
Gianni, lo strambo narratore di questa singolare storia, proprio come Holden, l’indimenticato protagonista del capolavoro di Salinger degli anni ‘50, è ricoverato in un non definito istituto. È al tramonto della sua ormai lunga vita e ripensa all’eroe di quel famoso odiato-amato libro, che per lui è stato mentore e ispiratore. Holden, a diciassette anni, ha raccontato tre giorni dell’anno precedente dopo essere stato cacciato dall’ennesima scuola. Gianni, ultra settantenne, racconta i trascorsi decenni. Mentre “l’altro” Holden sognava di salvare i bambini che giocavano nel campo di segale dal cadere nel baratro della vita degli adulti ipocriti, Gianni, a diciannove anni, bivaccando in piazza Martinez come un barbone, salvò i fanciulli che attraversavano la strada e rischiavano di mischiarsi sul marciapiede con i falsi adulti, premurosamente indaffarati a raggiungere ignoti destini. Un prete e poi una chiesa salvarono quell’”ateo agnostico”, randagio e rabbioso, avverso ai bugiardi. Lo incoraggiarono a studiare, a laurearsi, a sposarsi. Ebbe un figlio e una nipotina neri come il carbone. “Salvò” molti innocenti e aiutò tanti senza casa con i quali...
Una miscellanea di trenta racconti e altrettante poesie, che rappresenta un assaggio del meglio che l’ottava edizione del Premio Letterario Giovane Holden ha prodotto a livello lirico e narrativo.
Continuiamo a vederlo, Holden Caufield, con quell'aria scocciata, insofferente alle ipocrisie e al conformismo, lui e la sua "infanzia schifa" e le "cose da matti che gli sono capitate sotto Natale", dal giorno in cui lasciò l'Istituto Pencey con una bocciatura in tasca e nessuna voglia di farlo sapere ai suoi. La trama è tutta qui, narrata da quella voce spiccia e senza fronzoli. Ma sono i suoi pensieri, il suo umore rabbioso, ad andare in scena. Perché è arrabbiato Holden? Poiché non lo si sa con precisione, ognuno ha potuto leggervi la propria rabbia e assumere il protagonista ad "exemplum vitae".
Una miscellanea di trenta racconti e altrettante poesie, che rappresenta un assaggio del meglio che la quattordicesima edizione del Premio Letterario Nazionale Giovane Holden ha prodotto a livello lirico e narrativo.
Dopo tre anni 'Curarsi con i libri' torna con una nuova edizione accresciuta con oltre sessanta rimedi inediti e tanti nuovi titoli usciti negli ultimi anni. Un libro di medicina molto speciale, un vero e proprio breviario di terapie romanzesche, antibiotici narrativi, medicamenti di carta e inchiostro, ideato e scritto da due argute e coltissime autrici inglesi con la cura italiana di Fabio Stassi.
Molti anni sono trascorsi da quando il valoroso Re Manno sconfisse il Nemico relegandolo dall’Altra Parte, oltre il fiume Silenel a cui è fatto divieto a ognuno delle Genti di oltrepassare pena il risveglio del Male. Il principe Torwe, primogenito dell’anziano Re Balin, si prepara a prendere il comando della Marca di Confine. Insieme al fratello Norwe si concede nell’attesa un’ultima caccia, durante la quale purtroppo infrangono il divieto. La loro trasgressione permette al Nemico di risvegliarsi e riorganizzarsi: nulla sembra più in grado di fermare l’Ombra di Mal’Harran e delle orride creature generate dalla sua voce e dal suono dell’arpa elfica; l’Ombra è pronta a invadere le terre di Confine delle Genti. Presto tutto ciò che striscia, nuota o cammina, tutto ciò che muove le ali nella terra di Confine ritornerà a essere suo. Sarà Norwe a dover contrastare l’avanzata devastante del Nemico, lui causa del risveglio del Nemico, costretto a lasciare per punizione la sua casa e a diventare errante. Al contrario di suo fratello Torwe, che cerca di scrollarsi di dosso il peso della trasgressione in battaglia, Norwe è ingenuo, gentile, sognatore, dubita di...
