
Leni Riefenstahl
Autore: Jérôme Bimbenet
Numero di pagine: 372Grande artista o abilissima propagandista? Il giudizio sulla Riefenstahl è ancora aperto e nasconde una questione più grande: il rapporto fra l'arte e la morale.
Grande artista o abilissima propagandista? Il giudizio sulla Riefenstahl è ancora aperto e nasconde una questione più grande: il rapporto fra l'arte e la morale.
La storia di Andrej Rublëv, il secondo lungometraggio di Andrej Tarkovskij, ha inizio nel 1964 quando, dopo il successo dell’Infanzia di Ivan, al regista vengono concessi i finanziamenti che gli permetteranno di raccontare la vita del più grande pittore di icone del medioevo russo. All’epoca l’Unione Sovietica sta vivendo il «disgelo» voluto da Chruščëv, durante il quale si susseguono alcuni timidi segnali di apertura. Proprio sfruttando questi spiragli di libertà, Tarkovskij racconta la vicenda del monaco pittore vissuto in tempi calamitosi (la Russia del XIV e XV secolo), facendone una metafora del potere salvifico dell’arte e dello spirito dell’uomo, e un atto d’accusa verso i totalitarismi che non ha perso nulla della sua forza originaria.
Questo libro esamina come alcune testate italiane e francesi, ciascuna con proprie diverse tradizioni interpretative, hanno accolto i film di Quentin Tarantino, regista americano indipendente che ha esordito nel 1992 con il film "Reservoir dogs" (Le iene). Il saggio è diviso in tre parti. Nella prima viene illustrato il materiale che ogni testata ha dedicato a ciascun film in occasione della sua uscita nei festival o nelle sale. Questa prima parte di analisi costituisce un indispensabile punto di partenza per procedere ad un confronto. La seconda parte è composta da due interviste raccolte durante il mese di novembre 2005 a Parigi, con Jean-Loup Bourget, allora giornalista di Positif da più di 25 anni, e con Jean-Michel Frodon, direttore dei Cahiers du Cinéma; sono collocate prima delle osservazioni conclusive perché vi si farà spesso riferimento e i temi affrontati anticipano i concetti esposti nel capitolo seguente. Sono poche le domande rivolte a entrambi nella stessa maniera: i loro interessi sono differenti e così la loro predisposizione a parlare di determinati argomenti. I temi fondamentali, tuttavia, rimangono gli stessi: il ruolo delle riviste di cinema nell'ambito ...
Un’appassionante immersione tra quadri e film, in cornice e sul grande schermo. Ettore Scola, Tony Richardson, Robert Altman, Aleksandr Sokurov, Paolo e Vittorio Taviani, Antonietta De Lillo, Federico Fellini, Éric Rohmer, Sofia Coppola, Stanley Kubrick, Peter Greenaway, Miloš Forman, Jean-Luc Godard. Cos’hanno in comune questi nomi del cinema internazionale? Tutti hanno frequentato, o anche solo sfiorato, il Settecento. In alcuni dei loro film hanno scelto di mostrare le moderne dinamiche del potere, dei sentimenti e delle umane vicende, e lo hanno fatto attraverso la citazione artistica, costruendo e rivelando una relazione esclusiva fra diciottesimo secolo ed epoca contemporanea. Perché Restif de la Bretonne può uscire dal Mondo nuovo della Rivoluzione francese per passeggiare tranquillo fra i turisti nella Parigi del 1982? Perché tra un film di fantascienza e un horror Kubrick porta sul grande schermo le poco note avventure di Barry Lyndon? Perché un paio di Converse lilla fa una così bella figura fra le scarpette della regina in Marie Antoinette? E qual è lo spazio dell’arte figurativa in tutto questo? Le relazioni preziose suggerisce delle risposte attraverso...
