Potere
Autore: Geminello Preterossi
Numero di pagine: 224Attraverso ventiquattro classici imprescindibili, le nozioni, le immagini, gli argomenti relativi al potere, il più decisivo e ambivalente dei fenomeni politici.
Attraverso ventiquattro classici imprescindibili, le nozioni, le immagini, gli argomenti relativi al potere, il più decisivo e ambivalente dei fenomeni politici.
Intellettuale socialista, membro dell’Assemblea Costituente, studioso del marxismo e del pensiero politico, parlamentare della Repubblica, Lelio Basso è stato anche uomo d’azione e leader di partito. Sulla base di una vasta documentazione d’archivio in buona parte inedita, questo volume racconta la storia del suo rapporto con il PSI dalla Resistenza alla vigilia del 18 aprile 1948, sullo sfondo del conflitto mondiale, dei drammatici scontri sociali del dopoguerra e della divisione del mondo in blocchi. Basso credeva fermamente nelle potenzialità del PSI, e si adoperò per farne un moderno partito di massa, in grado di guidare uno schieramento progressista alternativo a quello democristiano. Basso era altresì convinto che la democrazia non potesse ridursi all’esercizio del voto, ma che dovesse continuamente nutrirsi della partecipazione attiva dei lavoratori e dei ceti sociali emarginati, anche se fino ad allora completamente estranei alla politica. Si impegnò pertanto a tradurre in termini pratici tale aspirazione, provando a fare del PSI uno strumento di alfabetizzazione democratica e un luogo per praticare democrazia. Il progetto bassiano venne tuttavia vanificato...
Prima ancora che economica, la crisi chestiamo attraversando è politica. Proprioper questo, se vogliamo uscirne, siamochiamati a pensare e ripensare la politica in modo totalmente libero. Attraverso una serie di autorevoli saggi, questo libro intende delineare un profilo, per certi aspetti anche nuovo, della sinistra e del PartitoDemocratico: non solo specificandonela polarizzazione ideologica lungo l’asse destra-sinistra, ma anche e soprattutto sforzandosi di riorientarne le politiche economiche e sociali, spesso troppo simili, stanti i vincoli internazionali, a quelle dei principali avversari. Nella convinzione che, più che sui problemi legati alla leadership, l’accento debba essere posto sulle idee.
Attraverso il commento dei fatti più significativi nell’ambito della politica, della cultura, dell’arte e dell’economia, la rivista Scenari, quadrimestrale di approfondimento culturale di Mimesis Edizioni, vuole costituirsi come un potente laboratorio di idee e dibattito, fornendo ai lettori la possibilità di commentare gli articoli attraverso blog appositamente dedicati. Di seguito, i contributi di questo numero. Andrea Zhok, Doppio movimento, ovvero della necessità storica di una sinistra non “progressista”; Edoardo Greblo, Noi, il popolo, e gli altri; Maria Grazia Turri, L’incertezza come timone dei diritti; Damiano Cantone, Cosa c’è di buono nella buona scuola?; Francescomaria Tedesco, Critica della ragione decisionista; Francesco Bilotta, Cosa si nasconde dietro l’espressione “ideologia del genere”?; Giovanni Leghissa, Geopolitiche dell’Europa. Il futuro dell’Unione Europea tra interessi nazionali e difesa comune; Roy Menarini, Interstellar è il “GFA” (Grande Film Americano)?; Valentina Re, Da Maranello a Cinecittà, ovvero:“how a legendary film studio became a ridiculous themepark”; Alberto Brodesco, “Social” o “sociofugal”? Gli...
Il libro analizza il significato delle nozioni di popolo, autorità e democrazia nella tradizione del popolarismo, in un fecondo incontro con la tradizione liberale. Il punto fermo del popolarismo sturziano è un’idea di “popolo” del tutto differente da quella fornita dai populismi di ogni tipo. In particolare, il problema di fronte al quale Sturzo pone i cattolici riguarda la domanda se essi dovrebbero accettare un regime politico che nega le libertà, in cambio dell’ottenimento di privilegi. L’assenso verso tali regimi è impraticabile per un cattolico, a pena di sacrificare la propria coscienza sull’altare dell’idolo della Politica. Il popolarismo sturziano mette in discussione la nozione di popolo declinata al singolare, per declinarla al plurale. Tale pluralismo salvaguarda e presuppone il valore della coscienza individuale e non si lascia assorbire in un indistinto misticismo politico di impronta tanto giacobina quanto organicistica: il brodo di coltura di ogni populismo.