Galeotta fu la lirica “La voce a te dovuta” di Pedro Salinas. Dare la propria voce ad altri è un dovere morale e non solo l’unico modo per capirsi e per capire. Anita Rusciadelli ha tradotto in vocazione professionale il suo desiderio di aiutare le persone a prendere consapevolezza di sé e nella sua silloge di esordio si fa tramite delle voci, delle parole, delle confidenze delle donne che ha incontrato, della loro danza con una vita difficile, costellata di solitudini, illusioni, abbandoni, violenze e travagli senza parto. Ogni storia è una poesia, anche la più crudele e aberrante perché è attraverso la poesia che si può entrare nel tempio dell’umana comprensione per la via metrica di un’umile empatia.
Rico e Lele vivono a Ponteferro, immaginaria cittadina industriale qualche chilometro a sud di Roma. Hanno poco più di venti anni e sono amici da sempre. Rico ha una famiglia unita, che lo ama e con cui vive in sintonia. Lele, invece, ha un padre e una madre assenti e un fratello maggiore che, per scappare a tutto ciò, si è trasferito da molti anni in Inghilterra. Le loro sono le tipiche giornate dei ragazzi di provincia: studio, lavoretti, una scalcagnata band con cui suonare qualcosa in uno scantinato. Attorno a loro, però, turbina un microcosmo di personaggi eccentrici e vagamente fuori giri, una sorta di coro che fa da controcanto alle giornate dei due protagonisti. Giornate che, a ridosso di un gelido Natale simile a mille altri, prendono una svolta inattesa: Rico e Lele, stanchi di quella routine, decidono di passare al contrattacco attraverso un’idea folle e utopistica: fondare una loro personalissima Città Ideale, Borgoferro, sulle orme di tutti quei pensatori e filosofi illustri che li hanno preceduti teorizzando soluzioni simili. Una sorta di regno indipendente da realizzare nelle campagne lì attorno, in cui rifugiarsi con pochi altri eletti per fuggire dalla...
Donna coraggiosa e determinata, Toni, la protagonista del romanzo, è costretta dalle circostanze ad abbandonare la comoda esistenza nella Viareggio spensierata degli anni Trenta per seguire il marito in Africa. Lì, prima in Etiopia e poi in Uganda, dove lui dirige una miniera, abbandona l’abito della borghese benestante per costruire un’immagine di sé affatto diversa: esperta di caccia grossa, direttrice di piantagioni, per approdare finalmente nella sua isoletta fluviale tra le acque turbinose del fiume Kagera, che trasformerà in un piccolo paradiso naturale ricercato da cineasti e turisti. Tra realtà e fantasia, il romanzo ricalca le orme della vera Toni sulla scorta di lettere, fotografie, testimonianze orali. Ne risulta uno spaccato illuminante sull’avventura coloniale italiana negli anni del regime e sulle sorti di una donna grintosa e amante della vita, che ha fatto dell’Africa la terra dell’anima e non ha permesso a niente e nessuno, nemmeno all’amore, di rubarle la sua libertà. In questo senso, la signora dei leoni si inserisce a pieno titolo nel novero di quelle giovani donne che negli anni della belle époque hanno fatto parlare di sé per imprese...
Mattia Guzzi esordisce con una silloge narrativa di impianto onirico, apparentemente dipanata in tre storie diverse per genere e stile. A una lettura più attenta, però, si percepiscono i sottili legami che le accomunano: una ragnatela di sottotrame-specchio, vicoli ciechi, dettagliatissime descrizioni che intrappolano il Lettore, catturandolo tra realtà e immaginazione. Stante la giovanissima età dell’Autore, risulta subito evidente che egli ha compreso il difficile segreto che rende artisticamente efficace una storia. Ammalia e convince la scrittura fresca, la sua pacatezza e sensibilità, la sua implacabile chiarezza abbinata a un intrigante tocco di cinismo. Il primo racconto, L’infermiera, prende lo spunto da un fatto di cronaca: dietro un comportamento criminale c’è una persona, la sua vita, le sue scelte. Il secondo racconto, Impressioni, nasce dalla riflessione sul rapporto dell’essere umano con il tempo e di conseguenza sulla natura effettuale e non dei ricordi. Il terzo racconto, La principessa dagli occhi di vetro, è una favola che affronta il tema identitario.
