
Il Vigile Rollo, tranquillo impiegato con problemi di forma fisica, senza grandi interessi al di fuori di una stravagante passione per i ponti ed afflitto da una zia possessiva, si trova suo malgrado coinvolto in una vicenda apparentemente banale, ma che finisce per rivelarsi un mistero inspiegabile. Inizia così (siamo nella primavera del 1972) un’indagine che lo porta a incontrarsi e a scontrarsi con molti dei suoi concittadini, in un piccolo paese forse di fantasia, ma che ha tutte le caratteristiche dei centri che si trovano sul confine geografico e culturale tra Liguria e Piemonte (diciamo, per fare un esempio, la Valle Scrivia). Spinto da un ostinato desiderio di verità e munito della vecchia bicicletta di servizio, Rollo non si arrende alle prime scoraggianti evidenze e continua a mettere insieme i tasselli di un fatto che ha antiche radici, muovendosi per le osterie e i vicoli del borgo tra vecchi amici reticenti, giovani extraparlamentari, arzilli comunisti centenari e squillo sentimentali. Una storia di paese, nella quale si respirano le atmosfere di un mondo, forse defilato ma vivo, e di un tempo per il quale si comincia a sentire un’irragionevole nostalgia.
Autobiografia di un vigile urbano, irriverente, ironico, atipico e geniale. Un trattato scentifico sulla seduzione ed altro. In un libro finora mai scritto sull’improvvisazione, sulle avventure e sulla mente, dove neanche un’opera di fantasia sarebbe mai arrivata.
E’ comodo definirsi scrittori da parte di chi non ha arte né parte. I letterati, che non siano poeti, cioè scrittori stringati, si dividono in narratori e saggisti. E’ facile scrivere “C’era una volta….” e parlare di cazzate con nomi di fantasia. In questo modo il successo è assicurato e non hai rompiballe che si sentono diffamati e che ti querelano e che, spesso, sono gli stessi che ti condannano. Meno facile è essere saggisti e scrivere “C’è adesso….” e parlare di cose reali con nomi e cognomi. Impossibile poi è essere saggisti e scrivere delle malefatte dei magistrati e del Potere in generale, che per logica ti perseguitano per farti cessare di scrivere. Devastante è farlo senza essere di sinistra. Quando si parla di veri scrittori ci si ricordi di Dante Alighieri e della fine che fece il primo saggista mondiale. Le vittime, vere o presunte, di soprusi, parlano solo di loro, inascoltati, pretendendo aiuto. Io da vittima non racconto di me e delle mie traversie. Ascoltato e seguito, parlo degli altri, vittime o carnefici, che l’aiuto cercato non lo concederanno mai. “Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia,...
Comici spaventati guerrieri è una "recherche" metropolitana che si dilata coralmente come un blues ritmando spostamenti e appostamenti, separazioni e incontri, agguati e fughe, colpi di kung-fu e spari, amori improvvisi e improvvise amicizie, dialoghi, monologhi, visioni e sogni. Sulle sue note ilari aleggia l'atmosfera acre della città e l'infinita distanza tra "centro" e "periferia". Giacché questo è un romanzo in cui il riso ricade sul cinismo, la corruzione squallida e dorata, la stupidità di questi anni che qualcuno ha definito e qualcuno ha voluto bui. E' un romanzo che risuona delle impreviste possibilità polifoniche del tragicomico quotidiano, un libro in definitiva che non somiglia a nessun altro somigliando a Stefano Benni. Il quale raggiunge qui un'altra meta del suo percorso solitario, rivolto a riscattare il comico dagli avvilimenti imperanti, a restituirgli dignità letteraria in una scrittura vibrante di modulazioni musicali e poetiche, e in una tensione tematica che porta questo genere ad affacciarsi - come per sfida - sull'opposta sponda del tragico. E' una ricerca la sua che ha già suscitato interesse anche fuori d'Italia.
E’ comodo definirsi scrittori da parte di chi non ha arte né parte. I letterati, che non siano poeti, cioè scrittori stringati, si dividono in narratori e saggisti. E’ facile scrivere “C’era una volta….” e parlare di cazzate con nomi di fantasia. In questo modo il successo è assicurato e non hai rompiballe che si sentono diffamati e che ti querelano e che, spesso, sono gli stessi che ti condannano. Meno facile è essere saggisti e scrivere “C’è adesso….” e parlare di cose reali con nomi e cognomi. Impossibile poi è essere saggisti e scrivere delle malefatte dei magistrati e del Potere in generale, che per logica ti perseguitano per farti cessare di scrivere. Devastante è farlo senza essere di sinistra. Quando si parla di veri scrittori ci si ricordi di Dante Alighieri e della fine che fece il primo saggista mondiale. Le vittime, vere o presunte, di soprusi, parlano solo di loro, inascoltati, pretendendo aiuto. Io da vittima non racconto di me e delle mie traversie. Ascoltato e seguito, parlo degli altri, vittime o carnefici, che l’aiuto cercato non lo concederanno mai. “Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia,...
E’ comodo definirsi scrittori da parte di chi non ha arte né parte. I letterati, che non siano poeti, cioè scrittori stringati, si dividono in narratori e saggisti. E’ facile scrivere “C’era una volta….” e parlare di cazzate con nomi di fantasia. In questo modo il successo è assicurato e non hai rompiballe che si sentono diffamati e che ti querelano e che, spesso, sono gli stessi che ti condannano. Meno facile è essere saggisti e scrivere “C’è adesso….” e parlare di cose reali con nomi e cognomi. Impossibile poi è essere saggisti e scrivere delle malefatte dei magistrati e del Potere in generale, che per logica ti perseguitano per farti cessare di scrivere. Devastante è farlo senza essere di sinistra. Quando si parla di veri scrittori ci si ricordi di Dante Alighieri e della fine che fece il primo saggista mondiale. Le vittime, vere o presunte, di soprusi, parlano solo di loro, inascoltati, pretendendo aiuto. Io da vittima non racconto di me e delle mie traversie. Ascoltato e seguito, parlo degli altri, vittime o carnefici, che l’aiuto cercato non lo concederanno mai. “Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia,...
Crimini, intrighi, stragi e omicidi. Duemila anni di storia scritta con il sangue La storia di Milano è fatta anche di atroci delitti, omicidi che per la loro portata hanno cambiato il corso degli eventi, scandito la brusca chiusura di epoche e domini, o l’inizio di nuove, travagliate stagioni di violenza e di incertezze. È una storia che inizia dal martirio dei primi santi cristiani, prosegue con le lotte di potere nelle corti rinascimentali, con gli assassini seriali, le esecuzioni “politiche”, termina con i casi della cronaca nera contemporanea. Le vendette consumate al tramonto del ventennio fascista hanno dato seguito alle lunghe stagioni “di piombo” del terrorismo, agli atti più efferati della delinquenza comune e della criminalità organizzata, ai delitti “griffati” consumati nell’ambiente del jet-set e a quelli di strada, opera di gang giovanili. Molti di questi fatti hanno suggestionato le folle, ispirato letterati, convinto storici e ricercatori a scavare in profondità, nelle vicende, nella psicologia dei criminali e nei motivi che li hanno spinti ad agire, fino a svelare scomode verità. Non tutti i delitti raccolti hanno trovato una solida...
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