Storia raccontata della fortificazione di Melfi nel 1018 da parte dei Bizantini fino all'arrivo dei Normanni nel 1041
Vero e proprio commentario di guerra stilato da un ufficiale dei Carabinieri Reali, l’opera fa rivivere in diretta l’appassionante quotidianità di un evento storico còlto da una angolatura quanto mai inusitata e suggestiva; un libro che va letto, soprattutto, come il racconto dell’impatto psicologico di un uomo sbalzato nell’altra Italia a combattere una tragica e, per lui, incomprensibile “guerra fratricida”.
A Custoza si perde una battaglia già vinta perché La Marmora e Cialdini conducono una guerra privata. A Lissa l'inesperto ammiraglio Persano e i suoi vice neppure si parlano, e i sogni di gloria vanno a picco assieme alle navi e ai marinai. A Caporetto Badoglio, pur sapendo che gli austro-tedeschi stanno per attaccare, se ne va a dormire. L'attacco alla Grecia soddisfa solo le manie di grandezza di Ciano e Mussolini e si incanala subito verso un clamoroso disastro che fa sogghignare mezza Europa. Una tragedia che è la prova generale della campagna di Russia... Ma le sconfitte non hanno pesato solo sul piano militare. Spesso sono state l'occasione per scatenare psicodrammi assurdi o ancora più ridicole cacce a capri espiatori, rivelando tutta la fragilità della nostra identità nazionale, oppure hanno prodotto una presa di coscienza e uno scatto di orgoglio che ha mutato, in meglio, la storia successiva. Custoza, Adua, Caporetto, sino alla disfatta greca e alla campagna di Russia: cinque battaglie e cinque sconfitte storiche che hanno contribuito a 'formare' l'Italia.
Ebbi modo di conoscere e apprezzare la professionalità e lo stile del prof. Massimo Ferrari Zumbini alla fine degli anni novanta, in occasione della istituzione della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università della Tuscia che, con caparbietà e impegno straordinari, ha contribuito a far nascere e poi crescere, curando con particolare attenzione le strutture, il rapporto con gli studenti e quello con il personale.
Miscellanea in due volumi di studi e di saggi riguardanti la storia, la letteratura ed i personaggi della Basilicata, in special modo di Melfi e dell'area del Vulture.
«Lo Stato italiano ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri.» Con queste parole Antonio Gramsci commenta gli avvenimenti che intorno agli anni sessanta dell’Ottocento insanguinano le campagne nel sud del paese. La storiografia ufficiale ha dipinto a lungo le truppe piemontesi come un esercito di liberazione, strumento di riscatto per tutti i “cafoni” del Sud. Invece, da subito, quei militari si dimostrarono una vera e propria forza di repressione a difesa di una dominazione violenta, statale e di classe, con metodi che fornirono ulteriori argomenti a una rilettura storica del processo di unificazione politica della penisola. In questa prospettiva i “briganti” criminalizzati sulle pagine dei quotidiani del tempo assumono una fisionomia diversa. Non più solo capibanda ma eroi popolari, rivoluzionari romantici costretti a combattere contro un governo miope e tiranno. Utilizzando testimonianze, verbali di polizia e diari, Gigi Di Fiore ripercorre quei mesi in cui il Sud divenne un Far West, salvando la memoria di uomini simbolo di identità e riscatto di un meridione umiliato e offeso. Incontriamo così...
Nella storiografia sul brigantaggio e sulla durissima repressione scatenata dall'esercito sabaudo per il controllo del Sud, finora è stato dedicato poco spazio alle brigantesse, vittime senza diritto di replica della propaganda risorgimentale. Ridotte, nella memoria collettiva, alla stregua di sbandate immorali e sanguinarie, in realtà moltissime imbracciarono il fucile per passione, spinte dalla forza di un istinto profondo, da leggi ataviche e naturali. Grazie a una ricchissima documentazione e al consueto stile brillante e narrativo, Giordano Bruno Guerri svela le vite dimenticate o mai raccontate di queste donne; analizza e racconta non solo uno dei più tragici momenti della storia d'Italia, ma anche e soprattutto la cultura e i valori di un popolo costretto a prendere le armi e lottare per preservare il proprio mondo: un popolo che vide anche madri, mogli, ragazze giovanissime, rivendicare il diritto di vivere la propria vita assumendo il potere e la libertà di decidere. I sentimenti feroci e insieme struggenti che dimostrarono non sono leggenda, ma parte della storia del nostro Paese.
Il brigantaggio fu l'eroica resistenza meridionale al colonialismo sabaudo o la sfida allo Stato di bande criminali? La guerra per il Mezzogiorno concluse la crisi del Regno delle Due Sicilie, determinò il successo dell'unificazione italiana e marcò la complicata partecipazione del Mezzogiorno alla nazione risorgimentale. Iniziò nel settembre del 1860, dopo il successo della rivoluzione unitaria e garibaldina, e si protrasse per un decennio, mobilitando re e generali, politici e vescovi, soldati e briganti, intellettuali e artisti. Non fu uno scontro locale, perché coinvolse attori politici e militari di tutta la penisola e d'Europa, ma non fu neppure una guerra tradizionale: i briganti, le truppe regolari italiane, i volontari meridionali si sfidarono nelle valli e nelle montagne in una guerriglia sanguinosa, del tutto priva dei fasti risorgimentali. Si mescolarono la competizione politico-ideologica tra il movimento nazionale italiano e l'autonomismo borbonico; l'antico conflitto civile tra liberalismo costituzionale e assolutismo; la lotta intestina tra gruppi di potere, fazioni locali, interessi sociali che avevano frammentato le città e le campagne meridionali. Questo...
Bande, zone operative, capibanda, ex soldati borbonici sbandati, briganti, lealisti e reazionari, che nell'ex Regno delle due Sicilie, dal 1860 per dieci anni si ribellarono all'aggressione piemontese.
La Storia della Strage di Auletta consumata, nel 1861, da un contingente di Bersaglieri affiancati dalla Legione Ungherese, una tra le più cruente del Risorgimento. I militari si accanirono contro i cittadini inermi saccheggiando, uccidendo a sangue freddo e bruciando. Un massacro tra i più cruenti della storia Risorgimentale.
Questo repertorio è il risultato del lavoro di un'équipe di trentacinque ricercatori che hanno esplorato più di quattrocento biblioteche pubbliche e private in Francia, Gran Bretagna, Italia, Paesi Bassi e Spagna. Sono state redatte 784 schede analitiche che forniscono delle informazioni generali (autore/i, frontespizio, editore, anno di edizione, ecc.) e specifiche sul paratesto e sul lemmario. Particolare cura è stata data alla descrizione della struttura delle voci. Numerosi indici e grafici facilitano la lettura dei dati. Questo repertorio permette di cogliere l'evoluzione della lessicografia bilingue italo-francese, e della relativa editoria, dal primo dizionario rinvenuto, apparso nel 1583, al 2000. Accanto ai più importanti lessicografi (Oudin, Veneroni, D'Alberti Di Villanova, Cormon e Manni, Ghiotti, Boch, ecc.), lo studioso scoprirà un gran numero di opere anonime e di autori di un solo dizionario. Sul fondo si scorge inoltre lo stato della società in un dato periodo storico e la fortuna alterna dei rapporti tra le due nazioni.