L’Ordine politico delle Comunità è il libro nel quale Adriano Olivetti ha organizzato la sua proposta di riforma della società in un preciso progetto costituzionale. Un disegno illuministico di una mente illuminata, come Norberto Bobbio definì l’opera, articolato attorno all’idea di Comunitàcome entità centrale per il riassetto territoriale e istituzionale del governo locale. Nella sua proposta, Olivetti descrive in modo sistematico le funzioni essenziali attraverso cui organizzare l’assetto politico di ogni Comunità, di ogni Regione e dello Stato, per la soluzione, in senso comunitario, a un problema di riqualificazione della rappresentanza politica ancor oggi aperto. «La persona ha profondo il senso e il rispetto della dignità altrui, sente i legami che la uniscono alla comunità cui appartiene, possiede un principio interiore che sostiene la sua vocazione indirizzandola verso un fine spirituale e superiore. Se il mondo vuole evitare nuove catastrofi occorre creare una società in cui la persona possa sviluppare la propria umanità e spiritualità. La società individualista ed egoista dove il progresso economico e sociale era solo la conseguenza di spaventosi...
Riflettendo sulla “Scuola” di sociologia di Chicago ANDREA BIXIO, RAFFAELE RAUTY Premessa RAFFAELE RAUTY Sociologi a Chicago, una “Scuola”, una comunità scientifica ALESSANDRA LORINI Percorsi dell’America progressista tra Otto e Novecento JEAN-MICHEL CHAPOULIE La tradition de Chicago et la recherche actuelle en sciences sociales VINCENZO ROMANIA William Isaac Thomas: profilo intellettuale di un classico della storia del pensiero sociologico MAURIZIO MERICO Giovani e processi educativi nelle ricerche di Frederic M. Thrasher GIUSEPPINA CERSOSIMO Salute e disgregazione sociale nella Scuola di Chicago ALESSANDRO CAVALLI La dimensione ebraica GENNARO AVALLONE Società, rapporti ecologici e segregazione: l’approccio della Scuola di Chicago LUIGI TOMASI Nuova lettura dei principi scientifici di Robert E. Park in funzione dell’attuale “melting pot europeo” GENNARO IORIO Una tradizione teorica diversa: W.F. Ogburn a Chicago ANDREW ABBOTT Brief Remarks to be Read at Salerno Conference on the Chicago School In memoriam DAVIDE CADEDDU Lorella Cedroni: teorica della politica Note FRANCESCO D’URSO The New Property: genealogia e limiti di un concetto ANTONIO COCOZZA Quale...
Nel 1958 Adriano Olivetti partecipò alle elezioni politiche, presentando il Movimento Comunità come alternativa al sistema dei partiti tradizionali. Giancarlo Lunati, coordinatore della campagna elettorale nel Mezzogiorno, racconta quei mesi appassionati e controversi ripercorrendo una fase fondamentale dell’esperienza olivettiana e della storia politica del paese.
“Larvata prodeo” affermava di recente, ricordando il motto di René Descartes. “Fiat veritas et pereat mundus” amava dire altrettanto, torcendo in affermazione la celebre domanda di Hannah Arendt, che a lei tanto evocava l’animus spinoziano. Tra queste due frasi si collocava Lorella Cedroni e la sua misteriosa personalità. Tra queste due frasi trovava espressione la sua gentilezza e la sua modestia, il suo stile, ma soprattutto la sua libertà, che nessuno, né in famiglia né in università, ha mai potuto limitare.
