Fin dalla trattatistica del tempo, l’arte italiana del Quattrocento è stata vista come una «rinascita» di valori, estetici, morali, culturali, persi o sopiti durante la lunga stagione dell’Evo «Medio»; e quindi come prodromica all’esito ancora più alto, anzi definitivo, della «maniera moderna». Il Rinascimento, specie quello toscano, sarà la palestra privilegiata della nascente connoisseurship, e spesso anche soggetto privilegiato delle prime campagne fotografiche. L’autocoscienza è in ogni caso uno dei tratti distintivi della cultura, soprattutto italiana, tra Quattro e Cinquecento, e sempre più frequenti sono le celebrazioni di artisti da parte dei letterati. Il presente volume, attraverso lo schermo di una pluralità di voci e di competenze, propone uno sguardo vivace e dinamico che si rivolge a studiosi, studenti delle nostre università e appassionati non rassegnati o arresi all’industria delle mostre di massa e della storia dell’arte intesa come intrattenimento. I contributi presenti nel volume illustrano: la fortuna del Rinascimento da Vasari ai neoclassici (Ambrosini Massari), da Goethe a Berenson (De Carolis), e nella fotografia (Cassanelli), i...
Negli ultimi otto anni della sua vita Schopenhauer raccolse in un fascio di fogli citazioni, ricordi, riflessioni, appunti di lavoro, massime e norme di comportamento cui diede il titolo di Senilia. In tali fogli, qui radunati e tradotti per la prima volta in italiano, egli si proponeva di condensare quella sapienza quotidiana che, sola, può rendere sopportabile e perfino piacevole la vecchiaia, compensando la terribile sensazione che «il Nilo stia ormai arrivando al Cairo». È un contrappunto meditativo e rinvigorente al tramonto della vita: quell’arte di bene invecchiare che la filosofia da sempre ha tentato di offrire.
Da qualche decennio l’arte romanica è alla moda. Ma la basilica di Ripoll o il Fondaco dei Turchi a Venezia sono veramente edifici romanici? Le statue lignee raffiguranti la Madonna e Cristo con il volto nero erano proprio così anticamente? In questo libro si mette in discussione il concetto stesso di romanico e di arte romanica, se ne indagano le origini, e soprattutto si contestualizza la sua genesi storiografica nel particolare contesto culturale della prima metà dell’Ottocento, quando in tutta Europa per la prima volta si scoprì, come d’improvviso, la produzione artistica anteriore all’avvento di quella maniera di costruire che Vasari definì come tedesca o portata dai Goti. Il libro analizza l’elaborazione storiografica e nazionalistica dell’idea di romanico, decostruendone invenzioni ed errori, ponendo l’accento su alcune questioni controverse come la popolarità degli artisti, il ruolo della donna nell’universo artistico misogino dell’epoca o la ricca policromia degli edifici. Ma nello stesso tempo svela la vera personalità del Medioevo romanico, dalla Francia all’Italia, dall’Inghilterra alla Catalogna, mettendo a confronto idee e modelli...
Kintsukuroi significa “riparare con l’oro”: è ciò che possiamo fare quando qualcosa si rompe nella vita. Impariamo a curare le nostre ferite per farne la nostra bellezza. Quando un vaso va in mille pezzi, i maestri artigiani del kintsukuroi ne raccolgono i frammenti e li saldano, riempiendo le crepe sottili con pasta d’oro o d’argento. Non nascondono le fratture, ma le esaltano, convinti che un vaso riparato mostri tanto la fragilità quanto la forza di resistere. In questo libro Tomás Navarro ci insegna ad applicare l’arte del kintsukuroi alle nostre vite, fornendoci tutti gli strumenti per diventare maestri nella cura delle nostre ferite: solo così impareremo a ricomporre le fratture dell’anima e a fare di noi stessi creature sempre più forti e preziose. Una guida per imparare a trasformare le avversità in vere opportunità per diventare più resistenti, più interessanti, più belli.
Il cammino dell’arte contemporanea è visto, in sostanza, come la tensione dialettica tra due modelli, l’uno dei quali volto a raggiungere una sintonia tra la sensibilità dell’uomo e una tecnologia di specie meccanica, fondata cioè sulle macchine mosse dell’energia termica, mentre l’altro modello si ispira all’avvento dell’elettronica, in cui molti sono ormai disposti a vedere il tratto caratterizzante della nostra condizione postmoderna. Meccanomorfismo ed elettromorfismo sono così i due poli tra i quali appare tesa la vicenda dell’arte contemporanea: poli che beninteso non sempre sono apparsi allo scoperto, ma che anzi hanno dato luogo a molte varianti e manifestazioni anche deviate e improprie. Il meccanomorfismo trionfa senza dubbio nel Cubismo e nelle altre tendenze costruttiviste e neoplastiche del primo Novecento. L’elettromorfismo trova un preannuncio nello spazio ‟romantico” del primo Cézanne, o negli aneliti mistici dei Simbolisti, per manifestarsi già in forma diretta con i Futuristi, e soprattutto con i Dadaisti, i più risoluti nell’abbandonare la superficie dipinta per avventurarsi nello spazio dei processi mentali. D’altra parte i...
L'interesse sempre maggiore che suscitano i problemi di conservazione dell'arte contemporanea a causa del suo rapidissimo degrado, è al centro di L'arte fuori dal museo. Problemi di conservazione dell'arte contemporanea di Simona Rinaldi, concepito in parallelo a L'arte fuori dal museo. Saggi e interviste di Elisabetta Cristallini (Gangemi Editore, 2008).