C’è un tocco dolce e morbido, in questa silloge di racconti, che sembra quasi rubato alla poesia. Incorniciati in una scrittura netta, chiara e pulita, si susseguono momenti di un quotidiano per lo più ordinario, eppure sempre capace di destare meraviglia. Lo sguardo attento sulla realtà si colora di immaginazione, fino a sfumare nel brillio di una magia dolce. Troviamo istanti di incontro e di scoperta, intrisi di un senso delizioso di sorpresa. Memoria e presente sono stretti una all’altro, come indistinguibili (“Anni Settanta”). Ed è sempre l’apertura verso gli altri, che siano affetti conosciuti, persone vicine in un insieme di comunità, o magari intrecci casuali dei fili della vita, a costituire il fil rouge che corre attraverso tutti i brani della raccolta. Distante dai toni sincopati di un insensato correre di eventi, ogni cosa viene vissuta in un equilibrio di emozioni, che nulla fa perdere alla loro intensità, ma anzi la rafforza. A volte sono dettagli che fanno scaturire ricordi (“L’angolo”) o storie di un tempo lontano che gettano una loro eco più viva che mai (“Ferragosto”), o oggetti che per suggestione divengono in se stessi testimoni...
Come le onde narra la vita di due donne, dei loro stati d’animo, della loro quotidianità. Con un denominatore comune: la ricerca dell’essenza che autentica sentimenti, passione, entusiasmi e gioie. Ginevra vedova sessantenne, una nipote da accudire e un figlio con cui ha poco da dirsi. Ex cuoca dei baroni Tripisi, si occupa del podere ereditato dal marito impenitente dongiovanni e guarda la tv rigorosamente ad audio spento. Agata, baronessina quasi quarantenne, vive in uno stato quasi vegetativo dopo l’abbandono da parte dell’amante che l’ha derubata di quasi tutte le sue sostanze. Come le onde che susseguendosi mutano, assumendo nuove morfologie, profumi e colori, così le due protagoniste, le cui storie si intrecciano con le quotidianità di altri personaggi, riusciranno a deviare la propria prospettiva di esistenza divenuta ormai circolo vizioso, stagnante, confortante circostanza di non cambiamento che segna il passo della loro vita. Una metamorfosi, un sortilegio dentro al cuore che mostrerà a entrambe, in un orizzonte in costante cambiamento, un inatteso futuro fatto di consapevolezze non convenzionali, di nuove esperienze, di speranze e nuove realtà, di...
Irena è una giovane donna costretta a migrare, a causa della crisi economica del suo paese natio, a Lubiana, città ricca di storia, vivace e piena di attrazioni. Determinata a cogliere ogni opportunità per una nuova vita, trova un buon lavoro e si trasferisce al civico 15 di Ulica Kristanova. Parrebbe l’inizio di un futuro idilliaco finché terribili incubi cominciano a tormentarla ogni notte. Dall’invasione di sangue nella sua casa a voci misteriose che recitano versetti dell’Apocalisse, sommovendo forze archetipe primordiali, alla ricerca di un’entità diabolica menzognera e astuta, che cerca di trascinare l’uomo verso il mondo degli inferi, passando per le antiche glorie di ordini monastici e un inquietante passato della città in riva alla Ljubljanica, Irena si inoltrerà nel passato, avvalendosi di medium, preti, consulenti geo-biologici e burocrati, indomita, decisa a tutto per salvarsi dalla possessione. Amori dannati, fulminanti manoscritti, donne temibili e ambigue, omertosi silenzi, visioni spaventose e malefici attraversano la storia di Lubiana, apparentemente ignara di quanti tormenti si annidino nelle sue viscere, nei suoi territori carsici scavati...
