco errante"... Una voce profetica, che sfidando le ortodossie teologiche del tempo, eppur mai tradendo l'ortodossia vera del depositum fidei, può essere riscoperto e rivalutato oggi, nel tempo in cui la clamorosa sconfitta della sua profezia più grande può forse insegnarci a guardare con occhi diversi la crisi ormai secolare che ha segnato la fine (o il fallimento) della modernità. E se fosse stato proprio nell'evo moderno il tempo del...
The present volume offers a collection of studies intended to give an overall picture of the International Colloquium on Medieval Theatre organized by the Instituut voor Middeleeuwse Studies of the Katholieke Universiteit Leuven. The reader will probably remark upon the fact that studies on medieval drama are as flourishing and diversified as their object itself once was. From liturgical drama to pageant, from nativity play to mystery, from latin comedy to 'sottie', morality and farce, one discovers here the various aspects of an output that covers more than five centuries. This selection hopefully represents a cross-section of contemporary work in the field. As methods evolve and ways of reading change, the subject reveals itself as something for ever old and new. Thus a number of contributors emphasize a formal approach. Both the analysis of a dramatic production as a structured entity--from the larger viewpoint of scenic organization right down to the level of verse or even rime--and as an actual performance, continue to shed valuable light on the theatrical event in its generic and historical context.
In questo fascicolo: Alberto De Vita, Francesco d’Assisi tra reazione e innovazione, tradizione e tradimenti; Maurizio Maria Malimpensa, Per una rilettura di alcuni aspetti teoretici dell’Umanesimo filosofico di Giovanni Pico della Mirandola; Massimo Gorla, Sguardi intorno all’ideale estetico in Giuseppe Rensi; Davide Mogetta, La pienezza di un’esperienza mancante. Sentimento e arte ne La filosofia dell’arte di Giovanni Gentile; Michele Ricciotti, Il “pragmatismo estetico” di Adriano Tilgher. Tra Croce e Gentile; Massimo Donà, Nel cuore antifascista del fascismo. Julius Evola: sul tradimento di un’utopia. Razza, individuo e massa; Giuseppe Maccauro, Ingens sylva: Enzo Paci e la crisi dell’umanesimo europeo; Francesco Valagussa, Severino interprete di Fichte; Nazareno Pastorino, Le insidie dell’anello. Severino interprete di Nietzsche o Nietzsche interprete di Severino?; Paolo Polizzi, Fondamento e contraddizione nella metafisica neoparmenidea; Marco Bruni, Italia secolare. Considerazioni sul rapporto tra “pensiero italiano” e “secolarizzazione”.
Beethoven genio compositivo. Beethoven campione dell’universalità del linguaggio musicale. Beethoven artista assoluto, creatore di capolavori immortali nei quali il Romanticismo riconobbe i propri ideali metafisici. Ma esiste anche un Beethoven nascosto, spesso taciuto o messo in secondo piano: il Beethoven virtuoso del pianoforte, interprete di impareggiabile spettacolarità, improvvisatore capace di avvincere le platee. Figlia dell’idealismo tedesco, la divisione – di più, la spaccatura – fra interpretazione e composizione, a tutto vantaggio della seconda, subordina lo strumentista all’autore e circonda la partitura di un’aura sacrale: l’opera, destinata a trascendere la realtà sensibile per raggiungere il piano spirituale che le assegna Arthur Schopenhauer, si cristallizza sul pentagramma in una struttura formale considerata perfetta e dunque immutabile. Per questo, a partire dal Romanticismo, i frammenti e gli esercizi redatti dai più diversi compositori vengono visti con superficialità, e indagati solo nella misura in cui possono celare, al loro interno, parti da presentare come opere compiute. Luca Chiantore, analizzando con l’acribia dello studioso e la ...
