
[…] desidero, in particolare, esprimere un certo interesse per l’originale definizione di “corporeità” che il dott. Mezzetti si è impegnato a produrre: effettivamente, a tutt’oggi, in molti contesti accademici, scientifici e/o divulgativi non si presta particolare attenzione alla specificità lessicale e concettuale relativa all’uso di questo termine e nel linguaggio corrente non emerge quella attenzione a una giusta diversità lessicale ben evidenziata nel corpo centrale di questo testo. (dalla Presentazione del Prof. Riccardo Agabio, Presidente Federazione Ginnastica d’Italia)
aut aut – numero 375 (dicembre 2016) della rivista fondata da Enzo Paci."Agonismo e gioco".
In questo libro, il secondo della collana Strumenti di neuro e psicomotricità, patrocinata da ANUPI ((Associazione Nazionale Unitaria Psicomotricisti e Terapisti della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva Italiani), gli autori si concentrano sul gioco come strumento da utilizzare per favorire lo sviluppo psicomotorio dei bambini e come mezzo da sfruttare nella terapia psicomotoria.Dopo un’introduzione sul significato del gioco e sui diversi modi di concepire il momento ludico, gli autori presentano due ricerche che dimostrano come un ambiente psicomotorio costruito e condotto da uno psicomotricista garantisca lo sviluppo psicomotorio da 1 a 7 anni sfruttando un clima ludico coinvolgente e positivo per i bambini.L’ultima parte raccoglie esempi di attività da svolgere con i bambini, in gruppi o singolarmente.
Esiste una definizione unica di gioco? Stefano Bartezzaghi, fedele alla lezione dei suoi “padri giocatori” – da Umberto Eco a Giampaolo Dossena, da Johan Huizinga a Ludwig Wittgenstein a Roger Caillois –, ci mostra che quella del gioco è una dimensione screziata, molteplice, cadenzata da continue oscillazioni. Costantemente in bilico tra regole e libertà, tra realtà e finzione, il gioco è oscillante quanto pervasivo. Ne ritroviamo elementi nelle narrazioni, nella moda, nel design “user friendly”, nel tempo tradizionalmente dedicato al lavoro, nei linguaggi e nei comportamenti sociali, perfino nel terrorismo: i wargames strategici sono diventati negli anni così rilevanti per il reclutamento dei professionisti della guerra che perfino l’Isis attira e addestra i suoi adepti con videogiochi come Call of Duty. Di gioco, o meglio di ludico, sono intrise poi le relazioni che tutti intratteniamo online, ricche come sono di toni semiseri, tormentoni virali, emoticon, ironia e naturalmente inviti, spesso molesti, a qualche nuovo gioco sui social network. La nostra realtà, insomma, assomiglia sempre di più a una “ludoteca di Babele”, in cui la cultura di massa ha...
Il tema: Oggetti, a cura di Sandra Cavallo e Isabelle Chabot Sandra Cavallo e Isabelle Chabot, Introduzione | Open access Tessa Storey, Oggetti e legami nella casa delle cortigiane: erotismo e distinzione sociale nella Roma barocca (p. 21-40). Silvana Musella Guida, Sonia Scognamiglio Cestaro, Una società da svelare. Genere, consumo e produzione di biancheria nella Napoli rinascimentale (p. 41-60). Franca Bellucci, Oggetti e doni in esempi di creanza ottocentesca (p. 61-78). Alessandra Gissi, «La più celebre antica borsa»: ovvero il capitale della levatrice (XIX-XX secolo) (p. 79-95). Enrica Asquer, La “Signora Candy” e la sua lavatrice. Storia di un’intesa perfetta nell’Italia degli anni Sessanta (p. 97-118). Ricerche Anna Balzarro, La “ragazzina nuova”? Il fascismo e le immagini di bambine (p. 119-145). Rassegne Barbara Caine, Le donne nella storiografia sudafricana (p. 147-157). Riviste Edith Saurer parla de «L’Homme» con Giuseppina Fortunato (p. 159-165). Recensioni Carlotta Sorba, Sessualità e violenza nel discorso nazionale europeo [recensione di A.M. Banti, L’onore della nazione, Torino 2005] (p. 167-172). Teresa Bertilotti, L’impiego al femminile...