Intitolare strade e piazze alle vittime di femminicidio è un modo per aprire un dibattito pubblico su una strage privata che in Italia purtroppo continua indisturbata. Per questo sono sempre più numerose le città dove parchi, giardini, vialetti, piazze vengono dedicati alle donne barbaramente strappate alla vita da chi diceva di amarle. Si tratta di iniziative che rappresentano un passo verso una coscienza comune per fermare una strage atavica, frutto di una cultura patriarcale, maschilista e misogina. Una cultura che in Italia emerge anche dalla toponomastica dedicata nella sua quasi totalità a nomi maschili. Oggi, più che mai, è necessario ricordare le donne che muoiono tutti i giorni per mano degli uomini, dei loro uomini, mariti, compagni, fidanzati, conviventi, che ritenendo di esserne proprietari e despoti, le hanno barbaramente assassinate. Uomini vigliacchi che stanno bene attenti a non farsi scoprire affinché si taccia sul fenomeno, ecco: intitolare piazze e vie alle vittime è un modo per rompere questo silenzio assordante. La storia raccontata da Paolo Celin si inserisce in questa volontà di non dimenticare le donne vittime di violenza. Due giovani amanti...
Un libro che restituisce in pieno, con passaggi emozionanti, anche potenti, la persona di De Gregori. La sua storia, le sue passioni culturali, le sue amicizie, la costruzione abbastanza tipica di un italiano 'di sinistra', formatosi nella fervida temperie degli anni Sessanta-Settanta; cittadino interessato alla vita pubblica, artista di immediato successo, poi star piuttosto ritrosa, antidivo. Infine, oggi, serenamente veleggiante verso una vecchiaia ben accetta, pacificato con molte delle sue incertezze, delle sue durezze. Michele Serra, "la Repubblica" Passo d'uomoè pieno di poesia. L'infanzia nell'Italia dignitosa del dopoguerra, protetta da una piccola città – Pescara – e da due genitori innamorati. Il rapporto col fratello maggiore che fa da apripista nella scoperta della musica, di Dylan, del Folkstudio. Il fascino di Tenco e di De Andrè. Il ricordo vivo di Lucio Dalla. Il successo, gli anni Settanta, quando la felicità privata coincide con anni difficili della vita pubblica. E dettagli inattesi, come l'incontro surreale con Fellini… Aldo Cazzullo, "Corriere della Sera"
Fabio Dri esordisce con una silloge di racconti potente e raffinata. Concepita come una sorta di composizione musicale, in cui due ostinati dal ritmo serrato ribadiscono i concetti e il file rouge che sottende all’intera raccolta. Il mondo progredisce, la tecnologia avviluppa ogni aspetto della vita dell’uomo il quale tende ad allontanarsi da ogni entità divina per ripiegare sulla scienza come unica depositaria di verità assoluta, diviene schiavo della Rete, una realtà in cui si può essere finalmente ciò che gli altri vogliono, mantenendosi in contatto con tutti, senza nulla dover spartire con loro né essere costretti a conoscerli davvero: un mondo in cui ogni accenno all’unicità è bandito. In città le persone restano incastrate nella materialità dei palazzi di vetro, ignare di cosa sia una vita. Indaffarate e ipnotizzate dalle vetrine tutte uguali, dai corpi seminudi delle donne, dalle belle auto e dai cellulari ultimo modello. Dimentiche della fatica del lavoro a mani nude nel fango, dell’odore delle stagioni, della stessa voglia di giocare di quando eravamo bambini, delle relazioni autentiche. Dimentiche dell’amore, dell’amicizia. Nei suoi racconti Fabio...
Il Mar di Roby è prima di tutto quello che un ragazzo palermitano sogna di solcare come capitano di lungo corso, e poi quello interiore, nel quale lo stesso giovane, quando la vita lo allontana dal suo desiderio e lo pone di fronte a difficili sfide personali, si avventura con coraggio in cerca della propria felicità. In un romanzo che sta a metà tra il racconto autobiografico e la riflessione esistenziale, Roberto Taormina descrive dapprima le proprie modeste origini, gli anni brillanti della scuola, il rapporto con una famiglia unita e affettuosa. Fondamentale è per lui la passione per il mare e per la navigazione, che detta molte delle sue scelte di giovinezza, fino a condurlo alle soglie della realizzazione del sogno di imbarcarsi. Ma proprio quando la vita pare arridere alle sue ambizioni, la tragedia di un grave lutto sembra affossare la sua volontà. Inizia a questo punto un complicato percorso per sconfiggere una malattia psichica sfuggente e insidiosa che si origina proprio dal dolore per quella perdita inspiegabile. Essa arriva sul punto di fiaccare per sempre la sua determinazione, ma la caparbietà del protagonista e la sua capacità di fare tesoro di ogni...