L’inclinazione della storiografia corrente di inquadrare gli eventi tralasciando le «forze profonde» e l’approccio interdisciplinare risulta specialistica ma anche circoscritta, con conclusioni riduttive o inesistenti circa il senso dell’indagine, che differentemente la Filosofia, le Scienze sociologiche e soprattutto la Teologia aiutano a sviscerare in pienezza. Persino la Storia delle relazioni internazionali non può prescindere da un approccio più robusto e così l’azione della Chiesa cattolica, pur riconoscendo il fondamentale apporto militare altrui, si rivela ricca di spunti di riflessione specie nel Novecento, allorquando il suo operato è stato davvero immane, opponendosi ideologicamente ed eticamente alle tirannidi fascista, nazista e bolscevica, reazioni estreme alla disgregazione e all’ingiustizia causate dall’assenza di certezze. Un impegno intensissimo simile a quello profuso da Alcide De Gasperi nel secondo dopoguerra, avendo il compito di spingere il Paese lontano dalla voragine della sconfitta, alle spalle, ed evitando nel contempo l’abisso comunista dinanzi.
Il presente lavoro intende riempire un “vuoto”, per quanto paradossale: nonostante non manchino teorie e riflessioni sul ruolo della violenza all’interno della politica e della società, raramente queste sono riuscite ad analizzare tale tematica senza lasciarsi tentare dallo scandalismo o dalla morbosità. Anche le scienze sociali sono coinvolte nell’incapacità di spezzare il binarismo: identificare la violenza semplicemente come criminalità oppure, più raramente, minimizzarla per proporre un’immagine bonaria ed edulcorata di coloro che l’hanno praticata o che ancora la praticano. Nel Novecento, però, la violenza politica non è stata un argomento tabù, casomai una sorta di Giano bifronte, dal momento che animava da un lato uno dei criteri di legittimità dello Stato (“detentore del monopolio della violenza legittima”, appunto), dall’altro le rivendicazioni di quelle organizzazioni politiche radicali che, negli anni Settanta e Ottanta, cercavano una sorta di “diritto alla violenza”. E oggi? Dentro un panorama politico in apparenza “pacificato”, il presente volume offre al lettore una serie di casi empirici e di riflessioni teoriche sul nesso tra...
Il volume offre una panoramica di alcuni temi e problemi del diritto pubblico comparato, coniungando alla trattazione delle tematiche più classiche (metodo della comparazione, forme di governo, giustizia costituzionale), lo studio di alcuni profili problematici, che si impongono sempre più all’attenzione del giurista nell’attuale contesto globalizzato e plurale (il principio di laicità, aborto e wrongful life). Peculiarità del presente volume è la sua articolazione secondo logiche di globalità e di trasversalità, in parziale discrepanza con le classiche trattazioni di diritto pubblico comparato in cui si preferisce procedere illustrando i diversi stati e i relativi ordinamenti secondo una logica di verticalità. Non resta che augurare al lettore un buon viaggio, se è vero, come è vero, che comparare “is somewhat like travelling. The traveller and the comparatist are invited to break away from daily routines, to meet the unespected and, perhaps, to get to know the unknown”. Lorenza Violini è professore ordinario di Diritto costituzionale presso il Dipartimento di Diritto Pubblico Italiano e Sovranazionale dell’Università degli Studi di Milano. Ha compiuto studi ...
