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Un antropologo studia sul campo una strana tribù: i bambini di una scuola dell’infanzia. In particolare, cerca di capire come questi utilizzino spontaneamente e per i propri scopi uno strumento di comunicazione a loro congeniale, il disegno. Evitando estetiche primitiviste e valutazioni psicologico-cognitive, l’analisi fa emergere, con uno sguardo relativista, come i bambini attraverso il disegno agiscano in modalità peculiari, con precise intenzioni, nel loro mondo sociale: comunicare la propria identità, mettersi in relazione con il contesto, dare vita a giochi che nascono nell’immagine, negoziare e stabilire relazioni sociali. Per cogliere quindi il significato di un disegno è necessario valutarne le condizioni di produzione e comprenderne l’uso all’interno del gruppo. In questo testo, si propone una selezione di strumenti interpretativi per analizzare la complessità e il significato del disegno infantile colto nel suo stato “selvaggio”.
Campioni di esotismo e simbolo di uomini primitivi per molti, i Pigmei entrano in contatto con gli Europei nel XIX secolo. Vengono osservati e ‘misurati' dagli scienziati, esibiti sui palcoscenici e negli zoo al fianco delle scimmie. Nel corso del Novecento gli antropologi hanno però indagato il loro mondo e hanno svelato i pregiudizi occidentali: la riflessione estetica dei Pigmei non è meno raffinata, per certi aspetti, di quella di Michelangelo e la loro arte della divisione della preda eccelle in complessità. Per Stefano Allovio riflettere sulla marginalità dei Pigmei ha voluto dire riflettere anche sulla marginalità degli antropologi all'interno delle comunità intellettuali dove permangono resistenze a riconoscere i molti modi di ‘fare scienza'. Se i Pigmei necessitano di maggiore riconoscimento, anche gli antropologi – molto più simili ai Pigmei di quanto si immagini – hanno titolo a richiedere maggiore riconoscimento nelle accademie e nei luoghi del sapere. Frequentare le frontiere, le periferie e i margini fra culture, dove l'antropologia si colloca come disciplina, non significa essere condannati alla insignificanza e alla marginalità: la cultura si nutre...
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