La vicenda ruota intorno alla figura di Julius, chirurgo cinquantenne dell’ospedale milanese di Niguarda, il quale, dopo essersi speso per il lavoro in maniera quasi ossessiva, viene costretto a qualche settimana di riposo forzato, in seguito alla morte in sala operatoria di un suo paziente. Julius decide di trascorrere quel periodo nella vecchia casa dei genitori ad Arona, sul Lago Maggiore, dove non mette piede da diverso tempo. Nella straordinaria atmosfera di una nevicata come non se ne vedevano da anni, il protagonista si abbandonerà a vecchie passioni e porterà a termine la costruzione di una barca a vela lasciata incompiuta da quando frequentava l’università. Nel frattempo farà la conoscenza di un bizzarro taglialegna italo-tedesco, col quale condividerà ben presto i pasti, discorrendo degli argomenti più variegati: dal lavoro al mondo della scuola, dalla ricerca della serenità al movimento dei corpi nello spazio. Romanzo non convenzionale, che invita alla riflessione su ciò che è davvero importante nella vita, con un pizzico di garbata ironia.
La silloge è un interessante e anomalo esperimento di scrittura condivisa. Due amiche settantenni, una in Italia l’altra in Scozia, decidono di combattere il blues del lockdown scrivendo racconti. Ognuna delle autrici ha lavorato separatamente su una storia dallo stesso titolo, tutte lette e commentate a distanza via Skype la domenica pomeriggio. Le protagoniste delle storie sono in prevalenza donne e, anche laddove rivestono un ruolo all’apparenza secondario, ne sono il fulcro. Donne, più o meno giovani, che vorrebbero poter cancellare o risolvere i conti con il passato schiacciando un pulsante e altre che partono per lunghi viaggi in cerca di se stesse. Si narra di avvenimenti tragici rimediabili solo con un finale distopico, e di aderenze politiche che non riescono a risultare coerenti. Si parla di giustizia intesa come catarsi più che di applicazione alla lettera di un codice di leggi. È un panorama soprattutto di donne che lottano, amano e si fanno sentire, appassionate di vita.
Nella prima parte del testo vengono prese in considerazione le problematiche generali (storico-teoriche) connesse al concetto stesso di "letteratura giovanile". Le riflessioni critiche vengono accompagnate da una vasta esemplificazione di testi classici e meno noti, italiani e stranieri, con riferimento anche alla produzione cinematografica e televisiva. Nella seconda parte, attraverso una serie di ‘percorsi di lettura’ di classici soprattutto contemporanei, vengono definiti analiticamente una serie di caratteri specifici del genere. Le opere prese in esame sono Pinocchio – Cuore – I pirati della Malesia – Siddharta – Il piccolo principe – Il giovane Holden – Il visconte dimezzato – Il Signore degli anelli – Il gabbiano Jonathan Livingston – La compagnia dei Celestini – Jack Frusciante è uscito dal gruppo. Il testo ha il pregio di fornire le coordinate essenziali per orientarsi all’interno di una materia di difficile definizione e si propone come un indispensabile e interessante strumento di base per studenti e docenti che si accostano alla letteratura giovanile.
Una miscellanea di trenta racconti e altrettante poesie, che rappresenta un assaggio del meglio che la dodicesima edizione del Premio Letterario Nazionale Giovane Holden ha prodotto a livello lirico e narrativo.
Una miscellanea di trenta racconti e altrettante poesie, che rappresenta un assaggio del meglio che la tredicesima edizione del Premio Letterario Nazionale Giovane Holden ha prodotto a livello lirico e narrativo.
Una miscellanea di trenta racconti e altrettante poesie, che rappresenta un assaggio del meglio che la decima edizione del Premio Letterario Nazionale Giovane Holden ha prodotto a livello lirico e narrativo.
