
Non dimenticare di abbracciarmi
Autore: Martina Varriale
Non c'è distanza nel cuore di chi lotta.
Non c'è distanza nel cuore di chi lotta.
Nel nostro tempo veloce, in cui tutto si concentra edonisticamente nell’”hic et nunc”, che cosa si perde, cosa si dimentica? La tradizione, le radici culturali, il modo di vivere e sentire, radicati nel nostro vissuto sociale ed umano. Cercando sinonimi del termine “dimenticanza”, a mò di chiave di lettura, ho trovato: amnesia, smemorataggine, disattenzione, distrazione, lacuna, oblio, omissione, oscurità, trascuratezza, polvere, silenzio, inattenzione, inavvertenza, sbadataggine, smemoratezza, svista, assenza, carenza, falla, mancanza, vuoto, abbandono, anonimato. Già il titolo di questo pregevolissimo volume richiama, con forza ed in maniera lapidaria, al recupero della memoria, della cultura, delle fiabe popolari che ascoltavamo, riuniti intorno al braciere, raccontate dai nonni; rappresenta, dunque, tutto il positivo rispetto all’oblio, all’oscurità, alla polvere. Il dialetto, che io definisco ironicamente “lingua madre”, rispetto all’Italiano (lingua padre, o dell’omologazione culturale, seppure necessaria perché codice comune dalle Alpi a Capo Passero) è lingua viva, non folklore (termine che indica la morte di una cultura, che si trasforma in...
Ancora oggi la dimensione del disastro è visibile in alcuni luoghi ed è testimoniata anche dalla continua opera di ricostruzione che i dati elaborati e analizzati da Regione Lombardia ben inquadrano. Eppure questo sisma sembra dimenticato o peggio che non sia mai avvenuto. Nei media nazionali il terremoto del 2012 è quello dell’Emilia, regione colpita certamente quanto e più dei nostri territori. Ciò non toglie che anche il mantovano si sia trovato ad affrontare un evento quasi impensabile, scontando a volte questa “dimenticanza”. Per questo Anci Lomnbardia è spesso intervenuta ottenendo la giusta considerazione verso il territorio mantovano nelle misure legislativa.
Il Giorno della Memoria viene giustamente celebrato affinché la conoscenza degli errori del passato eviti il loro ripetersi nel futuro. Tuttavia sarebbe riduttivo ricondurre ogni discorso sugli ebrei e sull’ebraismo ai campi di sterminio, ignorando invece tutto quel patrimonio di simboli, significati, tradizioni, che la forza e la tenacia del popolo ebraico ha saputo mantenere fino ai giorni nostri. Questo libretto, nella sua semplicità, tenta di fare proprio questo: spiegare come gli ebrei abbiano fatto, nel corso della storia, a non perdere la loro identità, con tutte le difficoltà immaginabili. Anche la formula discorsiva - un dialogo tra una nonna e un nipote - ricalca l’usanza ebraica della trasmissione della tradizione dai più anziani ai più giovani: attraverso le domande del nipote, la nonna fa rievocare il passato in una serie di scenette, che catturano il lettore-spettatore proiettandolo all’interno delle vicende, con un finale che apre nuove speranze per un futuro fatto di rispetto e dialogo.
Quattro ragazzi si incontrano per caso all’inizio del loro percorso di studi, alla facoltà di Medicina della Sapienza. Inizia una grande amicizia, che li porterà a condividere l’intera vita e l’amore per la loro professione, finché un giorno un doloroso evento li mette sulle tracce di un interessante e generoso progetto. L’autore rivolge anche qualche accenno garbato alla situazione della sanità italiana. Ogni riferimento a fatti o persone è del tutto casuale e di pura fantasia. Lorenzo Mazzilli è un medico radiologo, ed è stato coordinatore di gruppi multidisciplinari per l’organizzazione di percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali presso la Asl di Rieti e la Asl di Chieti.