Economista insignito del premio Nobel nel 1998 Amartya Sen ha ispirato la comunita internazionale ad elaborare un nuovo modello di benessere. In questo studio i temi considerati, sviluppo e liberta, appaiono chiavi ermeneutiche dell'intera attivita di Sen. Lo sviluppo va inteso non solo come aumento di reddito ma deve comprendere l'accrescimento delle possibilita per le persone di scegliere il tipo di vita che preferiscono, attraverso il dispiegamento delle loro potenzialita. Considerare l'altro come fratello e lo stimolo della teologia morale che deve portare al principio di convivenza ove si compie la liberta fonfata sull'esperienza comune dell'amore accolto e donato. Fabrizio Casazza, ha conseguito il dottorato presso la Pontificia Universita Gregoriana. E' giornalista e pubblicista.
Nella migliore storiografia italiana è prevalso, per molti decenni, un modello: quello dello «storico-filosofo-filologo-educatore-combattente politico». Non sempre anche i maggiori dei nostri studiosi sono riusciti a incarnarlo compiutamente, ma quello è stato il loro ideale. Questi sono gli storici che interessano maggiormente all’autore di questo volume. Protagonisti della cultura italiana come Giovanni Gentile, Gioacchino Volpe, Federico Chabod, Rosario Romeo, Giovanni Miccoli, Luisa Mangoni, Roberto Vivarelli... Ricostruire le loro fisionomie, i loro rapporti, la loro varia operosità gli consente di comporre quadri non scontati della più generale cultura italiana ed europea, nei suoi rapporti con le vicende politiche dell’ultimo secolo. Un approccio necessariamente critico, ma in cui si avverte una schietta gratitudine per il lavoro di tante generazioni di studiosi italiani.
Esiste una tradizione esoterica occidentale? Sotto quali forme si manifesta? Qual è il rapporto tra questa cultura «altra» e le diverse forme politiche di matrice razionalistica dell’Occidente? E tra esoterismo e nazismo? Hitler e i vertici del partito erano in possesso di una dottrina segreta? Che cosa è invece possibile dire riguardo alle altre dittature del XX secolo? E in che modo, oggi, la democrazia rappresentativa si rapporta a questa cultura alternativa? Questo libro è molto più di un tentativo di rispondere alle domande su una tradizione occidentale occulta, dai contorni ancora incerti: è un viaggio appassionato e appassionante dalle origini del sapere umano fino ai giorni nostri che, affacciandosi sul futuro prossimo, disegna un suggestivo panorama del mondo attuale.
La politica nasce, nel mondo occidentale, nella polis greca, come arte della convivenza nella città, diventando ben presto scienza della corretta amministrazione, e poi del buon governo. Secoli dopo, Machiavelli ci spiega la politica come scienza del potere, che peraltro, per lui, è un mezzo, non un fine in sé. Oggi la politica appare screditata. Si ricorre alla “società civile” nel tentativo di rivitalizzarla, con esiti che appaiono sovente peggiorativi. Forse è tempo che la classe politica si impegni a ricuperare un deficit di formazione culturale. Questo libro collettivo può essere uno strumento in tale direzione: una bussola per orientarsi tra gli ismi della politica: idee, movimenti, tendenze. Nel libro ne vengono proposti cinquantadue, da Anarchismo a Liberalismo, da Fascismo a Marxismo, da Comunismo a Terrorismo, da Fondamentalismo a Laicismo, da Antiamericanismo a Pacifismo. Affidati a studiosi e studiose di tre generazioni, sono trattati in chiave teorica, empirica e storica, ma con l’occhio attento all’attualità. Cinquantadue voci: quasi un breviario (laico) per l’anno, redatto in modo rigoroso, ma comprensibile anche dai non specialisti, in grado di...
Esiste un ‘costituzionalismo' prima delle Costituzioni? Le origini di questo concetto possono essere rintracciate nella Roma antica? Mario Pani individua nelle fonti antiche un vasto repertorio di dati che si pongono nell'area concettuale del ‘costituzionalismo' e riservano al lettore più di una sorpresa. Nella Roma repubblicana è possibile riscontrare molta materia che qualifica l'attuale dettato costituzionalistico del mondo occidentale. In una fase di dibattito storiografico sulle matrici, lungo un percorso fra nozioni antiche e moderne, emergono qui i germi della storia di un'idea.
