Introduzione di Giorgio Manacorda Traduzioni di Monica Pesetti e Madeira Giacci Edizioni integrali Il volume raccoglie due dei più importanti romanzi di Joseph Roth. Nella Leggenda del santo bevitore Andreas, un clochard, vive sotto i ponti di Parigi. Quando un misterioso passante gli dona una piccola somma di denaro, egli la accetta promettendo di restituirla la domenica successiva con un’offerta in chiesa. Ogni volta che ha in tasca il denaro sufficiente per saldare il suo debito, però, Andreas non resiste alla tentazione di usarlo per rincorrere vizi e piaceri e la restituzione di quei duecento franchi diventa la sua tormentata ragione di esistere. Da questo racconto, tradotto in tutto il mondo e considerato il testamento letterario di Roth, è tratto l’omonimo film di Ermanno Olmi. In Fuga senza fine, Franz Tunda, tenente dell’esercito austriaco, viene fatto prigioniero dai russi e riesce a salvarsi grazie all’aiuto di un mercante di pellicce siberiano, che lo nasconde in casa sua. A guerra finita, Franz, dopo molte peripezie e avventure sentimentali, ritorna finalmente in Austria, ma ormai non è più lo stesso. Metafora del disincanto e dello smarrimento che ha...
• Fuga senza fine• Giobbe• La Marcia di Radetzky• La Cripta dei Cappuccini• La leggenda del santo bevitoreIntroduzione di Giorgio ManacordaEdizioni integraliJoseph Roth è il grande narratore di una cesura storica, di una faglia aperta nella compattezza della storia europea dalla fine dell’Impero austro-ungarico, dopo la prima guerra mondiale. Con una precisione feroce e sarcastica descrive la decadenza della vecchia cultura nel fallimento e nel lento dissolvimento dei suoi personaggi: un mondo è crollato definitivamente – catastrofe annunciata, perché le fondamenta stesse dell’impero poggiavano sul vuoto – e non ce n’è uno nuovo in vista che possa sostituirlo, cui le zattere dei naufraghi possano approdare.Non ci sono approdi possibili se non si è in grado di pagare il pedaggio: rinunciare alla propria identità, rinnegare il passato, diventare altri. Qualcuno ci prova, e presto si trova completamente disorientato, una foglia secca nella tempesta. Ma Roth stupisce e sorprende quando ci rendiamo conto che il suo scrivere di un particolare e tragico momento storico, di vite crollate, di dolore senza conforto, di catastrofi senza rimedio può suggerire la...
L’opera di Joseph Roth si dispone naturalmente su due versanti: da una parte l’epos del tramonto asburgico, dall’altra quello della dispersione dell’ebraismo orientale. Giobbe è il libro più celebre, più riccamente articolato e più potente che rappresenta questa ‘altra parte’ di Roth. Pubblicato nel 1930 e accolto subito da un successo internazionale, si può dire che questo romanzo equivalga, sul suo versante, alla Marcia di Radetzky, come felice tentativo di narrazione epica, dal respiro vasto e avvolgente, evocatrice dei più minuti particolari e insieme scandita sin dall’inizio come una favola. Il Giobbe di Roth si chiama Mendel Singer, è un «uomo semplice» che fa il ‘maestro’, cioè insegna la bibbia ai bambini di una cittadina della Volinia russa e ai propri figli: «migliaia e migliaia di ebrei prima di lui avevano vissuto e insegnato nello stesso modo». La sua vita scorre quietamente, «fra magre sponde», ma chiusa in un ordine intatto, fino alla nascita del quarto figlio, Menuchim, che è minorato. Da allora in poi, se «tutto ciò che è improvviso è male», come dice Mendel Singer, molti mali cominciano a sfrecciare sulla sua vita. Dovrà...
Per tre mesi, fra il settembre e il novembre 1925, Roth vagabondò per il Sud della Francia. Quel viaggio fu accompagnato, per lui, da un senso di liberazione: a trent’anni scopriva le «città bianche» della Provenza, che aveva sognato durante una grigia infanzia. E al tempo stesso sentiva allontanarsi ogni oppressiva germanicità. Sperimentava un nuovo modo di respirare: «Ho guadagnato la libertà di passeggiare, tra signore e signori, tra cantanti di strada e mendicanti, con le mani nelle tasche dei calzoni, una contromarca di guardaroba appuntata sul cappello e un ombrello rotto in mano». Il Sud che si schiudeva ai suoi occhi, con i suoi tre colori fondamentali – «la pietra bianca, il cielo blu, il verde scuro dei giardini» –, sembrava ancora ignaro «delle valanghe che lentamente rotolano verso di noi». Così nacquero queste pagine, tra le più felici di tutto Roth. Felici per l’euforia da cui emanano, e felici anche per lo stile mirabilmente terso e sinuoso. Roth s’inoltrò nel Sud della Francia come nell’«infanzia dell’Europa», dove erano confluite «le più disparate linfe vitali» senza perdere nulla della loro peculiarità. Quel passato e quella...