Lo studio della televisione e dei media, in ambito accademico e non solo, ha ormai una lunga storia, ricca di idee, concetti, discussioni e metodologie. Questo volume mette in fila le parole chiave più importanti per fare il punto su questa ricca e articolata tradizione, e insieme per guardare avanti, verso le nuove domande, le nuove frontiere e le nuove sfide che stanno emergendo nel campo di ricerca. Ognuna delle sessantacinque parole chiave – affidate a studiosi affermati e autorevoli ricercatori – presenta definizioni e contesti, ricostruisce e intreccia storie, mette in discussione posizioni assestate, getta lo sguardo sullo scenario contemporaneo, in una fruttuosa sintesi della più importante letteratura scientifica e del più avvertito dibattito giornalistico e pubblico. Parole chiave per i media studies offre ampie riflessioni su temi quali il rapporto tra i media e la società, l’idea di testo e quella di gusto, le celebrità e i fan, l’impatto del digitale e il dibattuto concetto di «nuovi media», l’industria e i pubblici, il potere e il diritto d’autore, l’ironia e gli incerti confini del popolare. Si propone dunque come testo di studio, strumento di...
Che cosa ci si gioca davvero, quando si gioca? E quale influenza ha sulla nostra società questa dipendenza, che in tanti insistono a descriverci come innocua, anche quando orribili fatti di cronaca li smentiscono? Un gruppo di ricercatori ci racconta la ludopatia nel tempo delle speranze svanite, e nel quale tentare la fortuna sembra divenire per tanti l'unica strada verso un futuro migliore. Ma quali radici ha questa passione sfrenata? Chi, oltre allo stato, davvero ci guadagna? E cosa possiamo fare, di concreto, per cambiare le cose? Numero di caratteri: 69693
Aldo Carpi è una figura tra le più interessanti e umili del Novecento, sul quale molte pagine dovevano ancora essere scritte. La sua volontaria lontananza dalle avanguardie artistiche e la sua misura hanno fatto di lui una figura quasi mitica. Chi ebbe la fortuna di incontrarlo non lo dimenticò mai perché era impossibile rimanere estranei alla calda umanità di cui era dotato. Elisa Biacca nasce a Voghera nel 1989. Laureata cum Laude all’Accademia di Brera di Milano in Comunicazione e Didattica dell’Arte, segue dal punto di vista critico l’opera del pittore Pietro Bisio e si occupa della valorizzazione del proprio paese. Le interessano le storie chiuse in vecchie lettere o sepolte negli archivi che aspettano di essere raccontate.
Un racconto illustrato e una parte integrativa a carattere pedagogico destinata a genitori, insegnanti, educatori e adulti in genere costituisce questo prezioso libro nato per accompagnare “piccoli” e “grandi” in un’esplorazione delle dinamiche del proprio sé e nella ricerca dell’equilibrio tra mente, corpo e cuore. Il testo apre in particolare una finestra sul mondo della scuola, cercando di dare validi strumenti sia ai bambini, per riconoscere e integrare alcuni aspetti di sé, che agli adulti, per apprendere strumenti efficaci al fine di supportare i più piccoli in una crescita e una formazione equilibrate. Questo lavoro è un sincero impegno per contribuire allo sviluppo della consapevolezza in ambito educativo e formativo e per la diffusione di un approccio più integrato delle componenti mente, corpo e cuore in ogni persona. “Che tu sia un bambino, una bambina, un genitore, un insegnante, non avere mai paura di essere te stesso, esattamente così come sei, ma non smettere mai di cercare un equilibrio, il Pianeta Me ha bisogno di questo, e mentre lo cerchi, un po’ lo hai già trovato”. (Raje Anna Dal Pan) “Questo libro è frutto della collaborazione di...
Di fronte allo scorrere del tempo e alle difficoltà la maggior parte di noi si lascia schiacciare dalla "fatica di vivere": siamo sempre in azione e mai soddisfatti, continuamente spinti - e insieme sopraffatti - dalle ambizioni, dalle circostanze, dalle paure. C'è però chi, al contrario, sa reagire anche nei momenti più complicati, confrontandosi con ciò che l'esistenza dona e trovando l'equilibrio che porta alla "gioia di vivere". Proprio questa "gioia di vivere" è al centro del libro di Andreoli, che qui delinea un percorso per aiutarci a sviluppare la capacità, che tutti abbiamo dentro, di passare dalla dimensione dell'"io" a quella del "noi", di coltivare i nostri legami e guardare in faccia il presente, liberandoci dai desideri irrealizzabili che rimandano sempre la gioia al futuro e dai rimpianti che ci respingono nel passato. Perché la scelta tra vivere male e vivere bene è nelle nostre mani e, se lo vogliamo, è possibile imparare a godere in tutta la sua pienezza di ciò che accade dentro e fuori di noi.