Racchiusa nell’angusta etichetta del realismo, contrapposto in più occasioni a un non meglio precisato «cinema di invenzione», la poetica di Francesco Rosi rinvia a una storia sola: quella di un Paese, l’Italia del secondo dopoguerra, segnato da crimini, misfatti e misteri ancora oggi indecifrabili. Film come Le mani sulla città, Salvatore Giuliano, Il caso Mattei e Cadaveri eccellenti appaiono ancora oggi esempi insuperati di un cinema al contempo poetico e politico, dove la ricerca espressiva si coniuga con l’impegno civile. I saggi contenuti nel presente volume, che raccoglie gli atti del convegno di studi svoltosi a Verona nel 2017, cercano di offrire nuove strade di lettura per un’opera che, come dimostrano i contributi della terza sezione, in tre occasioni ha trasceso i confini dello schermo per valicare quelli del palcoscenico.
Nessuno sa parlare di cinema come Marco Giusti: la sua intelligenza a contropelo e il suo personalissimo mix di ironia e candore adolescenziale fanno già parte del nostro immaginario collettivo. Con lo sguardo di chi è sempre pronto a premiare il coraggio e la sperimentazione, a emozionarsi davanti a un congegno narrativo perfetto, e a esaltarsi davanti a una gag geniale o una sparatoria mozzafiato, Giusti ci accompagna in un viaggio lungo più di un anno tra commedie borghesi e «scorreggione», film autoriali e kolossal hollywoodiani in 3D. Vedo… l’ammazzo e torno è il diario colto di un cinefilo sui generis che non risparmia niente e nessuno: l’imbarazzante diplomazia internazionale del cinema italiano, la pavidità dei produtt ori e la qualità sempre più scadente delle sceneggiature, i budget ministeriali che si assottigliano e la ridicola pervasività degli sponsor locali, la critica parruccona impantanata in logiche sorpassate. Ma la sconfortante situazione del nostro cinema è solo lo specchio della deriva culturale e politica di un’Italia ormai fuori controllo, in cui i comici spopolano al governo e le battaglie elettorali si combattono in televisione: un...
David Lynch (1946) è uno dei massimi cineasti statunitensi degli ultimi decenni, vincitore di due Palme d’Oro a Cannes, due César e un Leone d’Oro alla carriera. Con film come Eraserhead e Inland Empire, passando per The Elephant Man, Velluto blu, Twin Peaks e Mulholland Drive, Lynch ha affermato negli anni un proprio personalissimo stile fatto di ambiguità, mistero, perversione, di situazioni vissute in un confine indistinguibile fra sogno e realtà. Gli autori di queste ventiquattro interviste – che ripercorrono l’intera carriera del grande regista, dal 1977 fino a oggi – scavalcano abilmente il riserbo quasi maniacale di Lynch sul significato dei propri film, riuscendo a farlo aprire a risposte mai scontate ma sempre penetranti, con ampie digressioni sulle altre forme artistiche che ama: dalla pittura alla musica, al design. Fra notazioni tecniche, aneddoti dal set, ricordi personali e vere e proprie dichiarazioni di poetica, queste pagine offrono un indimenticabile ritratto in presa diretta di uno dei registi più visionari e geniali della storia del cinema.
A partire dalla sua comparsa sul mercato alla fine degli anni Novanta, l’edizione in DVD ha giocato un ruolo di primo piano nei processi di trasformazione e ridefinizione dell’“oggetto-cinema” e delle pratiche di fruizione del film. Attraverso la proposta di “extra” o “contenuti speciali”, l’edizione in DVD modifica l’esperienza del film, da una parte appropriandosi delle qualità dell’esperienza della visione in sala, e dall’altra facendo uso delle forme di personalizzazione caratteristiche dei media digitali. Questa logica dell’ambivalenza costituisce il filo rosso che si dipana lungo il percorso offerto dai saggi qui raccolti (anche di studiosi internazionali, protagonisti delle ricerche in questo particolare ambito) e rende il DVD un punto di osservazione privilegiato per indagare i cambiamenti del cinema nello scenario mediatico contemporaneo.