Cresciuto nel pieno della disfatta fascista e testimone critico della rinascita nazionale, Olmi è stato giovanissimo fornaio, impiegato ragazzino, regista precoce. Ha vissuto l'abbandono delle campagne e l'esplosione della società dei consumi e per questo, divenuto protagonista della stagione d'oro del cinema italiano, ha scelto di rappresentare non i lustrini del boom, ma la cecità di uno sviluppo che ha strappato il nostro Paese alle sue radici contadine. In questa illuminante autobiografia Olmi racconta gli incontri che hanno segnato la sua vita, descrive gli ultimi echi della civiltà rurale che ha ispirato la sua carriera artistica e ci mette in guardia davanti al declino della nostra società, accecata dal desiderio di ricchezza e potere. Il suo è un invito ad ascoltare l'eterna lezione della natura e del suo ciclico farsi e disfarsi, a riscoprire la bellezza della semplicità e ritrovare così l'incanto di una vita in sintonia con la terra e le sue stagioni.
Sei sempre stato diverso, Francesco Ferdinando, dai compagni della tua gioventù, trascorsa tra caffè e teatri. Hai sempre preferito l'onestà di tuo cugino Joseph Branco, la spontaneità del vetturino Manes Reisiger, vero? Insieme a loro hai voluto andare in guerra, in quella guerra che ha spazzato via gli Asburgo e il mondo in cui sei cresciuto. Come puoi, ora che una nuova e più temibile catastrofe incombe sulla Storia, ora che la tua Vienna sta cadendo nelle mani di un dittatore straniero, ricominciare a vivere? Neanche quella cripta, e i sepolcri dei tuoi imperatori, possono aiutarti. Che ne sarà, di te, giovane Trotta?
Introduzione di Giorgio Manacorda Traduzione di Madeira Giacci Edizione integrale Mendel Singer è un uomo semplice e molto devoto, che insegna la Torah ai bambini in una remota provincia della Russia orientale. Il suo è un lavoro senza alcun prestigio sociale, con il quale – anzi – si fa la fame. Egli assiste impotente con la moglie Deborah allo sgretolarsi della sua famiglia: i tre figli più grandi partono, i due maschi arruolati nell’esercito e la femmina sposata in America; spinti dalla miseria, Mendel e sua moglie sono costretti ad abbandonare Menuchim, il loro ultimo nato, per raggiungere gli Stati Uniti. Il piccolo è affetto da una misteriosa forma di demenza di cui non si è mai scoperta l’origine. La vita di Mendel è un susseguirsi di disgrazie, che si abbattono con violenza su di lui e sulla sua famiglia. Il pover’uomo, che non riconosce più se stesso né il suo mondo, finirà per perdere l’orientamento e la fede in Dio, ma la vita ha in serbo per lui un risvolto inatteso, una consolazione insperata lo attende dopo tanto dolore. Joseph Roth nacque in Galizia nel 1894. Rimasto presto orfano del padre, morto in manicomio, crebbe con la madre e frequentò...
GOETHE, I dolori del giovane WertherHOFFMANN, Gli elisir del diavoloKAFKA, Il processoJ. ROTH, La Marcia di RadetzkyMUSIL, I turbamenti del giovane TörlessZWEIG, Novella degli scacchiSCHNITZLER, Doppio sognoEdizioni integraliIn questo volume sono raccolti sette gioielli della letteratura tedesca. Sette opere in cui la creatività letteraria ha toccato i suoi vertici. Si parte con Goethe e I dolori del giovane Werther, romanzo epistolare simbolo dello Sturm und Drang, che anticipa temi propri del romanticismo tedesco, in cui si entra appieno, con Gli elisir del diavolo di Hoffmann, matura rappresentazione della catastrofe che minaccia l’individuo se abbandona le certezze illuministe. Si prosegue con Il processo di Kafka, storia dai tratti surreali in cui un impiegato, Josef K., viene accusato, arrestato e processato per motivi che nessuno vuole rivelargli. Nel suo capolavoro La Marcia di Radetzky, Roth dà vita a un affresco di rara forza narrativa, in cui le vicende storiche dell’Impero austro-ungarico si intrecciano a quelle umane di una famiglia fedele sostenitrice dell’imperatore. Sempre all’interno della crisi della società mitteleuropea si iscrive I turbamenti del...