In questo scritto si intende rivalutare l'impiego del testo letterario nell'insegnamento delle lingue straniere attraverso l'utilizzo di attivita ludiche che permettano una piena ed attiva partecipazione del soggetto al processo glottodidattico. Il libro e diviso in due parti: una parte teorica (capitoli 1-2-3) e una parte operativa (capitoli 4-5). La parte teorica introduce il tema della didattica della letteratura da un punto di vista storico e metodologico. La parte operativa presenta due unita didattiche dedicate alla novella in cui si sono applicati i principi teorici tracciati precedentemente. A queste segue una guida per l'insegnante in cui si spiegano le finalita, le modalita e i tempi di realizzazione di ogni attivita/gioco proposto. Tale approccio puo essere applicato con successo nell'ambito della didattica della letteratura nella classe di lingua permettendo di esercitare contemporaneamente sia le capacita linguistiche che quelle cognitive."
Come fanno le serie tv di nuova generazione a tenerci incollati allo schermo, spingendoci a guardare dieci puntate di fila e parlare dei protagonisti come se fossero i nostri amici più cari? Quasi mai per caso, né per l’idea geniale di un solo showrunner, bensì grazie allo sforzo creativo e collaborativo che avviene nella «stanza degli autori».In Complex Tv lo studioso di televisione e media Jason Mittell ci accompagna lungo la filiera delle serie, dall’ideazione alla produzione, dalla ricezione del pubblico alla gemmazione dei paratesti. In questo percorso l'autore ci spiega cosa distingue la «televisione complessa» da quella del passato, con particolare attenzione allo storytelling e alle tecniche peculiari del mezzo. Emancipandosi dalla narratologia tramite un linguaggio nuovo e dedicato, esamina tutti i capisaldi di questo formato e i fenomeni a essi associati: dalla rivoluzione apportata dai Soprano al successo irripetibile di Lost, dalla struttura comica complessa di Arrested Development e How I Met Your Mother fino alla radicale trasformazione di Walter White in Breaking Bad.Complex Tv non si rivolge solo agli appassionati: oltre a essere lo strumento che mancava ...
The book, divided into three parts, proposes to study sports practices in the light of a new science: motor praxeology.
Fabrizio Ravaglioli (1932-2013) è stato uno storico della Pedagogia e dei processi educativo-culturali nella civiltà occidentale. Un maestro del pensiero, Questo libro non è solo un omaggio e un ringraziamento a Fabrizio Ravaglioli poiché ha le riflessioni di studiosi che, a partire dalla sua opera, tracciano un bilancio prospettico del pensiero pedagogico nel XXI secolo. I saggi e le testimonianze contenute nel volume sono arricchiti da un testo inedito dedicato da Ravaglioli alle tracce premoderne, quelle di un “duraturo Medioevo”, presenti nella pur così diversa società postmoderna.
Di fronte all’ascesa del cognitivismo negli studi letterari, questo saggio assume un compito di mediazione e mira a presentare alcuni risultati delle neuroscienze contemporanee che incidono su questioni rilevanti per lo studio della letteratura. L’idea di «simulazione incarnata» e la teoria del linguaggio incarnato occupano il centro della scena e consentono di ripensare in modo nuovo le basi dell’interpretazione e del metodo nelle scienze umane. La concezione dell’arte come dominio nel quale rimettiamo in gioco la nostra esperienza per conoscere gli altri e rinnovare noi stessi sembra trovare un fondamento imprevisto. Fra cultura umanistica e scienze naturali si apre un terreno comune sul quale dialogare.
Quello di una bimba di due anni che esplora e sovverte il suo ambiente quotidiano è detto gioco, ma che cosa ci autorizza a usare la stessa parola per il calcio o per gli scacchi? E che dire di quanti hanno parlato dell'arte, della letteratura e della filosofia come di sublimi giochi intellettuali? Ermanno Bencivenga si inoltra nel labirinto delle mille accezioni del termine gioco, fra sentieri tortuosi, svolte impreviste e vicoli ciechi.
La diffusione dei videogiochi nel corso di questi ultimi anni ha influenzato profondamente il nostro immaginario collettivo fino a modificare la nostra concezione del Sé. In questa nuova edizione, il volume affronta i temi della cosiddetta ‘cultura della simulazione', del passaggio dalla ‘cultura della profondità' alla ‘cultura della superficie', dei sostanziali cambiamenti della percezione spazio-temporale e delle concezioni di identità, alterità, verità e finzione, del rapporto fra realtà e gioco e delle nuove forme di dipendenza patologica dovute ai videogiochi presenti nella società contemporanea.