“Memoria e Materia dell'opera d'arte attraverso i processi di produzione storicizzazione conservazione musealizzazione” – Coordinamento: Maria Andaloro La crisi che attraversa la storia dell'arte oggi non è legata all'idea del suo esaurirsi, quanto all'esigenza di rinnovare le dimensioni di senso. In modo più o meno consapevole, e in modi non sempre condivisi, è in atto una svolta. Il libro si pone all'interno di questa svolta. Ne sono spia i percorsi di conoscenza compiuti dai dottorandi quando si svincolano dall'aderenza a un rigido disciplinare metodologico e si aprono agli innesti delle varie morfologie artistiche nel vasto orizzonte dei beni culturali; dove l'opera d'arte non è solo oggetto di conoscenza profonda e raffinata, ma anche contestualmente oggetto di cura, perché sia conservata e comunicata, messa cioè in relazione con la coscienza di chi l'osserva, la studia e la incanala verso percorsi di comprensione.
Operai, studenti, badanti, braccianti, insegnanti, impiegati: sono solo alcune delle categorie che ogni anno si muovono in lungo e in largo attraversando l’Italia. Si spostano per cercare un lavoro o per lavorare, per studiare o per formarsi, per trovare un’occasione o per inseguire un progetto. Sono i protagonisti delle migrazioni interne del Duemila, un fenomeno che ha qualche punto in comune con quello del passato più recente, ma che si presenta in forma nuova e in genere poco visibile, soprattutto al grande pubblico. Michele Colucci e Stefano Gallo, in collaborazione con il Cnr, hanno elaborato uno strumento fondamentale per tirare questa realtà fuori dall’ombra: il Rapporto sulle migrazioni interne, infatti, si propone di presentare ogni anno la consistenza, l’evoluzione e le trasformazioni nella mobilità territoriale all’interno dell’Italia, proponendo dati quantitativi, approfondimenti monografici e scavi di carattere storico in una prospettiva multidisciplinare che coniughi storia e scienze sociali. Il quadro che emerge è quello di una società in continuo movimento, nella quale la variabile della mobilità diventa la chiave di lettura per ripensare i...
Vladimir Giorgio Scerbanenco, ucraino di nascita (Kiev, 1911) ma italiano d’adozione e di formazione, è morto a Milano nel 1969 dopo essere stato uno tra i maggiori protagonisti della nascita e dello sviluppo della letteratura di massa in Italia. Autentica «macchina per scrivere storie», ha frequentato con perizia e disinvoltura tutti i generi cosiddetti «paraletterari» attribuendo loro nuova dignità. È stato autore di un centinaio di romanzi, di svariati racconti e di numerosi articoli che testimoniano un percorso letterario coerente, personale e innovativo riconosciuto in parte e solo tardivamente dalla critica. Circa vent’anni dopo aver significativamente contribuito al rinnovamento della letteratura «gialla» classica, alla fine degli anni Sessanta, ha usato la propria acuta sensibilità noir per sconvolgere l’immaginario letterario nazionale. In questi ultimi lavori, in particolare, non si tratta di risolvere un enigma, ma piuttosto di rappresentare e comprendere la sfera delle sofferenze individuali all’interno di più ampie determinazioni sociali che pesano fatalmente sulla possibilità del singolo di esperire razionalmente la realtà. Alla forma...
De otio - De tranquillitate animi Edizioni integrali con testo latino a fronte Cura e traduzione di Mario Scaffidi Abate Come la contemplazione non è assenza di attività, così la serenità non è mancanza di passioni, ma l’equilibrio armonico tra di esse. L’otium era, per i Romani, il riposo dalle pratiche consuete e come tale includeva anche la vita contemplativa. Giustificando il suo ritiro dalla politica, Seneca sostiene nel De otio che la contemplazione è pur essa un’azione. Noi aggiungeremmo che è l’azione per eccellenza, perché contempla tutte le azioni, nel duplice senso di “osservare” e “contenere”. Nel De tranquillitate animi, poi, vedremo che la serenità non esclude la partecipazione alla vita attiva e anzi in certi casi (stati di ansia, malinconia, noia) si può conseguire proprio nell’impegno sociale. Lucio Anneo Senecanacque a Cordova, in Spagna, intorno al 4 a.C. Avviatosi verso un ideale ascetico di vita, da cui lo distolse il padre, abbracciò la carriera forense e la vita politica prima sotto Caligola, poi sotto Claudio e infine sotto Nerone. Ricchissimo, fu oggetto di aspre critiche e venne anche citato in giudizio. Nel 65, coinvolto...
L'architettura tradizionale dell'Abruzzo ha sempre fatto un grande uso della pietra, soprattutto calcarea, dando vita ad una civiltà costruttiva di alto livello, malgrado i gravi danni inferti dai terremoti ricorrenti. Questo lavoro di Anna Di Nucci approfondisce il tema delle tecniche costruttive storiche nell'area appenninica centrale, esaminando il patrimonio di edilizia religiosa della antica diocesi di Valva e Sulmona, in un periodo ampio che va dal pieno Medioevo al Settecento. L'area considerata è collocata in una posizione nodale per gli scambi commerciali e culturali di ogni epoca e presenta una sua netta identità architettonica. Grazie ad una conoscenza capillare del territorio e ad una schedatura analitica di monumenti spesso poco noti o addirittura del tutto ignorati, il volume restituisce tipologie e tecniche costruttive, ma anche la storia edilizia complessiva di una città e del suo circondario. Il lavoro rivela la compresenza di fattori diversi nella costituzione del patrimonio locale: innanzitutto il sapere tecnico ereditato dai popoli italici e dal mondo romano; poi le conoscenze apportate dalle comunità monastiche e degli avvicendamenti dinastici; infine,...