L'infinito tra parentesi                            
                                                            Autore:  Marco Malvaldi
                            
                            Numero di pagine: 252
                        
                        
                            
                                Ben prima dell'invenzione del microreticolo metallico, Efesto nell'Odissea forgiava "catene impossibili da infrangere, sottili come fili di ragnatela", catene che "nessuno avrebbe potuto notare, neppure un dio, tanto erano ingannevoli". Ben prima degli studi di Maxwell sul tempo di rilassamento dei liquidi, Lucrezio intuì che molecole di lunghezza differente scorrono con tempi differenti. Anche Gozzano, in una delle sue poesie più belle, descrive con precisione l'imprevedibilità di una crepa, oltre che la viltà di un giovane pattinatore di fronte a una donna innamorata. E questo molto prima che i matematici dimostrassero – anche attraverso il Gioco della vita – l'assoluta impossibilità di predire l'evoluzione di alcuni sistemi. "Ahimè, non mai due volte configura il tempo in egual modo i grani!" scrive Montale: non è forse questa l'entropia? E Borges sa – forse meglio dei neuroscienziati – che "aver saputo e aver dimenticato il latino è un possesso, perché l'oblio è una delle forme della memoria." La poesia arriva prima? Forse. D'altra parte, però, il linguaggio degli scienziati è fatto spesso di analogie, esattamente come quello dei poeti. Cos'è, per esempio, ...