Un romanzo o un trattato politico? Certamente una piacevole dissertazione sui temi della convivenza civile, se non uno studio impegnato sui difetti di una democrazia immatura e puramente formale (quella americana), troppo “giovane” per l’esperienza di un Pari d’Inghilterra colto e smaliziato. Tuttavia, anche se imperfetta, una democrazia è da preferirsi a una società politicamente e razionalmente perfetta, costituita però da automi privi di sentimento e di immaginazione. E perciò incapaci di libertà. “... Una volta soli nell’alloggio che condividevamo vicino all’ingresso della miniera dissi al mio amico: “Dimmi francamente, cos’hai visto in quel crepaccio? Sono sicuro che si è trattato di qualcosa di strano e terribile. Qualsiasi cosa fosse, ti ha lasciato in mente dei dubbi. In tal caso due teste sono meglio di una. Confidati con me."
Paul Clifford, opera in tre volumi, mai tradotta in Italia, è la storia travagliata di un giovane che si dibatte nelle difficoltà della vita dell’epoca, cercando di sfuggire dal corso che il destino gli ha assegnato. Attraverso continui colpi di scena, il lettore rimane incollato alle pagine, inseguendo il protagonista in un vortice apparentemente senza fine. Nel romanzo traspare il genio drammatico dell’autore che, con la satira politica e sociale dei personaggi, pone l’attenzione su quella parte più debole della popolazione che, a causa della povertà e dell’ignoranza, trovavano nel delinquere l’unica via possibile, oltre alla denuncia contro il sistema giudiziario, che puniva anche i furti comuni con la pena di morte. Ma per il protagonista l’ultima speranza porta il nome di Lucy, un amore quasi impossibile. L’opera si apre con la famosa frase “It was a dark and stormy night...era una notte buia e tempestosa...” ripresa più volte, e in varie epoche, nella letteratura, nel cinema e nel mondo dei fumetti.