
Le confessioni di Geremia sono testi unici nella letteratura profetica di Israele. Esse permettono uno sguardo nella vita interiore del profeta, caratterizzata dal dissidio tra le esigenze personali di Geremia e quelle della sua vocazione. Per questo vanno collocate sullo sfondo del racconto di vocazione, di cui sono lo sviluppo, uno sviluppo che termina tragicamente, ma che appunto per questo diviene segno della loro autenticità. Il libro di Barbiero propone una traduzione fedele del testo masoretico, rinunziando a qualsiasi addolcimento accomodante. Esso persegue un’analisi sincronica del testo biblico, ponendo i singoli brani nel loro contesto canonico. Quest’orizzonte permette di vedere come la figura del profeta acquisti un valore esemplare per il popolo, che ha trovato in essa una via per superare la tragedia dell’esilio. Le confessioni di Geremia non terminano con un happy end, così come il suo libro, che termina con l’esilio in Egitto. Si può constatare, per le confessioni, un crescendo negativo: se all’inizio Dio risponde ai lamenti del suo profeta, nelle tre ultime confessioni il lamento rimane senza risposta. Il volto di Dio si manifesta sempre più come...
Questo studio di teologia morale vuole evidenziare il nesso tra realta umana e teologia del matrimonio mediante l'approfondimento del particolare determinarsi delle liberta che lo pone in essere e che lo costituisce. Bisogna tener conto del contesto culturale moderno e la concezione cristiana del matrimonio. Si tratta da una parte di giustificare come il dinamismo storico della liberta personale esiga di esprimersi in scelte di vita irrevocabili, dall'altra di mostrare perche l'esistenza dell'amore sessuale conduca a mettere in gioco la propria liberta sull'orizzonte dell'intera esistenza. Scelta di vita matrimoniale e di fede sono in sintonia, e lasciano trasparire l'originaria ordinazione cristologica del mistero dell'amore coniugale.
La vita di Etty Hillesum è un inno all’amore e alla verità, che lei stessa ha imparato a chiamare Dio. A Lui Etty ha cantato la sua lode in mezzo all’inferno dove gli uomini avevano precipitato se stessi. Ancora una volta Dio ha trovato ospitalità nell’accogliente interiorità di una donna. Quante donne, nel silenzio della loro fragile condizione, hanno salvato Dio, l’amore, l’umanità, la bellezza, la vita, e per farlo hanno donato la propria. A queste “madri” dobbiamo tutti memoria riconoscente e responsabile, perché la loro preziosa eredità non vada perduta. DALLA PREFAZIONE: All’interno di una vasta bibliografia, questo studio si distingue mettendo in evidenza in modo peculiare la fonte della forza spirituale di questa giovane donna ebrea, “la scoperta di Dio dentro di sé”. Questo mi sembra il nucleo di tutta la riflessione di Maria Coccia, nucleo dal quale si irradia la presa di posizione etica della Hillesum. Angela Ales Bello
"Tutto per me si è svolto nella più assoluta normalità, e solo le cose che accadevano, mentre accadevano, suscitavano stupore, tanto era Dio a operarle facendo di esse la trama di una storia che mi accadeva e mi accade davanti agli occhi." Verso la fine dei suoi anni, don Giussani (1922-2005) parla così della sua vita, tanto evidente è per lui che è Dio a operare tutto attraverso le circostanze della sua esistenza. Alberto Savorana, che con lui ha trascorso un tratto importante della propria vita, racconta chi era e come ha vissuto il fondatore di Comunione e Liberazione: affidandosi a molteplici fonti, alle parole degli amici, e soprattutto a quanto lo stesso Giussani ha scritto e detto, l'autore ripercorre le vicende di un uomo che ha reso di nuovo attraente il cristianesimo diventando per tanti ragazzi e adulti un maestro e un compagno di cammino. La testimonianza di Savorana, preziosa per completezza e capacità di rivelare particolari spesso sconosciuti, non solo ricostruisce la cronaca dei giorni del sacerdote ambrosiano, ma offre anche ai lettori il segno della sua eredità per la vita delle persone e della Chiesa.
La parabola tormentata di Dino Campana, le luci e le ombre della vita breve e intensa di un aedo speciale raccontata con una scrittura rigorosa che non vuole rinunciare alla poesia della narrazione.Dino Campana si muove tra incomprensioni familiari, rapporti difficili con l’ambiente circostante, antagonismi veri e propri con la società letteraria del tempo e le autorità di pubblica sicurezza. Intanto, mentre viaggia in continuazione, sperimentando ogni sorta di mestieri, cerca il senso del mondo e di se stesso nella poesia: quella che legge, a cominciare dall’amatissimo Walt Whitman, e quella che scrive, affidando la giustificazione della propria vita alle potenti visioni e alla straordinaria musicalità dei Canti Orfici.Gianni Turchetta ci porta per mano alla scoperta di una figura-chiave per capire la poesia italiana del Novecento, e di un uomo di sensibilità profonda e ondivaga, che lo ha portato, tra peregrinazioni fuori e dentro di sé, alla solitudine e alla pazzia, ma soprattutto a lasciarci un capolavoro che non smette di parlarci e di emozionarci.
Abitare. Amare. Conflitto. Felicità. Gioia. Giustizia. Invecchiare. Male. Memoria. Oblio. Pace. Pluralismo. Relativismo. Solitudine. Le cose della vita sono gli attrezzi del mestiere di vivere. Questo libro cerca di metterle a fuoco attraverso l'obiettivo del filosofo, restituendo geometrie di passioni, genealogie di emozioni e geografie di identità a partire da quel materiale caotico e inafferrabile che è la nostra vita. Nella prima parte l'investigazione filosofica è condotta attraverso alcune congetture di alta generalità e astrattezza, cercando di fermare almeno per un istante il mutevole senso che può avere per ciascuno di noi il mestiere di vivere. Nella seconda parte Salvatore Veca traccia dodici brevi ritratti di maestri, colleghi e amici. Da Vilfredo Pareto a Carlo Rosselli, Popper, Paci, Abbagnano, Bobbio, Antonicelli, Rawls, Nozick, Marco Mondadori. Pensieri, note personali, curiosità, ambizioni intellettuali di chi ha lasciato un'eredità decisiva nei modi di giudicare, interpretare e descrivere le cose della vita. In memoria.
Un libro come questo dovrebbe richiedere in realtà l'impegno di una vita. E forse neppur tanto basterebbe." Così, a metà degli anni Settanta, scriveva nella nota introduttiva a Essere cristiani un Hans Küng non ancora quarantenne, e non era una semplice dichiarazione d'intenti: avrebbe dedicato l'intera esistenza (fino alla promozione del dialogo interreligioso e al "Progetto per un'etica mondiale") proprio allo scopo che sta al cuore di questo volume, rintracciare le costanti del cristianesimo, "le divergenze rispetto alle religioni universali e agli umanesimi moderni e al tempo stesso, il patrimonio comune alle Chiese cristiane separate". In Essere cristiani, dunque, egli disegna le coordinate di un cammino che è ed è stato il suo ma che è al contempo quello di tutta la società e di ogni fedele, mettendo in luce gli elementi determinanti ed esclusivi del "programma cristiano" a partire dalla figura di Gesù. "Fu la concretezza di questa figura storica e del suo destino a innalzare il cristianesimo primigenio al di sopra delle contemporanee dottrine filosofiche della salvezza, delle visioni gnostiche, dei culti misterici. E la concretezza storica della sua figura è...
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