Mani pulite, vent’anni dopo. Altro che storia passata, questo libro racconta l’Italia dell’illegalità permanente. Un documento storico che rimarrà per sempre sul tradimento della politica. La cronaca di fatti e misfatti parte da Milano, 17 febbraio 1992, arresto di Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio: il primo tangentomane che fa tremare l’impero, a due mesi dalle elezioni. Saranno elezioni terremoto, quelle del 1992, stravinte dal partito degli astenuti (17,4 per cento) e dalla Lega nord. Intanto la Prima Repubblica va in galera ed è ancora solo superficie. Falcone e Borsellino trucidati a Palermo (e nel 2012 molti processi ancora aperti sulle stragi). Un anno dopo la corruzione è ormai un fatto nazionale, nessun partito escluso (70 procure al lavoro, 12.000 persone coinvolte per fatti di tangenti, circa 5000 arresti). “L’Italia sta risorgendo”, saluta così l’anno nuovo il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Peccato che il 1994, l’anno di Silvio Berlusconi e dell’inizio della restaurazione. Scatta l’operazione Salvaladri, con gli imputati che mettono sotto accusa i magistrati. È il mondo alla rovescia e gli italiani...
L'ora più bella della nostra vita è quella che non riusciamo a trovare, nel nostro passato come nel presente o nel futuro. Ci sfugge, ci costringe a inseguirla per poi subito metterla in dubbio. Eppure tutti noi dobbiamo almeno raccontarci di averne una, per poterla raccontare. Chissà, magari è stata l'ora in cui ci siamo presi, con la disobbedienza, il diritto alla felicità... Numero caratteri: 6.852
Introduzione di Giorgio ManacordaTraduzione di Madeira GiacciEdizione integraleLa vita del giovane Trotta, rampollo di una famiglia viennese divenuta nobile grazie al gesto eroico di un prozio che salvò la vita all’imperatore Francesco Giuseppe, trascorre senza alcuna preoccupazione se non quella di sperperare soldi e perdere tempo in compagnia di amici sfaccendati. Finché l’esperienza della guerra e della prigionia darà inizio a una lunga sequenza di disgrazie che, malgrado il matrimonio con la bella Elizabeth, segneranno indelebilmente gli anni della maturità di Trotta. Dilapidato il patrimonio di famiglia, la situazione precipita: la madre muore, la moglie parte in cerca di fortuna come attrice, abbandonando lui e il loro figlio. A questo punto, l’unica cosa che dà al protagonista la forza di andare avanti è la sua fede nell’Impero. Un romanzo dalla portata storica e simbolica eccezionale, caratteristica di tutta l’opera di Joseph Roth, non a caso definito il più grande “cantore” della caduta dell’Impero Asburgico.Joseph Rothnacque in Galizia nel 1894. Rimasto presto orfano del padre, morto in manicomio, crebbe con la madre e frequentò il ginnasio e...
Noi siamo quello che altri hanno voluto che diventassimo. Facciamo in modo che diventiamo quello che noi avremmo (rafforzativo di saremmo) voluto diventare.
Questo libro è il frutto di decenni di letture di ogni tipo con cui 5 anni fa ho deciso finalmente di confrontarmi. Avendolo scritto pensando al mio fidato kindle, non mi sono mai preoccupato della sua lunghezza, accorgendomene solo quando l'ho stampato. Gli argomenti però sono tanti (dalla storia all’attualità, dall'arte alla politica, dall'economia alla scienza, dalla metafisica alla letteratura) per cui meno non potevo proprio (e tanto materiale l'ho messo da parte se mai dovessi aver voglia di continuare). L'ho scritto quindi per me (sono tra chi solo scrivendo dialoga bene con se stesso, riuscendo così a mettere a fuoco le singole questioni, chiarendosele). Spero, però, che altri possano trovare la sua lettura interessante ed il confronto con i suoi contenuti stimolante.
Scritto nel 1937, "Il peso falso" appartiene, come "La leggenda del santo bevitore", al periodo ultimo di Roth, nel quale i suoi scritti, pur mantenendo intatto l’impianto realistico, sembrano naturalmente riferirsi, in trasparenza, a un significato ulteriore. Così questa storia di un verificatore dei pesi e delle misure che si trova a scoprire che attorno a lui tutti i pesi sono falsi diventa un apologo sui temi perenni della giustizia, della passione e della colpa. Ma, soprattutto, in queste pagine uno sguardo chiaroveggente sembra posarsi sullo schiudersi di un mondo dove la falsificazione è la normalità stessa.
Un polittico labirintico da cui si esce nuovi come da un percorso iniziatico, soltanto seguendo il cinghiale mistico.