
Un libro che rievoca mito e immagine di Giovanni Agnelli, nel contesto della storia sociale e di costume di questi anni. Signore ed emblema del capitalismo italiano negli ultimi decenni del XX secolo, l’erede della Fiat ne è stato il presidente e capo carismatico fino alla sua morte. Uscito di scena, anche l’impero automobilistico sembra avere imboccato il viale del tramonto. Agnelli è stato soprattutto il simbolo neodannunziano di un moderno modo di vivere inimitabile, il monarca democratico, il petroniano arbitro di tutte le eleganze, ovunque lasciasse traccia di sé e di un’aura sapientemente coltivata, consigli d’amministrazione, stadi di calcio, dorate alcove. Questo saggio racconta, con ricca documentazione di cultura industriale, la saga di un patriarca e di una famiglia dalle grandi fortune e sventure. Intorno e dopo di lui un’Italia di scandali bancari e truffe planetarie. Se il Don Giovanni della Fiat è stato il volto estetico e regale del capitalismo, il berlusconismo, con la corte dei suoi imitatori, si è imposto come nuova forma del padronato plebeo.
Un instant book, rapida ed eclettica eco della stampa – all’inizio fu tutto un fremere e batter d’ali dei media, un orgasmo vero e non solo ruffiano, com’è d’uso – un instant senza pretese né di troppa politica né di analisi storica ma pura fenomenologica captatio di un evento sismico-generazionale del potere italiano, una foto scattata su Matteo Renzi al momento dell’ascesa, e cronaca di un renzismo in corso d’opera, quando il fenomeno si profilò nel febbraio 2014, allorché con balzo prodigioso dalla poltrona fiorentina di Palazzo Vecchio il sindaco divenne premier, a un anno dopo, in mezzo a una tempesta mediatica di odi e amori, consensi di massa e feroci dissensi di parte, nel gorgo di una crisi economico-occupazionale, irrisolta ma anestetizzata da iniezioni d’ottimismo metodico in cui il terapeuta eccelle, all’attimo del suo capolavoro politico, l’elezione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, di cui il Matteo da Rignano è stato l’astuto e lucido king maker, intestandosi anche il Colle fra le benemerenze di precoce statista. Se solo Gadda lo avesse conosciuto, questo rampollo machiavello dell’antica Florentia, forse avrebbe...
Viaggio come esplorazione, verifica, scoperta, riscoperta, approfondimento, rilancio: i saggi di questo volume seguono una direttrice ben precisa e affascinante, il viaggio, letterario e critico. Da Boccaccio a Pascoli, dai crepuscolari a Montale, da Pasolini a Carlo Sgorlon, da Concetto Marchesi a Sergio Solmi, tutti i percorsi si snodano in modo coinvolgente, in un sapiente equilibrio tra analisi stilistiche e riflessioni metodologiche. I due poli-base sono rappresentati dalla delicata e decisiva fase della formazione di narratori e poeti e dall’ampio e variegato ventaglio delle influenze, delle eredità, delle interferenze. Gli scorci guardano così, con occhio attento, anche ai luoghi, carichi di fascino, di risonanze, di suggestioni: San Mauro Pascoli, Barga, Pisa, Roma, Udine, Trieste, Grado.
Dallo scontro tra Togliatti e Croceai silenzi di Pasolini e Pavese.Dalla confessione di Brancatiall’accanimento contro Spadolini.I travagli di Malaparte, Bocca,Vittorini, Bobbio. La storia delle polemiche feroci edelle epurazioni che travolsero gliintellettuali italiani nel dopoguerra.Un’acuta analisi delle menzogneche permisero loro di sopravvivere.
La battaglia di Caporetto (24 ottobre - 9 novembre 1917) ha rappresentato un trauma nella storia italiana del Novecento. Ancor oggi, nel linguaggio comune, la parola Caporetto è sinonimo di disastro. In quella battaglia i soldati della 2a Armata vengono respinti dagli austriaci e dai tedeschi al di qua dell’Isonzo e del Tagliamento fino al Piave, mentre i Comandi militari li accusano di diserzione e tradimento. Cento anni dopo, questo volume affronta, in un’ottica pluridisciplinare e interdisciplinare, e alla luce della nozione di “trauma”, gli aspetti storici, politici e militari della disfatta. Esso fa largo spazio anche alle testimonianze dei soldati-scrittori la cui esperienza di quei giorni acquista senso se inserita in una dimensione collettiva e storica.Le stratificazioni temporali – relative tanto alla lettura storiografica, militare e politica quanto agli scritti memoriali e letterari – costituiscono un fattore importante per la riappropriazione di un evento che tocca la storia e l’identità italiane. Nel processo di rievocazione del trauma, la rappresentazione dello choc subìto tiene conto sia dell’immediatezza del vissuto che della simbolizzazione...