I fatti, i miti, la memoria dei Sacchi di Roma: devastazioni che avrebbero lasciato una traccia indelebile nell'immagine della città ma anche nei comportamenti, nei pensieri, nelle paure più profonde dei suoi cittadini. Un'avvincente indagine storiografica che ricorda come Roma si sia guadagnata la sua 'eternità' al prezzo di dolorosissime vicissitudini. Nel 386 i Galli la assalirono e conquistarono mettendola a ferro e fuoco per sette mesi. Nel 410 fu la volta dei Goti di Alarico che si gettarono con furia per le strade di Roma, avidi di bottino e di facili prede. Nel 455 e nel 472 i Vandali devastarono indisturbati la città. Poi, i cinque assedi avvenuti tra il 535 e il 552, fino al Sacco dei Lanzichenecchi nel 1527. Per oltre un millennio, il mito della Città Eterna si è rovesciato nel suo più drammatico epilogo. Giuseppe Serao, "la Repubblica" Il saggio di Umberto Roberto ricostruisce le ricorrenti spoliazioni subite dalla città degli imperatori latini e dei papi a partire dal Sacco gallico del 386: un trauma terribile, presagio infausto della decadenza che avrebbe colpito l'Italia intera nei secoli successivi. Antonio Carioti, "la Lettura - Corriere della Sera"
Il fenomeno Lega Nord stato sinora oggetto prevalentemente di cronaca o di analisi sociologica. Considerato il magmatico quadro politico-ideologico, il momento di approfondimenti sul piano della storia e della teoria. Scavando in profondit si scopre infatti che - sin dalle origini del Movimento - esiste un paesaggio di padri nobili che in pochi conoscono: Bruno Salvadori, Emile Chanoux, Denis de Rougemont e Guy Hraud - oltre a Carlo Cattaneo e Gianfranco Miglio. Il libro ne ricostruisce la storia ideologica, individuando il filo rosso che tiene insieme queste personalit, e spiega in quale misura hanno inciso sul progetto politico leghista.
La crisi delle ideologie novecentesche, la dichiarata e presunta fine della funzione simbolica del linguaggio politico, hanno alimentato una serie di luoghi comuni: che la politica non dovesse più proporre grandi idee né occuparsi della costruzione delle identità, che lazione politica si riducesse essenzialmente a tecnica, nella migliore delle ipotesi a buona amministrazione, che la stessa dimensione politica in quanto tale fosse in qualche modo esaurita e con essa le speranze e le ambizioni connesse al progetto moderno. Siamo sicuri che sia così? O, al contrario, il ‘politico riemerge e si prende le sue vendette? La riaffermazione prepotente dei bisogni di sicurezza e di identità, il dilagare di conflitti senza regole, lemergere del populismo come compensazione della crisi di egemonia democratica sono i frutti avvelenati della spoliticizzazione contemporanea.
I due autori di riferimento di questa trattazione, Oswald Spengler e Carl Schmitt, sono quasi contemporanei: Spengler nasce nel 1880, mentre Schmitt nasce nel 1888. Schmitt arriverà però a vivere quasi cento anni (morirà infatti nel 1985), mentre Spengler morirà molto prima, addirittura nel 1936, ossia senza vedere la Seconda guerra mondiale, che invece sarà fonte di riflessioni importantissime per Schmitt. Si pensi che il primo volume del capolavoro di Spengler, Il tramonto dell’Occidente, è stato ultimato prima della fine della Prima guerra mondiale: ciononostante, egli sembra aver maturato risultati analoghi a quelli a cui giungerà Schmitt proprio alla luce dei cambiamenti connessi agli esiti dei due conflitti mondiali (a tal proposito, si farà riferimento soprattutto al suo lavoro del 1950, Il nomos della terra). Si potrebbe dunque dire che i due autori partano da alcuni presupposti analoghi, anche a livello cronologico e di formazione: si sono infatti formati negli stessi anni, cioè in quel periodo di profonda crisi descritto da entrambi come l’inizio della fine.