ANNO 2019 LO SPETTACOLO E LO SPORT SECONDA PARTE
Autore: Antonio Giangrande
Noi siamo quello che altri hanno voluto che diventassimo. Facciamo in modo che diventiamo quello che noi avremmo (rafforzativo di saremmo) voluto diventare.
Noi siamo quello che altri hanno voluto che diventassimo. Facciamo in modo che diventiamo quello che noi avremmo (rafforzativo di saremmo) voluto diventare.
Teniamo a precisare che tutti i testi inclusi nella presente opera provengono liberamente da Internet e sono reperibili su Wikipedia. Allora sorge spontanea la domanda: perché acquistarla? La risposta è semplice. Si tratta di un certosino lavoro di assemblamento, con una specifica ricerca di immagini (queste ad esempio su Wikipedia non le trovate) che completa l'opera in modo da renderla unica e non ripetibile nella sua struttura. In breve, un lavoro che, pur proveniente dal lavoro di altri, si trasforma in un unicum, assumendo una sua veste logica che è quella di descrivere il film Pericolosa Partita. L’opera è arricchita da alcune illustrazioni di Paul Silvani. Alcune voci, pochissime, sono in lingua inglese. Vedere la voce contenuto del libro. Nella versione eBook non mancano gli inserimenti di video e numerosissimi utili links ad accrescere le nostre necessità di conoscenza. Contenuto del libro: Pericolosa Partita, Dati Tecnici, Cast, Interpreti, Trama, Produzione, Distribuzione, Rifacimenti, Note, Bibliografia, Voci correlate, Altri progetti, Collegamenti esterni. Il Regista del Film: Irving Pichel: Biografia e Filmografia. L’altro regista del film: Ernest Beaumont...
La vera anima di Elizabeth Taylor, l'ultima grande diva di Hollywood, in una biografia intima piena di rivelazioni.
Chi nella propria vita abbia visto più di una decina di film sa che la storia del cinema non si può che declinare al plurale: quella che per comodità di targhette accademiche chiamiamo “Storia” è in realtà un tessuto composito di fili intrecciati, un canovaccio di storie che si incontrano, si scontrano, si intrecciano e si strecciano, si spezzano e si riannodano all’infinito. In questo intreccio si muove il libro di Pino Farinotti, che è una raccolta di articoli e interventi apparsi su web e carta stampata e che programmaticamente si intitola “storie” del cinema. Storie nei due sensi: talvolta vere e proprie piccole ricostruzioni storiche, talvolta affabulazioni e racconti, che entrano nel tessuto vivo della “storia”, seguono fili e intrecci e ci restiuiscono frammenti di una raffigurazione, idee per una ricostruzione, aree su cui tornare a porre l’attenzione. Se si può (o si deve) cercare un’unità tra questi apparenti disiecta membra, la si trova proprio nell’implacabile volontà di Farinotti di far luce, di delineare, di raccontare non solo per giustapposizione, ma individuando temi, interessi, aspirazioni. Ne esce un concentrato di...
La televisione e la rete hanno affiancato il cinema nell'universo della comunicazione per immagini, oggi come non mai invasiva e pervasiva in ogni aspetto della nostra esistenza. Prendersi, quindi, cura di un tema sempre attuale come quello della famiglia e della sua rappresentazione attraverso i media è stato un po’ come cogliere i segni del tempo; un tempo, quello che viviamo, in cui i confini valoriali navigano in un mare di totale incertezza e dove i limiti etici slittano in continuazione, seguendo dei parametri di complessa definizione e comprensione. Parlare di famiglia vuol dire, inoltre, parlare di individui e di società. Non a caso, tutti i più grandi autori della storia del cinema si sono confrontati, pur su differenti livelli, con questo tema. Basterebbe pensare a Ingmar Bergman che, quasi al termine della sua carriera, sente il bisogno di rappresentare una saga familiare come Fanny e Alexander; oppure a Luchino Visconti che, da Ossessione a L’innocente, ha posto al centro delle sue storie vicende legate strettamente a un nucleo familiare.
Teniamo a precisare che tutti i testi inclusi nella presente opera provengono liberamente da Internet e sono reperibili su Wikipedia. Allora sorge spontanea la domanda: perché acquistarla? La risposta è semplice. Si tratta di un certosino lavoro di assemblamento, con una specifica ricerca di immagini (queste ad esempio su Wikipedia non le trovate). In breve un lavoro che pur proveniente dal lavoro di altri si trasforma in un unicum, assumendo una sua veste logica che è quella di descrivere le dittature del futuro così come sono state viste dal cinema. In ciò sta l’originalità della presente opera. Si parte così dal film Metropolis, del 1927, per arrivare all’ultimo, in ordine di tempo, che è The Bad Batch del 2016. Di ogni film si riporta la locandina, il cast tecnico, gli attori, la trama, la critica e per alcuni film anche delle scene tratte dagli stessi. È un’opera di 532 pagine, riccamente illustrata, più di 100 immagini, e credo, almeno, unica nel suo genere. 58 pellicole trattate in modo approfondito. 58 tra trailer e film integrali fruibili sul vostro computer o tablet mentre leggete l’eBook. Sotto ogni locandina è riportato un filmato tratto da youtube....