L’alterità è l’esito di un giudizio fondato sul riconoscimento di segni dell’estraneità, a partire dai quali ci facciamo un’immagine, e una ragione, dell’Altro: condizioni indispensabili per l’espressione di qualsiasi giudizio. Ma come si può conoscere qualcosa che riconosciamo proprio in quanto sconosciuto, per pura differenza rispetto a ciò che è noto? È in questo spazio fra la necessità e l’impossibilità che si colloca tutta la panoplia di figure dell’Altro, mostri o unicorni che siano. Veri apparati di cattura semiotici che le culture elaborano per tradurre l’Altro in qualcosa di “preconosciuto”, e spesso associati a giudizi già formulati, a pre-giudizi. È di questi modelli che il libro si occupa con gli strumenti della semiotica, in una sorta di inseguimento, delle sue manifestazioni all’interno dei testi più diversi (letterari, cinematografici, documentali, pittorici e fotografici), nella convinzione che il loro studio abbia qualcosa di importante da insegnarci: non tanto a confrontarci con l’Altro, quanto a capire le dinamiche semiotiche attraverso cui lo comprendiamo e lo giudichiamo.
Il libro inaugura una collana che vorrebbe porre la psicoanalisi ai due poli di una riflessione "al confine" tra psicologia e sociologia, tra psicoterapia degli individui e dei gruppi e clinica delle psicopatologie sociali. Questo libro raccoglie saggi, scritti da psicoanalisti ed esperti in ambito internazionale, distribuiti nelle seguenti cinque sezioni: la psicoanalisi e i disagi delle civiltà mediterranee; psicoanalisi, trauma e trasmissione transgenerazionale; i disagi delle civiltà medio-orientali; psicoanalisi, memoria ed arte; la vergogna e il transfert.
Rappresentare con verità storica, anche scomoda ai potenti di turno, la realtà contemporanea, rapportandola al passato e proiettandola al futuro. Per non reiterare vecchi errori. Perché la massa dimentica o non conosce. Denuncio i difetti e caldeggio i pregi italici. Perché non abbiamo orgoglio e dignità per migliorarci e perché non sappiamo apprezzare, tutelare e promuovere quello che abbiamo ereditato dai nostri avi. Insomma, siamo bravi a farci del male e qualcuno deve pur essere diverso!
Nei corridoi dell'Overlook Hotel, fra gli incubi e le paure di Jack Torrance, alla ricerca di una verità sempre più difficile da scoprire. Il capolavoro di Stanley Kubrick come non l'avete mai "letto".
L'opera è il risultato del convegno "Matematica e Cultura" tenutosi a Venezia nel marzo 2001. Il convegno "Matematica e Cultura", giunto ormai alla sua quinta edizione, si propone come un ponte tra i diversi aspetti del sapere umano. Pur avendo come punto di riferimento la matematica, si rivolge a tutti coloro che hanno curiosità e interessi culturali anche e soprattutto al di fuori della matematica. Nel volume si parla pertanto di astronomia, musica, cinema, arte, teatro, filosofia, letteratura, computer grahics.
Clint Eastwood è l’unica star del cinema americano che abbia modellato la propria carriera attraverso film da lui prodotti e spesso diretti e/o recitati. Ed è anche uno dei registi in attività più prolifici, avendo all’attivo quasi quaranta lungometraggi, dall’esordio dietro la macchina da presa di Brivido nella notte al recente The Mule, passando per autentici capolavori come Million Dollar Baby, Gli spietati, Mystic River, Gran Torino.Se come attore la sua fama rimane legata soprattutto ai ruoli del pistolero senza nome nei film di Sergio Leone e al personaggio dell’ispettore Harry «la carogna» Callaghan, come regista ha saputo muoversi all’interno del sistema hollywoodiano rispettandone le tradizioni ma rifiutandosi di aderire alle mode culturali ed estetiche, esplorando in chiave personale e spesso problematica una grande varietà di temi, dalla vita d’artista alla natura dell’eroismo, dal culto della violenza virile alla fragilità dei sentimenti, dal razzismo insito nella società americana all’etica dell’individualismo.Le interviste qui raccolte coprono i quattro decenni della carriera di Eastwood come regista, concentrandosi tanto sulle sue prassi...