Piero Camporesi cantore degli umili, degli straccioni, dei vagabondi e degli affamati. Piero Camporesi narratore del ventre, del sangue, della carne. Piero Camporesi esploratore di tutti i gironi dell’inferno, dell’umanità più putrida e verminosa. Piero Camporesi filologo, storico, antropologo, critico letterario. Piero Camporesi academico di nulla academia.A vent’anni dalla scomparsa, studiosi di ogni appartenenza si riuniscono e pensano uno degli intellettuali più radicali che il secondo Novecentoitaliano abbia conosciuto. Un cercatore controcorrente, che è stato capace di scoprire l’universo cancellato dalla storia ufficiale dell’età moderna servendosi delle fonti più varie e forzando i consueti limiti metodologici imposti alle discipline;che è stato capace di sondare i recessi della letteratura cosiddetta minore rispetto a quella delcanone e cavarne testimonianze inedite per sfatare i troppi falsi miti che ci hanno raccontato sul nostro passato. Piero Camporesi ha ricostruito il paesaggio della fame, gli usi e abusi del pane stupefacente, la geografia dei sensi e dei corpi, le follie del Carnevale e delle altre feste che rovesciano l’ordine costituito....
Nell'opera si analizzano i sistemi teorici e le attuali tecniche di indicizzazione. In particolare, l'autore si propone di individuare un punto di contatto tra le procedure messe in atto dagli informatici e le tradizionali metodologie di soggettazione. Riproduzione a richiesta dell'edizione: Editrice Bibliografica, 1993 (Bibliografia e biblioteconomia 30)
Discutere la storia d’Italia Francesco Benigno, E. Igor Mineo, Introduzione (p. 1-10) Stefano Jossa, Storia della letteratura italiana e storia d’Italia (p. 11-42) 1. La letteratura sui banchi di scuola. 2. La patria è letteraria. 3. Il modello De Sanctis. 4. La letteratura senza patria. 5. La geografia contro la nazione? 6. Raccontare l’Italia. 7. Storia della letteratura, cultural studies, estetica. Giorgia Alessi, Famiglia, famiglie, identità italiana (p. 43-79) 1. Familismo: un utile stereotipo? 2. Le molte famiglie dei women’s studies. 3. Attrazioni fatali. 4. Il familismo, ancora. Marcello Verga, Una «minoranza esigua» e virtuosa: intellettuali e storia d’Italia (p. 81-102) 1. Gli intellettuali e il ritardo. 2. Un profilo sociale opaco. 3. L’ideologia dell’assenza. 4. Tra Gobetti e Venturi. Questioni Marco Fioravanti, Costituzionalismo dei beni comuni (p. 103-137) 1. Prologo. 2. Anatomia di una crisi: Stato-nazione e sovranità. 3. Critica dell’economia politica della Costituzione. 4. Sovranità in polvere. 5. Epilogo Contrappunti «Sentire» o «ascoltare» le «parole dei sudditi»? Gamberini legge Provero (p. 139-148) Cattolici e modernità Benigno...
Questa storia ha quattro protagonisti: lo storico Federico Chabod, il giurista Piero Calamandrei, il critico letterario Luigi Russo e lo scrittore Alberto Moravia. Quattro grandi intellettuali che, noti antifascisti nel dopoguerra, mantennero durante il fascismo un atteggiamento perlopiù di cautela e inazione politica, talora con cedimenti rispetto alla collaborazione al regime. Nell’immediato dopoguerra essi tesero invece a ridefinire e riscrivere il proprio precedente percorso rappresentandolo sempre coerentemente improntato all’antifascismo. Se l’intellettuale viene solitamente immaginato come anticonformista e critico del potere, in realtà tende spesso ad adeguarsi alla maggioranza e a esprimerne gli orientamenti. Contano i condizionamenti politici e istituzionali, per esempio del sistema universitario, o delle istituzioni culturali in cui operano; conta l’esigenza di affermarsi sul piano culturale o artistico. Conta, in ogni tempo, anche la tendenza dell’intellettuale a dar voce e interpretare i sentimenti della maggioranza e talora cedere al potere. L’autoassoluzione degli intellettuali italiani rispetto alla propria implicazione con il fascismo ha tuttavia...
