
Roberto Saviano racconta la camorra come nessuno aveva mai fatto prima, unendo il rigore del ricercatore, il coraggio del giornalista d'inchiesta, la passione dello scrittore e, soprattutto, l'amore doloroso per una città da parte di chi vi è nato e cresciuto.
Libro-inchiesta di Saviano da oltre 2.250.000 copie vendute soltanto in Italia, film di Garrone da 10.175.000 euro d’incassi, serie televisiva di culto trasmessa in oltre cinquanta Paesi. Gomorra è stato ed è il fenomeno. Per comprendere i motivi di un successo planetario e addentrarsi nella complessità narrativa di un’opera transmediale, questo libro analizza il fenomeno sotto diverse prospettive che si spingono ben al di là dei television studies. Una raccolta ragionata di saggi che rintraccia da una parte le caratteristiche stilistiche dell’opera audiovisiva, dall’altra l’impatto che la “costellazione Gomorra” ha avuto sul sistema di comunicazione, sul territorio, sulla rete e anche sulla produzione cinematografica e televisiva in Italia.
L'atteggiamento di Proust nei confronti della realtà (di tutta la realtà) è quello di un decifratore; per lui, che si è lasciato dietro le spallele immagini convenzionali e le sintesi bell'e fatte, tutto è segno, e tutto è problema: tutto attende un nome e un'interpretazione. E la descrizione dell'omosessualità è, in Sodoma e Gomorra, uno dei luoghi privilegiati in cui il processo di significazione si addensa e si dramatizza. Giovanni Bogliolo
Pubblicato per la prima volta nel 1931, 'Sodoma e Gomorra' è una raccolta di otto racconti. Testi assai vari, accostati in modo apparentemente casuale, la cui cifra comune è la vicinanza ai temi 'strapaesani', dove la narrazione è spesso corale e il protagonista è la folla. Che siano ambientati nella Prato popolare e anarchica o sul fronte belga durante la Grande Guerra, nella Mosca rivoluzionaria o in una Palestina favolosa, i racconti hanno tutti una forte matrice autobiografica. Malaparte riesce così a rappresentare in modo vivo e credibile l'atmosfera di un'epoca, con le sue luci e le sue ombre.
Trasmettere la memoria attraverso un genere d'intrattenimento quale il noir può sembrare paradossale. Invece è proprio il romanzo poliziesco, a partire dagli anni Settanta, a evidenziarne i nodi gordiani e i lati oscuri spesso rimossi dalla Storia ufficiale. Un'operazione complessa nel caso italiano, in cui il passato nazionale rimane dilaniato da fratture interne e la cultura di massa non sempre viene ritenuta il veicolo ideale per trasformare la memoria in strumento conoscitivo. Tali dilemmi vengono affrontati in un'ottica pluridisciplinare che spazia dalla semiotica alla psicologia e alla storia, passando da analisi testuali ad approcci intermediali. Mettendo a confronto le dimensioni temporali, spaziali e identitarie del passato con le forme della letteratura d'inchiesta, il volume indaga la presenza o meno di una base unitaria per la memoria italiana.
E’ comodo definirsi scrittori da parte di chi non ha arte né parte. I letterati, che non siano poeti, cioè scrittori stringati, si dividono in narratori e saggisti. E’ facile scrivere “C’era una volta….” e parlare di cazzate con nomi di fantasia. In questo modo il successo è assicurato e non hai rompiballe che si sentono diffamati e che ti querelano e che, spesso, sono gli stessi che ti condannano. Meno facile è essere saggisti e scrivere “C’è adesso….” e parlare di cose reali con nomi e cognomi. Impossibile poi è essere saggisti e scrivere delle malefatte dei magistrati e del Potere in generale, che per logica ti perseguitano per farti cessare di scrivere. Devastante è farlo senza essere di sinistra. Quando si parla di veri scrittori ci si ricordi di Dante Alighieri e della fine che fece il primo saggista mondiale. Le vittime, vere o presunte, di soprusi, parlano solo di loro, inascoltati, pretendendo aiuto. Io da vittima non racconto di me e delle mie traversie. Ascoltato e seguito, parlo degli altri, vittime o carnefici, che l’aiuto cercato non lo concederanno mai. “Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia,...