Introduzione Nota bibliografica degli scritti e delle edizioni musicali di Francesco Degrada Anna Laura Bellina, Tre gobbi per ‘Anagilda’ Lorenzo Bianconi, Indagini sull’‘Incoronazione’ Gianmario Borio, Discorso analitico e immagine del passato. Note sulla ricezione di Debussy tra i compositori di musica seriale Paolo Emilio Carapezza, Musurgia naturalis Giovanni Carli Ballola, ‘Requiem’ per Bellini Fabrizio Della Seta, «D’amor sull’ali rosee». Analisi della melodia e prospettiva genetica Roberto De Simone, Francesco Degrada: rigore dello scritto, libertà dell’orale Gilles de Van, Elisabeth reine d’Angleterre entre Baroque et Romantisme Paolo Fabbri, Visione e ascolto nell’opera italiana del Seicento. Un’esperienza a due sensi Enrico Fubini, Musica e rivoluzione Paolo Gallarati, Il melodramma ri-creato. Verdi e la trilogia popolare Philip Gossett, The skeleton score of ‘Una vendetta in domino’. Two surviving fragments Adriana Guarnieri Corazzol, Poeta e compositore nella produzione lirica italiana del primo Novecento. Una proposta di tipologia dei ruoli Giuseppina La Face Bianconi, La linea e la rete. La costruzione della conoscenza in un Quartetto ...
Sola perché unica, scandalosa perché fuori dalla scena, sono solo alcuni dei tratti messi in rilievo nell’agire di Christine de Pizan: la sua parola si fa militante, per essere qui sezionata, ascoltata e seguita fino al suo canto finale. Il “cammino di lungo studio” è però percorso a ritroso, dall’ultima composizione in versi della poetessa si attraversa una parte della sua ricca produzione. Si avanza l’invito a cercare segni e idee condivise con precedenti figure femminili. Una trama densa di fili da intrecciare, ne risulta un ritratto inedito della Pizan, una lettura innovativa dei suoi testi. Prima donna che compose in volgare per professione, che giunse a rappresentare sé nell’atto di scrivere in splendide miniature. Molti i suoi primati, anche se non fu una rivoluzionaria, né una pacifista nel senso moderno del termine. Questa “scriba ispirata” non è presentata neanche come una femminista ante-litteram: la protagonista di questo libro impugnò la penna come strumento di mediazione, si riconobbe nella guida della Sibilla, per annunciare un altro modo di avvicinarsi alla conoscenza. Christine agisce nella/con la scrittura come una poetessa, “storica...
Una storia della lettura non è “la storia” della lettura, ma è, appunto, “una storia” della lettura – soggettiva, unica, parziale, passionale, intima. Con rigore e con una leggerezza che è sempre affabilità, Manguel parte da annotazioni personali, passi autobiografici, aneddoti che dissacrano la letteratura in quanto scienza e arriva a celebrare la superiorità della lettura e, soprattutto, dei lettori. A questo scopo chiama in causa Plinio, Dante, Cervantes, sant’Agostino, Colette e l’amatissimo Borges, di cui in gioventù è stato fedele lettore ad alta voce. Manguel parla della forma del libro, dei libri proibiti, del valore delle prime pagine, di cosa vuol dire leggere in pubblico e, al contrario, dentro la propria testa, e ancora, del potere del lettore, della sua capacità di trasformare e dar vita al libro, quanto e forse più dell’autore stesso, della follia dei librai e del fuoco sacro che divora ogni vero appassionato di storie. E lo fa attingendo a immagini della sua infanzia a Buenos Aires, quando passava ore e ore nella libreria vicino a casa, o sotto le coperte, eccitato e rapito da quel tempo segreto rubato alla notte e consegnato...