[English]:Starting from one of the most significant chapters of Leonardo's Libro di Pittura, we hwant to focus on the media - namely on the narrative, descriptive and graphics methodologies together with the techniques adopting during the modern and contemporary age as 'diffusers' of the landscape image - and on the deriving potential models for the enhancement of the historical landscape heritage.Partendo dalla nozione di paesaggio nella storia moderna e contemporanea, nel testo si affrontano le problematiche concernenti l‟evoluzione del suo significato fino al dibattito sulle diverse accezioni recentemente acquisite, con particolare riferimento ai contesti storici urbani. La lezione che si trae dai primi studi di Leonardo sulla percezione del paesaggio naturale e antropizzato, dalle guide e taccuini di viaggio del Cinque e Seicento, fino alla produzione di artisti e viaggiatori tra Sette e Ottocento e al più recente repertorio fotografico o cinematografico, mostra l‟importante ruolo da attribuirsi oggi all‟immagine storica del paesaggio quale strumento per l‟individuazione dell‟identità di un territorio, ormai in buona parte scevra da meri contenuti percettivi e...
Prefazione di Goffredo Fofi Una guida che non si basa sugli autori, ma sui film. Non una storia del cinema d’autore, ma una summa di ciò che è stato e forse ancora è il cinema, arte e divertimento, evasione e riflessione, sogno e realismo, autorialità e genere, espressione soggettiva e documento sempre più usato da altre discipline. UNA CINETECA IDEALE IN MILLE FILM GRANDI CLASSICI E PICCOLE OPERE FONDAMENTALI PER CAPIRE IL CINEMA
Il cinema vive un momento di grande diffusione di massa, ma ciò avviene in uno spazio esclusivamente consumistico, dominato e svilito da bisogni indotti, in una scena sociale completamente derealizzata e deideologizzata. Il libro raccoglie saggi e interventi in cui viene messo l’accento sulla funzione che la parte più avanzata degli intellettuali, cineasti e critici, ha avuto durante gli anni Settanta, e che oggi ha perduto, nel problematizzare la prassi del fare cinema e del fare critica in alternativa ai codici di scrittura e alle metodologie di lettura dominanti. Tutto questo a cominciare dall’analisi sia del rapporto tra cinema e psicoanalisi, ovvero il nodo del guardare/guardarsi che lega strutturalmente il soggetto all’oggetto cinema come investimento amoroso identitario secondo un modello feticista, sia del rapporto critico con il cinema stesso e la sua funzione nel campo dell’ideologia e del politico, contro ogni sua deriva di beanza passiva e di cinefi lia, appunto, feticista.
Cineasta e cinéphile, Bernardo Bertolucci racconta se stesso e il suo amato cinema dall’opera prima La commare secca del 1962 al più recente Io e te del 2012. Nato da anni di ricerche negli archivi delle biblioteche di cinema e spettacolo, il volume raccoglie una selezione di interviste e conversazioni pubblicate dagli esordi a oggi su riviste di cinema e spettacolo e quotidiani nazionali e internazionali, che sono spesso condotte da altri registi (tra cui Clare Peploe, Wim Wenders, Andy Warhol, Robert Aldrich e James Franco) o scrittori e drammaturghi (Dacia Maraini, John Guare) e sempre accomunate da una fedeltà al presente e a quelle che egli stesso definisce «le intermittenze del cuore». Nelle parole delle interviste che hanno seguito ogni film (o a volte condotte proprio sui set dei film) si ritrova così quel giusto equilibrio tra etica ed estetica che appartiene alla sua opera, realizzata senza compromessi e con coerenza, e sempre con la consapevolezza che «la cosa più importante è rimanere fedeli a se stessi».A cura di Tiziana Lo Porto.