This book challenges widespread and largely negative assumptions about Italian postmodernism and postmodernism in general. It considers contemporary Italian culture as a particularly interesting testing-ground for pluriform struggles of an ethical or political kind, struggles which build upon, whilst rejecting the essentialist assumptions behind, conventional notions of artistic commitment, or impegno. Drawing on a variety of cultural fields and artistic media - from cinema to the literary genres of autobiography, romance and the giallo; from feminism to pensiero debole; from theatrical performance to shared practices of cultural memory - the volume charts instances of ethical commitment and emancipatory social and political intervention in Italian culture within a post-ideological and post-hegemonic framework, siding with a more constructive and less 'apocalyptic' analysis of the cultural climate of the past two decades in Italy. This balancing act is described by the contributors as 'postmodern impegno'. The authors, artists and thinkers discussed in the essays include, among others, Eraldo Affinati, Adriana Cavarero, Marco Tullio Giordana, Carlo Lucarelli, Nanni Moretti, Marco...
"Trame: A Contemporary Italian Reader brings together short stories, poems, interviews, excerpts from movie scripts and novels, and other works by 33 renowned authors. The readings cover familiar themes - youth, family, immigration, politics, women's voices, identity - from the fresh perspective of a new generation of Italian writers. By presenting a rich array of materials and many points of view, Trame highlights the cultural complexity of contemporary Italy." "With its range of readings and exercises, Trame is designed to be easily adaptable to instructors' different needs and class levels. It is ideally suited to high-intermediate and advanced Italian language and culture courses." --Book Jacket.
E’ comodo definirsi scrittori da parte di chi non ha arte né parte. I letterati, che non siano poeti, cioè scrittori stringati, si dividono in narratori e saggisti. E’ facile scrivere “C’era una volta….” e parlare di cazzate con nomi di fantasia. In questo modo il successo è assicurato e non hai rompiballe che si sentono diffamati e che ti querelano e che, spesso, sono gli stessi che ti condannano. Meno facile è essere saggisti e scrivere “C’è adesso….” e parlare di cose reali con nomi e cognomi. Impossibile poi è essere saggisti e scrivere delle malefatte dei magistrati e del Potere in generale, che per logica ti perseguitano per farti cessare di scrivere. Devastante è farlo senza essere di sinistra. Quando si parla di veri scrittori ci si ricordi di Dante Alighieri e della fine che fece il primo saggista mondiale. Le vittime, vere o presunte, di soprusi, parlano solo di loro, inascoltati, pretendendo aiuto. Io da vittima non racconto di me e delle mie traversie. Ascoltato e seguito, parlo degli altri, vittime o carnefici, che l’aiuto cercato non lo concederanno mai. “Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia,...
E’ comodo definirsi scrittori da parte di chi non ha arte né parte. I letterati, che non siano poeti, cioè scrittori stringati, si dividono in narratori e saggisti. E’ facile scrivere “C’era una volta….” e parlare di cazzate con nomi di fantasia. In questo modo il successo è assicurato e non hai rompiballe che si sentono diffamati e che ti querelano e che, spesso, sono gli stessi che ti condannano. Meno facile è essere saggisti e scrivere “C’è adesso….” e parlare di cose reali con nomi e cognomi. Impossibile poi è essere saggisti e scrivere delle malefatte dei magistrati e del Potere in generale, che per logica ti perseguitano per farti cessare di scrivere. Devastante è farlo senza essere di sinistra. Quando si parla di veri scrittori ci si ricordi di Dante Alighieri e della fine che fece il primo saggista mondiale. Le vittime, vere o presunte, di soprusi, parlano solo di loro, inascoltati, pretendendo aiuto. Io da vittima non racconto di me e delle mie traversie. Ascoltato e seguito, parlo degli altri, vittime o carnefici, che l’aiuto cercato non lo concederanno mai. “Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia,...