In questo libro Luisa Muraro, tra le più importanti filosofe italiane, lancia una sfida: che cosa sarebbe la nostra vita senza grandi desideri? Si può desiderare ciò che sembra impossibile da ottenere? Nella cultura che cambia senza andare avanti, in un'economia che cresce e si espande ma non si cura di far crescere né la gioia né il senso di sicurezza, nella vita che sembra tutta un mercato, con l'umanità stretta fra il troppo e troppo poco, traspare l'intuizione che il reale non è indifferente al desiderio e non assiste indifferente alla passione del desiderare. Il mondo è salvo solo a patto che coloro che lo abitano abbiano aspettative incommensurabili ai propri mezzi e non perdano mai la fiducia di essere destinati a qualcosa di grande.
Vedove e immigrate, lavoratrici e schiave, religiose e criminali: i molti volti delle donne povere nel Medioevo tra Spagna, Francia e Germania sono presentati in questa raccolta di saggi, con un’attenzione particolare verso i drammatici fattori di vulnerabilità della condizione femminile (inferiorità sociale, tutele familiari, discriminazioni di genere), ma anche verso il tenace desiderio di resistenza e riscatto che animava queste figure.
A partire da un’interpretazione eterodossa dell’evoluzionismo, Paul Alsberg avanza nel 1922 una originale proposta che, per quanto spesso fraintesa e misconosciuta, risulta cruciale per il pensiero antropologico tedesco: la differenza tra esseri umani e animali è per Alsberg di tipo essenziale e non di grado, poiché la loro evoluzione poggia su due principi diversi, anzi opposti. Se l’animale perfeziona il corpo, secondo il principio dell’adattamento, l’essere umano al contrario se ne libera grazie all’utilizzo di strumenti esosomatici (tra i quali rientrano anche la parola e i concetti), secondo il principio della disattivazione del corpo (Körperausschaltung). L’essere umano non è affatto un essere originariamente carente e la conformazione del suo corpo è invece, di volta in volta, il risultato di un graduale processo di disattivazione. L’opera fornisce così una spiegazione bio-culturale dell’ominazione in cui la natura umana si rivela essenzialmente tecnica, collocandosi al di qua dell’opposizione classica tra natura e cultura. L’edizione proposta è la seconda, pubblicata nel 1937, in una versione ridotta dall'autore stesso, a vantaggio di una...
La Chiesa di Roma è stata testimone artefice e responsabile degli eventi di questi ultimi duemila anni. A lei si devono la maggior parte degli episodi che hanno contribuito a mantenere la vita degli uomini su un livello di diversità enorme benché, nei suoi vantati propositi, ci sia sempre stato quello prioritario di rendere l’uguaglianza. Molto spesso ha difeso le sue idee compiendo atti di vero stampo criminale combattendo contro tutti coloro che si misero sulla sua strada, a volte solo per criticare il suo comportamento tutt’altro che conforme a quanto predicato da Gesù Cristo. Li hanno chiamati eretici questi uomini. Li hanno torturati e uccisi in modo violento facendone dei veri martiri.
Un volume dedicato a Gioacchino da Fiore, un ulteriore passo in avanti nella decennale ricerca dell'autore sui personaggi legati al mondo inziatico, alla Legge del tre e del sette e alla potente Teoria dell'Ottava.
This book presents a collection of selected essays from the papers presented to the international conference on Plato’s Parmenides on the occasion of the 2nd Meeting of the Mediterranean Section of the International Plato Society (Coimbra, 14-16 June 2012). It opens with an introduction to the different approaches to this most challenging dialogue taken by the contributors of the volume. Samuel Scolnicov helpfully brings together the theoretical and ethical dimensions of the Parmenides. Luc Brisson, Néstor Cordero, Maurizio Migliori, Franco Trabattoni, Francesco Fronterotta, Mario Jorge Carvalho, J.D.Bares Partal, Beatriz Bossi, Francesca Pizzuti and Gabriele Cornelli present an in-depth analysis and commentary of the main topics of the first and second part of the dialogue from different points of view. The book also includes further clarification of interpretation problems and the reception of this dialogue in late Antiquity and Renaissance.
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