I guasti della scuola e dell’educazione, e tante proposte per rimediare a tutto ciò che non funziona. I bambini possono essere «guastati» in tanti modi: gli adulti, il sistema, gli apparati hanno escogitato e praticano, spesso senza averne consapevolezza, infinite forme di corruzione, precoci, sottili, insistite, alle quali la pur eroica capacità di resistenza (e resilienza) della vitalità primitiva non riesce a opporsi. Si pretende dal bambino che faccia ciò che non è in grado di fare, esponendolo a un sicuro insuccesso che assume i connotati del fallimento; oppure sono i modi di essere della scuola (metodi, valori, regole) a sconfiggere l’alunno, dal quale si pretende che sia ciò che non può essere. Il risultato non cambia: lo studente meno adattato (meno «adatto»), il più bisognoso (di cure, attenzioni, gratificazioni, rassicurazioni) non regge il ritmo della classe, «rimane indietro» rispetto ai compagni che si allontanano e, come l’insegnante, lo allontanano. Seguono l’umiliazione della ripetenza e l’abbandono. Spezzare questo circolo vizioso è possibile, come spiega nella prima parte l’autore, prendendo di petto i principali problemi della scuola...
Un libro utile come strumento della cosiddetta “riforma della riforma” della liturgia cattolica. Un libro che affronta in modo critico la struttura e la prassi celebrativa della liturgia eucaristica celebrata secondo la forma ordinaria del rito romano. Un libro che affronta il problema da un punto di vista insolito: quello del teatro. La Messa è uno spettacolo? Certamente no. Tuttavia la liturgia, in quanto rito, intrattiene forti relazioni con il teatro poiché anch’esso trae origine dal rito e mantiene al suo interno forme e meccanismi rituali. Dunque attraverso una comparazione tra la liturgia e il teatro si intendono portare allo scoperto le contraddizioni performative della liturgia postconciliare e, nello stesso tempo, si vogliono anche offrire anche delle soluzioni. Ossia? Trasformare la Messa in uno show? Assolutamente no, secondo l’autore la liturgia moderna è già troppo spettacolarizzata. La via d’uscita alla crisi liturgica dei nostri tempi è tutta ratzingeriana, infatti l’autore propone come soluzione preferenziale un ritorno della tradizione nella liturgia che non si significa cadere nel tradizionalismo, ma affidarsi a quel patrimonio di gesti e di...
Il libro descrive un Paese profondamente iniquo in cui lo sport è specchio fedele di tale deriva. Il cui comitato olimpico, anziché occuparsi del proprio ambito, gestisce l’intero delicatissimo settore sacrificando aspetti come divertimento, uguaglianza, educazione, socializzazione, salute, e lasciando briciole allo sport per tutti.Un Paese il cui sistema sportivo, strumento di propaganda politica e facile preda dei poteri economici, pur essendosi dato un orientamento verticistico, ottiene solo pallidi risultati agonistici e gestionali.Da questo e da una generale assenza di cultura sportiva, si innescano effetti a catena di enorme portata; doping, reclutamento precoce, abbandono giovanile, una popolazione fisicamente passiva e sempre più soggetta al sovrappeso. Eppure, esiste una categoria professionale di cui non si parla ma che costituisce al tempo stesso la soluzione del problema e, paradossalmente, il simbolo della disoccupazione e del precariato; quella dei Laureati in Scienze Motorie. Quel che resta è uno sport nazionale, quindi, svuotato dei suoi significati più autentici ed esclusivamente teso alla produzione di uno mero spettacolo.
Lo sport nel suo complesso sembra aver sostituito riti, assorbito funzioni e paradigmi fondamentali nella cultura primitiva, per riproporli in una forma modernamente accettabile. Non solo, ma fornisce un’efficace integrazione al sistema educativo e alla religione. Per alcuni, rappresenta un’innocua metafora della guerra, per molti altri il farmaco universale grazie a cui è possibile far crescere bene i giovani, sviluppare e fissare sani valori etici e morali, far tornare belli i brutti, prevenire ogni tipo di malattia, allungare la vita media dell’uomo medio. In definitiva lo sport «fa bene», ci aiuta nella nostra lotta contro il male e, in virtù di ciò, fare sport diviene quasi un dovere etico. Invece, lo sport fa male.
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