Nel 2000 viene pubblicata la prima edizione di Empire, opera di Antonio Negri e Michael Hardt destinata a diventare pietra miliare della teoria politica contemporanea e nucleo focale di un’elaborazione che si sviluppa tutt’oggi. Con l’intento di «rinvigorire la teoria comunista, o meglio, di scrivere un nuovo capitolo del Capitale», gli autori si propongono di analizzare il mondo globalizzato aggiornando la «cassetta degli attrezzi» di marxiana memoria, traghettando così Marx oltre Marx e il marxismo novecentesco. Empire ha avuto una diffusione planetaria e la sua pubblicazione ha scatenato una discussione amplissima che ha interessato le accademie e i movimenti di tutto il mondo. A distanza di circa vent’anni dalla prima edizione dell’opera, il presente saggio si pone come obiettivo l’analisi critica di questo dibattito e una sua ricostruzione tematica, al fine di mettere a confronto il lavoro di Negri e Hardt con le diverse interpretazioni da essi suscitate e così comprendere compiutamente il loro pensiero.
«I chierici qui in causa assicurano spesso che loro ce l'hanno solo con la democrazia "bacata", com'essa si è dimostrata piú volte nel corso di quest'ultimo cinquantennio, ma che sono tutti per una democrazia "pulita e onesta". Non è vero niente, dato che la democrazia piú pura costituisce, per il principio di uguaglianza civica insito in essa, la formale negazione di quella società gerarchizzata che essi vogliono». Julien Benda, Il tradimento dei chierici. Il ruolo dell'intellettuale nella società contemporanea
L’innovazione è una forza politica. Dopo il trionfo dell’algoritmo, dopo il potere ai social, dopo la rivoluzione delle scienze della vita e della fisica quantistica, stringiamo tra le mani un potere orfano di potenza. Ci eravamo abituati a dire: ciò che non funziona non vale. Eppure l’inanità valoriale di ciò che «potentemente» troviamo continua ad alimentare il nichilismo. Come Alice, abbiamo spiccato il balzo oltre lo specchio, per approdare nel paese delle meraviglie. Ma qui la vecchia strumentazione di gestione del potere, le sue usurate redini, non tengono più. A chi vada attribuita la funzione di sostituirle è un interrogativo al quale non ci si può sottrarre. In un mondo trasformato dall’innovazione e dal glocalismo, l’emergere di nuove soggettività e la formazione delle loro volontà politiche interrogano la capacità, da parte delle istituzioni, di trasformarsi conciliando valori e fini: attingendo a mezzi molto diversi da quando furono concepite. Allora l’esercizio provocatorio della ragione non è materia da indovini, ma da classi dirigenti responsabili predisposte alla visione del futuro.
Hanno collaborato: Walter Siti, Daniele Bettella, Caterina Carone, Stefano Talone, Matteo Trevisani, Giuseppe Zucco, Teresa Ciabatti, Arnaldo Greco, Silvia Calamai, Sapo Matteucci, Alberto Bevilacqua, Vittorino Curci, Paolo Febbraro, Emily Dickinson, Alberto Arbasino, Luca Alvino, Furio Colombo, Silvia Giagnoni.
Storia delle dottrine politiche di John Dunn, pubblicato per la prima volta in italiano da Jaca Book nel 1992, può essere considerato un classico della riflessione sulle finalità e i metodi d’indagine propri della storiografia sul pensiero politico. Introdotto ora da un nuovo saggio del prof. Davide Cadeddu (professore di Storia delle dottrine politiche all’Università degli Studi di Milano), che lo contestualizza all’interno della produzione scientifica dell’autore, questo scritto è ancora in grado di suscitare domande profonde e suggerire risposte originali e attuali sul significato di un approccio peculiare all’analisi delle teorie politiche.