Una Commissione parlamentare che inquisisce le stelle del cinema sulla base di sospetti. Processi politici senza diritto alla difesa. Incarceramenti senza prove. L’accusa: aver cercato di insinuare elementi di «antiamericanismo» nei film. Questo, e molto altro, racconta "Fuori i Rossi da Hollywood!", attraverso i verbali – in gran parte inediti in Italia – delle udienze tenute dalla Commissione per le attività antiamericane, davanti a cui sfilarono personaggi come Ronald Reagan, John Wayne, Walt Disney, Gary Cooper, Bertolt Brecht, Edward Dmytryk e molti altri.
A vent'anni dalla scomparsa di Kubrick sei capolavori assoluti analizzati da eccellenti studiosi. Stanley Kubrick è ancora senza dubbio l’autore cinematografico per eccellenza. I suoi film affascinano spettatori di tutte le generazioni. Il segreto risiede forse nella natura “mediana” del suo lavoro: Kubrick controllava ogni fase della realizzazione di un film, come un indipendente, ma rimase sempre nel quadro di un dialogo costante con le major hollywoodiane. Inoltre affrontava questioni filosofiche e tendeva all'astrazione del pensiero, ma lo faceva sollecitando le emozioni e i sensi del pubblico. La vitalità del suo cinema, intellettuale e popolare al tempo stesso, sembra ancora ben lontana dall'esaurirsi. Lo stile visivo, l’utilizzo delle musiche, i personaggi e le invenzioni narrative di Kubrick sono parte di un immaginario condiviso, che non smette di rigenerarsi e di nutrire la cultura visuale contemporanea.
“Populismo” sembra essere una delle parole chiave del nostro tempo: categoria politica dai confini mutevoli, fenomeno storico che ha avuto molteplici e diversissime declinazioni, è oggi tanto diffuso nei discorsi pubblici quanto sfuggente e apparentemente refrattario ad una definizione univoca. Questo numero di “Cinema e Storia” si interroga sul rapporto fra il cinema – nella sua dimensione di arte popolare – e il fenomeno che proprio al popolo e al suo primato nella sfera politica si richiama. Si può indagare il populismo attraverso il cinema? O anche: può il cinema – uno dei dispositivi che più e meglio di altri ha rappresentato le masse – aiutarci a definire il populismo oppure a fissarne alcune caratteristiche? E ancora: quali sono i rapporti che intercorrono tra il cinema, che ha la capacità di generare forme e immaginari condivisi, e quei fenomeni politici che, a diverse latitudini e in tempi differenti, sono riconducibili al concetto di populismo? Infine: può il cinema, in quanto strumento capace di dar forma all’investimento emotivo delle masse in individui “eccezionali”, costruire un contesto fertile per l’emergere del populismo? Il volume...
«Dopo l’exploit di Realismo capitalista, Mark Fisher si conferma con Spettri della mia vita il nostro più grande e fidato navigatore in questi tempi fuor di sesto, attraverso tutti i loro brividi e squarci, in mezzo a tutte le loro apparizioni e spettri, passati, presenti e futuri». Così scriveva perfettamente David Peace, all’uscita dell’edizione originale di questo libro.Spettri della mia vita è l’opera ardita di un uomo nato sotto Saturno che affrontava ogni giorno i suoi fantasmi, è il racconto struggente di uno scrittore e critico geniale che sentiva la nostalgia del futuro. Intrecciando indissolubilmente pubblico e privato, coglie Mark Fisher nei suoi momenti più intimi e scoperti. La critica culturale sconfina in analisi esistenziale e cultura pop, «di massa», si incarna nel singolo, che vive nella sua concreta esperienza i fenomeni di cui scrive. Tra letture di Sebald e Peace, ascolti di Joy Division e Burial, visioni di Stalker e Inception, Fisher compone una mappa del sentimento individuale e collettivo.
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