Con questo volume giunge alla seconda tappa l’indagine lessicale e semantica dell’opera di Leopardi avviata con il Lessico Leopardiano 2014. Il libro offre ai lettori diciotto parole-chiave, relative alle aree della “conoscenza” e del “linguaggio” (già sondate nel precedente volume) e agli ambiti dell’estetica e dell’etica. Mediante l’analisi dei lemmi – da disperazione a redenzione, da intelletto a perfezione –, il libro intende costituire un ulteriore tassello della complessiva esplorazione su base lessicale della riflessione di Leopardi e del suo confronto con la modernità. Il volume è inoltre arricchito da due appendici. La prima, inaugurando il progetto del Lessico Europeo, propone due lemmi di particolare rilievo in A. Manzoni (vero e verosimile). La seconda è invece incentrata sulla lettura leopardiana del Qohelet e sulle sue importanti ripercussioni lessicali.
Si tratta di nove interessanti interviste a donne, ognuna protagonista di una storia di vita. In questa raccolta, vi sono anche poesie molto belle dedicate dall’autrice alle donne intervistate. Le donne, dunque, narrano gli eventi più importanti della loro vita, come, ad esempio, Fatima Abbadi, una donna di origini italo-arabe che viaggiando per molti paesi acquista un bagaglio culturale che le permette di intravvedere più aspetti e caratteri femminili. Anche Cristina Bullita, scrivendo “Il sapore della prugna selvatica” percorre la linea temporale della sua vita a ritroso. Ma, tra tutte le donne intervistate, spicca Wanda Montanelli che, per favorire l’accesso al parlamento delle donne, inizia uno sciopero della fame lungo ventisette giorni. Purtroppo, nel mondo d’oggi la donna è ancora dominata dall’uomo, anche se i passi compiuti in questi ultimi anni sono notevoli. Invito tutti a leggere questo libro perché fa riflettere molto su problemi che esistono ancora oggi. Bruno Itasani, studente dell’ Istituto Tecnico Industriale Statale "G. Ferraris" Savona
Das Sammelwerk beschäftigt sich mit der Aufnahme und Anverwandlung unterschiedlicher Formen über Literatur vermittelten Wissens aus Deutschland, Österreich und Frankreich in Oberitalien im 18. und frühen 19. Jahrhundert. Oberitalien soll in seiner noch kaum beachteten und europäisch bedeutsamen Rolle als einer Drehscheibe kultureller Aneignungs- und Vermittlungsvorgänge sichtbar werden.
Giovanni Gentile non è stato soltanto l'insigne filosofo dell'«atto puro», autore della «storica» riforma scolastica e direttore dell'Enciclopedia Italiana. Sin dal 1922, subito dopo la Marcia su Roma, si rivelò anche uno dei più influenti intellettuali dell'Italia littoria. Animato da un forte protagonismo politico e da un malcelato desiderio di potere, ricoprì innumerevoli incarichi e ruoli apicali negli anni cruciali della stabilizzazione del consenso al regime: ministro della Pubblica istruzione, senatore, membro del Gran Consiglio del fascismo, estensore del Manifesto degli intellettuali fascisti nel 1925, ideatore del giuramento di fedeltà imposto ai professori universitari nel 1931, direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa, fondatore e presidente dell'Istituto nazionale fascista di cultura. Pronto a mettere al servizio del duce la sua vasta cultura e abilità di divulgatore, Gentile diventa un suo fidato consigliere, lo smanioso organizzatore di iniziative editoriali a sfondo propagandistico, l'ideologo di guerre a cui non prende parte. A causa di un itinerario così compromettente, perderà per strada molti tra colleghi, amici, discepoli ed estimatori....
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