Il libro presenta lo stimolante confronto tra i fratelli Marx, autori forse poco conosciuti il Italia, e Woody Allen, al contrario molto studiato e, se non altro, nome a tutti orecchiabile. L'idea fondante lo studio è la continua citazione da parte di Woody Allen dei fratelli Marx come fonti d'ipirazione per il suo cinema. Si ricercano dunque punti in comune ma anche di scontro tra le rispettive filmografie, in particolare dal punto di vista tematico.
Un altro libro su Woody Allen? E perché no? Così avrebbe potuto rispondere il regista americano a chi gli avesse chiesto: un altro fim comico? Un’altra commedia? Un’altra commedia amara? Un altro film intimistico o drammatico? Un’altra favola magica? Un’altra rivisitazione dei generi? Un’altra autobiografia in maschera? Con le debite proporzioni, questo non è un nuovo libro sull’intero cinema di Allen, è l’analisi dei film drammatici, dei suoi delitti senza castigo, insieme alle suggestioni del cineasta per la magia, le illusioni, i trucchi, indissolubilmente connessi alle pratiche delittuose dell’occultamento. Entrare nel cinema dei delitti-senza-castigo insieme a quello della magia-del-falso/vero di Woody Allen è come fare un viaggio, anche etico, nell’ironia dell’inconscio: la realtà si misura con l’illusione dell’Immaginario restituendo una piacevole inquietudine, esaltata dall’arte geniale della sua narrazione visiva, che aiuta ad accettare di vivere nel cinismo irrazionale del tempo presente, anche con qualche impunita cicatrice morale.
I luoghi, i volti, le atmosfere dei film diretti da Luciano Ligabue rivivono in questo libro appassionante, che restituisce lo spirito più autentico del suo lavoro. Il libro contiene le riflessioni del regista, gli appunti di regia, la sceneggiatura originale di Da zero a dieci e un portfolio originale di immagini di Chico De Luigi. Chiude il libro un intervento di Enzo Gentile.
Benvenuto a Emigranti di poppa, emigranti di prua, questo nuovo libro in cui i segni inconfondibili di Michele Spera e i versi della sorella Raffaella si intrecciano con i disegni dei loro nipotini Giorgio e Michele junior per offrirci una riflessione a quattro mani sul tema più drammatico e ineludibile dei nostri giorni. Doppiamente benvenuto perché, in questo libro soave e inquietante, la compresenza di generazioni rappresenta un passaggio di testimone da un grafico e da una scrittrice noti e maturi ai loro eredi d’arte, appena all’esordio. Due maestri che, resi esperti dagli anni, desublimano il tema dell’emigrazione estetizzandolo; due eredi che, resi sinceri dall’infanzia, offrono del tema una lettura tragica perché priva di mediazioni e di soluzioni. E noi sappiamo che “tragico” è ciò che è necessario ma tuttavia impossibile. Emigranti di poppa, emigranti di prua, il libro appassionato e soave che il clan Spera ci regala, contribuisce a spingere il fenomeno migratorio verso l’esito positivo di un’avventura che, dopo lo strazio dello sradicamento, potrebbe serbare ai migranti un boccone di felicità. Dalla prefazione di Domenico De Masi
Cosa spinge un regista come Michael Mann a portare – sul grande schermo – storie di uomini (e di donne) che vivono e si muovono nelle grandi metropoli statunitensi? Non è certo un semplice gusto estetico/stilistico che ha indicato tale scelta al cineasta di Chicago. No, c’è di più. Nel mettere in scena storie di criminalità, di dolore e disperazione, nel mostrare figure di spietati rapinatori e di poliziotti ligi al dovere, Mann esplica quella che, dopo oltre quarant’anni di attività sul set, è la sua personalissima, più intima filosofia di vita: l’uomo fa parte della città, è un “pezzo” di essa. E da essa prende le mosse, prende forma il destino – (in)evitabile – di ogni singolo uomo. Ecco perché nei suoi film (a partire da Strade violente, Manhunter – Frammenti di un omicidio, Heat – La sfida, fino ad arrivare a Collateral, Miami Vice e Nemico pubblico) il rapporto uomo-città riveste un ruolo di rilievo: anche noi, così come i personaggi manniani, viviamo ogni giorno la realtà di un contesto urbano, il quale porta ad incontri (o scontri) con il prossimo. Obiettivo del presente saggio è quello di mettere in luce, di mostrare al lettore (che sia ...