E’ comodo definirsi scrittori da parte di chi non ha arte né parte. I letterati, che non siano poeti, cioè scrittori stringati, si dividono in narratori e saggisti. E’ facile scrivere “C’era una volta….” e parlare di cazzate con nomi di fantasia. In questo modo il successo è assicurato e non hai rompiballe che si sentono diffamati e che ti querelano e che, spesso, sono gli stessi che ti condannano. Meno facile è essere saggisti e scrivere “C’è adesso….” e parlare di cose reali con nomi e cognomi. Impossibile poi è essere saggisti e scrivere delle malefatte dei magistrati e del Potere in generale, che per logica ti perseguitano per farti cessare di scrivere. Devastante è farlo senza essere di sinistra. Quando si parla di veri scrittori ci si ricordi di Dante Alighieri e della fine che fece il primo saggista mondiale. Le vittime, vere o presunte, di soprusi, parlano solo di loro, inascoltati, pretendendo aiuto. Io da vittima non racconto di me e delle mie traversie. Ascoltato e seguito, parlo degli altri, vittime o carnefici, che l’aiuto cercato non lo concederanno mai. “Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia,...
E’ comodo definirsi scrittori da parte di chi non ha arte né parte. I letterati, che non siano poeti, cioè scrittori stringati, si dividono in narratori e saggisti. E’ facile scrivere “C’era una volta….” e parlare di cazzate con nomi di fantasia. In questo modo il successo è assicurato e non hai rompiballe che si sentono diffamati e che ti querelano e che, spesso, sono gli stessi che ti condannano. Meno facile è essere saggisti e scrivere “C’è adesso….” e parlare di cose reali con nomi e cognomi. Impossibile poi è essere saggisti e scrivere delle malefatte dei magistrati e del Potere in generale, che per logica ti perseguitano per farti cessare di scrivere. Devastante è farlo senza essere di sinistra. Quando si parla di veri scrittori ci si ricordi di Dante Alighieri e della fine che fece il primo saggista mondiale. Le vittime, vere o presunte, di soprusi, parlano solo di loro, inascoltati, pretendendo aiuto. Io da vittima non racconto di me e delle mie traversie. Ascoltato e seguito, parlo degli altri, vittime o carnefici, che l’aiuto cercato non lo concederanno mai. “Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia,...
È il quartiere di Napoli conosciuto da tutti come il luogo della criminalità e segnato dal sangue della camorra. Eppure Scampia è anche altro. Tra quei palazzi a forma di vela, ormai simbolo del suo degrado, c’è una parte buona che chiede di essere ascoltata. E la parte buona di Scampia sono i tanti giovani che non sono coinvolti nell’illegalità. Questi ragazzi cercano ogni giorno di dare un segnale importante per la rinascita e lo sviluppo di un quartiere, che li ha visti nascere e affrontare le difficoltà più cruente. Giovani che ce l’hanno fatta e che combattono per farcela, con lo studio e impegnandosi a vivere quotidianamente nell’onestà. Sono Giuseppe, Maira, Gennaro, Fabio e Simona tra i tanti che, pur a fatica, sono riusciti a trovare un lavoro dignitoso e pulito. Loro sono convinti che la situazione a Scampia possa migliorare. Perché Scampia non è solo ciò che le serie tv mostrano, è anche sensibilità, disponibilità e umanità, è soprattutto rinascita dal buio della malavita. Don Aniello Manganiello, di origini campane, dai primi anni Novanta al settembre 2010 è stato il parroco di Santa Maria della Provvidenza a Scampia. È il fondatore di Ultimi, ...
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