SOMMARIO: Intervento di saluto di Angelo Tranfaglia, Prefetto di Parma — A. Canavero - G. Formigoni - G. Vecchio, Introduzione — S. M. Pizzetti, ‘The happy presage for the century’. La prima conferenza di pace dell’Aja (1899) — F. Panzera, Le iniziative di pace della Svizzera nella prima guerra mondiale — E. Orrù, I tribunali penali internazionali: strumenti di pace? L’ambiguo orientamento del Consiglio di Sicurezza dagli anni Novanta a oggi — M. Elli, La cooperazione nucleare in Europa. Il caso dell’ENEA — R. Paolini, I ‘Panch Shil’ ovvero i Cinque Principi della Coesistenza Pacifica. Jawaharlal Nehru e la Cina (1949-1954) — G. Scirocco ‘La pace è il principio e la fi ne di ogni cosa’. Nenni, il PSI e i percorsi della pace (1948-1969) — T. Romanin, Il Partito Comunista Italiano di fronte alla ‘Pacem in terris’ e alla ‘Populorum progressio’ — M. Paolino, Il dialogo per la pace tra La Pira e i comunisti — P. D. Giovannoni, La Pira e Firenze ‘città sul monte’ — G. Formigoni, La DC e il dibattito sulla pace nel mondo cattolico postconciliare — M. De Giuseppe, Movimenti pacifi sti e aperture terzomondiste. Aldo Capitini e...
Settant’anni dopo, il passaggio dal fascismo alla democrazia si conferma una cesura epocale nella storia del Novecento italiano. Tanto più se considerato nel quadro dello scenario europeo, il 1945 fu per il nostro paese il baricentro di una transizione di grande portata, avviata negli anni della guerra e gradualmente conclusasi nel decennio successivo. Al di là delle pur notevoli persistenze, si chiusero i conti con la dittatura fascista e il bellicismo nazionalista e si posero le basi di una lunga stabilità democratica, ricomponendo profonde lacerazioni del tessuto civile e sociale. Si avviò al contempo un passaggio irreversibile destinato a cambiare in profondità i caratteri costitutivi del paese, dalla collocazione internazionale al sistema politico, dall’articolazione della società civile alle culture civiche.
Tra il 1930 e il 1960 si riunisce attorno ad Adriano Olivetti un gruppo di intellettuali dalla diversa formazione, spinto dall’urgenza di dare vita a una nuova disciplina urbanistica capace di governare, attraverso la progettazione, la costruzione di un paese più moderno e più avanzato. Un approccio organico che Carlo Olmo, nell’analisi di quella straordinaria esperienza e nel dialogo con Antonio De Rossi che segue, auspica possa essere nuovamente adottato perché, attraverso l’urbanistica, si possa concretizzare un nuovo patto di cittadinanza.
Indice Questo numero (p. 5) Riflessioni Andrea Graziosi, Vittorio Foa e la sinistra italiana, 1933-2008 (p. 7-34) Adolfo Scotto di Luzio, Vent’anni di storia della scuola, 1990-2010 35-50) Discussioni Mary Nolan, Anders Stephanson, Arnaldo Testi e Daniel T. Rodgers, Fratture (a cura di Mario Del Pero) (p. 51-67) Rassegne e letture Vittorio Beonio Brocchieri, La rivoluzione industriale in una prospettiva globale (p. 69-72) Chiara Ottaviano, Stampa e giornalisti in Italia (p. 73-75) Filippo De Pieri, Spazi domestici (p. 76-78) Antonella Salomoni, Chiese e comunismo (p. 79-81) Paolo Prato, Canzoni, suoni e «rumori» d’Italia (p. 82-85) Maria Serena Piretti, Sull’ultimo Tony Judt (p. 86-87) Altri linguaggi Francesco Buscemi, Napoléon III et l’Italie (p. 89-90) Luca Di Mauro, La Commune 1871 (p. 91-2) Alessandro Polsi, Dalla lira all’euro (p. 93-94) Tiziano Bonazzi, The Conspirator (p. 95-96) Arturo Marzano, The Promise (p. 97-98) Mario Del Pero, The Kennedys (p. 99-100) Carolina Castellano, Pro patria (p. 101-102) Memorie e documenti (p. 103-130) I libri del 2011/1 Collettanei (p. 133-144) Monografie (p. 145-272) Indice dei recensori (p. 273-275)
Il volume presenta un quadro analitico del voto referendario del 2-3 giugno 1946, muovendosi nella cornice della storia politico-istituzionale e della geografia elettorale, in proficuo dialogo con la politologia storica. L’approccio metodologico privilegia il punto di osservazione delle istituzioni da Sud a Nord e muove dalla raccolta dei dati nei singoli comuni della penisola, quali basi naturali di tutte le circoscrizioni elettorali. Comparando il voto istituzionale con quello amministrativo e politico nel 1946, si individuano le linee di continuità con i flussi elettorali del primo dopoguerra e le più marcate faglie politico-sociali, sia nelle aree a prevalenza repubblicana che in quelle a maggioranza monarchica. La ricca varietà geografica delle due opzioni istituzionali mostra le peculiarità politico-amministrative nel processo di costruzione della democrazia repubblicana.