Mi ha salvato. Letteralmente. A causa dell'alcol che ho bevuto e di una rivelazione inaspettata dal ragazzo che mi piace da anni, sono quasi annegata la mia prima sera alle Hawaii. Sono subito attratta da Kai... come da una forza che non riesco a spiegare, come la luna che controlla l'oceano. Come la corrente sotto la superficie... più forte di quanto possiamo immaginare. Devo cercare di resistergli. L'ultima cosa di cui ho bisogno è commettere lo stesso errore una seconda volta. Tuttavia, una storiella estiva sembra davvero un'idea grandiosa... paradisiaca. Sempre che le cose non si complichino. C'è solamente una cosa più folle di innamorarsi di qualcuno che conosci da pochi giorni... farlo nonostante la consapevolezza che presto sarete costretti a separarvi. Primo libro della seria Love in Kona
Uno dei 10 libri più importanti del 2016 per il Times Due sorelle separate dal destino Un legame più forte di tutto Perché si torna sempre alle proprie radici Si può nascere dalle stesse radici e poi seguire strade opposte in balia del destino. Ma è sempre a quelle radici che alla fine bisogna tornare per ritrovare sé stessi. Effia è nata in una notte di fuoco. Le fiamme dal bosco si sviluppano veloci senza sosta, travolgendo ogni cosa al loro passaggio. Ma lei, più forte, è sopravvissuta. Nonostante sua madre sia stata costretta a fuggire lontano da lei. Pochi anni dopo, in un villaggio vicino, nasce Esi. Amata e protetta dalla sua famiglia, cresce felice fino al giorno in cui tutto cambia all’improvviso. Due donne e un legame indistruttibile. Perché Effia ed Esi sono sorelle. Ma non lo sanno. E non lo sapranno mai. Non sapranno mai che quella collana che entrambe portano al collo è l’unica cosa che rimane loro della madre: un ciondolo di pietra nera che luccica come se fosse ricoperto di polvere d’oro. Un ciondolo in grado di dare conforto e speranza. Il destino le trascina distanti l’una dall’altra. Effia sposa di un governatore inglese, Esi venduta come...
Una guida da parte di «uno che soffre i mali di cui parla», un breviario filosofico da tenere in tasca per conservare la «memoria verace» e guardarsi dalla E-Memoria, che «va surrogando la realtà stessa, abbrutendo la gioventù e l'infanzia e, finché non avrà distrutta e resa schiava con tutti i suoi prodotti la mente umana, non sarà sazia di divorare».
Il debutto dell’autrice bestseller R.J. Palacio nel mondo della graphic novel, con un’indimenticabile storia che, ispirandosi a Wonder, parla di gentilezza e coraggio nel contesto della Seconda guerra mondiale. Il racconto prende le mosse proprio dal mondo di Wonder, dalle parole della nonna di Julian, che racconta la sua straziante storia: come lei, giovane ragazza ebrea, fu protetta e nascosta da una famiglia in un villaggio francese sotto occupazione nazista; come il ragazzo che lei e i suoi compagni di classe evitavano divenne il suo salvatore, nonché migliore amico. Un’esperienza commovente, che dimostra come la gentilezza possa cambiare un cuore, costruire ponti e perfino salvare vite. E come dice la nonna a Julian: “Ci vuole sempre coraggio per essere gentili, ma all’epoca, la gentilezza poteva costarti la vita”. Nella versione digitale è sufficiente toccare due volte il testo per attivare o disattivare l'ingrandimento.
Leggendo i componimenti di Mario Gravina, si intuisce che ciò che veramente conta non è vivere una vita religiosa, quanto vivere la religiosità della vita. Religiosità è ciò che ci aiuta a scendere in profondità e cercare l’essenzialità del nostro...
Il ricordo, la memoria e l'importanza degli affetti: è con la delicatezza delle emozioni che Kawamura Genki tesse la trama di questo romanzo. Regalando ai suoi lettori un racconto intriso di quell'amore complicato e speciale, sempre unico, che c'è tra genitori e figli.
Fammi andare, senza rima né bastone, incontro a un cammino già battuto, senza meta né voglia d’arrivare, perché troppe letture ci hanno già messo in guardia che le vette poggiano sul nulla. “Il più grande poeta del mondo.” José Saramago
I racconti presentati in questo libro fanno parte di un mondo letterario particolare. Un mondo di compromesso, ma, proprio per questo, per niente sterile, che consiste nell’integrare, nella massima semplicità, due ambiti diversi: della verità storica da un latoe delle categorie retoriche e letterarie della narrativa dall’altro. Un compromesso da cui nasce il racconto storico. Che è un figlioun po’ degenere, scapestrato ma geniale: si ciba di testimonianze – grandi o piccole che siano – tratte dalla Storia; e le trasforma instorie, in narrazione. Non è un abuso. Né siamo davanti ad una forzatura. D’altra parte, che cos’è la storiografia se non il raccontodel passato? E non ha forse ragione Jacques Rancière quando afferma che «il reale deve essere reso finzione per poter essere pensato»?
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