Serial killer, terroristi, mafiosi, narcotrafficanti, gangster: quando il male conquista l’animo umano Un giro del mondo le cui tappe sono scandite dalla sterminata gamma di mostruosità di cui possono macchiarsi gli esseri umani. Tra ricostruzioni storiche, aneddoti e biografie, questo libro è una vorticosa discesa in un girone dell’inferno popolato da giustizieri, assassini seriali, coppie diaboliche, terroristi, mafiosi, baby killer, sicari su commissione, stragisti e narcotrafficanti. Dai sequestri di Vallanzasca ai riti macabri delle Bestie di Satana; dalla strage di Utøya alla brutalità spietata di Totò Riina. Passando per i nomi che hanno segnato gli ultimi decenni, come Osama Bin Laden o Pablo Escobar, ormai diventati nell’immaginario collettivo quanto di più vicino alla personificazione della malvagità. Cento ritratti, con un’attenzione particolare alle vicende avvenute nel nostro Paese, che rappresentano un’occasione per riflettere sulla complessità dell’animo umano, su come il male a volte sia incredibilmente vicino a noi, ben più di quanto possiamo immaginare. Tra serial killer e spietati assassini, una discesa nell’abisso dell’animo umano Hanno ...
ilSapelli è un oggetto da collezione. Contiene più di 300 articoli e saggi di Giulio Sapelli scritti tra il 2004 e il 2014, dieci anni melmosi che hanno cambiato il mondo. Giulio Sapelli collega a modo suo i puntini dispersi, tra gli eventi e tra le varie discipline, ormai disperatamente separate, a ricomporre un affresco del mondo contemporaneo percorso dalla crisi. Dall’economia alla storia, alla sociologia, all’antropologia, alle idee, alla filosofia e al mondo classico: un continuo rimando intrecciato che richiama certe costruzioni di Gary Becker, il grande scienziato sociale, premio Nobel scomparso da poco. Le analisi di Giulio Sapelli spalancano voragini di riflessione e domande infinite: riflessioni sull’oggi, che si concentrano su ciò che l’ha appena preceduto, che è accaduto “appena ieri”.
Chi nella propria vita abbia visto più di una decina di film sa che la storia del cinema non si può che declinare al plurale: quella che per comodità di targhette accademiche chiamiamo “Storia” è in realtà un tessuto composito di fili intrecciati, un canovaccio di storie che si incontrano, si scontrano, si intrecciano e si strecciano, si spezzano e si riannodano all’infinito. In questo intreccio si muove il libro di Pino Farinotti, che è una raccolta di articoli e interventi apparsi su web e carta stampata e che programmaticamente si intitola “storie” del cinema. Storie nei due sensi: talvolta vere e proprie piccole ricostruzioni storiche, talvolta affabulazioni e racconti, che entrano nel tessuto vivo della “storia”, seguono fili e intrecci e ci restiuiscono frammenti di una raffigurazione, idee per una ricostruzione, aree su cui tornare a porre l’attenzione. Se si può (o si deve) cercare un’unità tra questi apparenti disiecta membra, la si trova proprio nell’implacabile volontà di Farinotti di far luce, di delineare, di raccontare non solo per giustapposizione, ma individuando temi, interessi, aspirazioni. Ne esce un concentrato di...
Crisi delle ideologie, crisi dei partiti, individualismo sfrenato... Questo è l’ambiente – ben noto – in cui ci muoviamo: una società liquida, dove non sempre è facile trovare una stella polare (anche se è facile trovare tante stelle e stellette). Di questa società troviamo qui i volti più familiari: le maschere della politica, le ossessioni mediatiche di visibilità che tutti (o quasi) sembriamo condividere, la vita simbiotica coi nostri telefonini, la mala educazione. E naturalmente molto altro, che Umberto Eco ha raccontato regolarmente nelle sue Bustine di Minerva. È una società, la società liquida, in cui il non senso sembra talora prendere il sopravvento sulla razionalità, con irripetibili effetti comici certo, ma con conseguenze non propriamente rassicuranti. Confusione, sconnessione, profluvi di parole, spesso troppo tangenti ai luoghi comuni. “Pape Satàn, pape Satàn aleppe”, diceva Dante nell’Inferno (VII, 1), tra meraviglia, dolore, ira, minaccia, e forse ironia.
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