Il nostro tempo ha negato la tensione di ogni uomo verso qualcosa di più grande, e forse di irraggiungibile, sostituendola con una cultura degradata e ristretta dove i diritti universali sono privi di concretezza e la libertà è intesa come semplice cancellazione di qualsiasi dovere. Ancora più dei diritti, sono invece proprio i doveri, verso se stessi e verso gli altri, ad ancorare l’uomo alla realtà e alla società in cui vive, evitando il rischio di sentirsi sradicati e in balia degli eventi. Secondo Simone Weil, voce inascoltata e profetica del XX secolo, interessarsi davvero del destino dell’uomo significa, quindi, prima di tutto aggrapparsi saldamente e rimanere fedeli alle proprie radici. Potrebbe sembrare un banale richiamo alle tradizioni; invece non è così, perché le radici dell’uomo hanno origine oltre la sfera temporale, nell’eterno e umanissimo desiderio di verità e di bene.
Le conquiste della tecnica e una certa meccanizzazione dell’esistenza hanno condotto a esaltare la tecnologia come esempio di razionalità perfetta, oggettiva e priva di errore. Ma la ragione della macchina è diversa dalla ragione umana, e pensare che il progresso tecnologico non riguardi anche la sfera spirituale significa aver capito ben poco della ricchezza presente nell’animo di ogni individuo. Soltanto in nome di una ragione liberata da questo equivoco è possibile riappropriarsi della fonte stessa di tale ricchezza: l’amore, l’unico elemento in grado di ricomporre la frattura che ha separato ragione ed emozione e di restituire senso a una tecnologia altrimenti senza scopo e significato. Ed è proprio questa la sfida nella quale, secondo Mumford, si gioca il destino dell’uomo moderno e in definitiva della nostra specie.
TITO MARCI Dare una chance all'etica Give Ethics a Chance: Rethinking Politics and Ethics in Contemporary American Society RICHARD A. COHEN Introduction RICHARD I. SUGARMAN Is Ethics Possible in Contemporary American Political Life? CHRISTOPHER BUCKMAN Palladium of the People: A Kantian Right to Internet Access RICHARD A. COHEN The Deleterious Politics of Plutocracy L'eredità di Baudrillard DOMENICO SECONDULFO, DEBORA VIVIANI L'eredità di Jean Baudrillard a dieci anni dalla sua morte DARIO ALTOBELLI “Una inalienabile e indistruttibile qualità umana”. Clonazione e ingegneria genetica nella riflessione di Jean Baudrillard e Jürgen Habermas Sociologia concettuale ANDREA BIXIO Il dominio del sacro mediante il suo oblio Studi e commenti ANGELO MARIA PETRONI Valori, libertà ed evoluzione LUIGI BERZANO, ANTONIO RAFELE Max Weber e la sociologia dell'innovazione ALDO SANDULLI Della corruzione degli antichi comparata a quella dei moderni. Considerazioni a margine delle riflessioni di Luca Fezzi FRANCESCO D'URSO Quale destino per l'obligatio? La ricostruzione storico-concettuale di Francesco Gambino CHIARA MAGNESCHI Diritto, valori e consenso sociale nel lavoro del giudice. Note a...