«Il Novecento che racconto comincia dal 1880 circa e finisce con gli anni Settanta del Novecento. Si apre con l'emigrazione in America e si chiude con la perdita d'importanza dell'Europa e l'affermarsi sempre maggiore del mondo ebraico americano e di Israele. Due significativi momenti di cambiamento che riguardano gli ebrei tutti.» Un libro importante per metodo e contenuti, un appassionante excursus che parte dall'ultimo ventennio del XIX secolo e accompagna l'esperienza ebraica fino ai tempi più recenti. Anna Foa dimostra lucidamente quanto la Shoah, che pure tutto travolge, sia qualcosa di ‘alieno' all'esperienza ebraica, a quella sua ricchezza e complessità di cui il '900 è testimone non meno che dell'orrore. Elena Loewenthal, "Tuttolibri" Uno stile avvincente. Anna Foa racconta la storia della nuova identità ebraica che si forma nel confronto con la modernità, un'identità ricca di sfaccettature e di aspetti imprevedibili che ancora attende di essere compresa e compiuta. Lucetta Scaraffia, "Corriere della Sera"
«Può stupire che in Lager uno degli stati d'animo piú frequenti fosse la curiosità. Eppure eravamo, oltre che spaventati, umiliati e disperati, anche curiosi: affamati di pane e anche di capire».
«Nella vita ho sempre sognato di essere uno tra i tanti testimoni di Gesù, ben consapevole della mia inadeguatezza, ma anche certo che solo attraverso la conoscenza dei Vangeli mi sarebbe stato possibile intravvedere i suoi sogni, quelli inconsci e...
Nella storia della cultura italiana vi sono vicende di uomini e di idee molto citate ma molto poco davvero conosciute. La celebre polemica tra Benedetto Croce e Luigi Einaudi sul rapporto tra liberismo e liberalismo è una di queste. Tutt’altro, infatti, che un duro scontro polemico senza volontà d’intendersi, la celebre polemica fu una civilissima discussione tra i due maggiori interpreti della cultura liberale italiana che ancora oggi, se conosciuta a partire dai testi e dal contesto, è in grado per noi abitanti del terzo millennio di essere un punto di riferimento per schiarire e ingagliardire il concetto di libertà e la nostra stessa fragile democrazia rappresentativa. Qui, nelle pagine che seguono, la discussione tra il filosofo e l’economista è ricostruita per la prima volta nella genesi, nello sviluppo, nella conclusione e nel suo significato considerando sia i testi sia le lettere sia gli avvenimenti degli anni Venti, Trenta, Quaranta del secolo scorso in cui i veri nemici di Croce e Einaudi, e di tutti gli uomini liberi, erano le varie forme di totalitarismo, dal nazionalsocialismo tedesco al comunismo sovietico. Non mancano le sorprese, sia perché le posizioni ...
«Le teste si possono tagliare o contare. Nel 1931 il regime fascista scelse entrambe le soluzioni e impose a tutti i professori universitari un giuramento di fedeltà al duce. Giurarono in 1238. Solo in dodici si rifiutarono. Questo è il racconto di uno di quei dodici, ed è liberamente ispirato alla figura di Mario Carrara, medico legale, uno dei primi a rifiutare il freddo censimento con cui Lombroso aveva insegnato a catalogare gli uomini e le anime.Mentre l’università celebra il concetto della razza, le carriere si fanno con la tessera del partito, gli studenti indossano le camicie nere anche a lezione, Carrara intuisce l’agonia scellerata del Paese e quando il rettore gli comunica data e prescrizioni del giuramento, ossia fedeltà al re e a Mussolini, capisce di non poterlo fare. Non per puntiglio ideologico ma per sentimento di decenza. Perché quel giuramento è anzitutto ridicolo, grottesco, fasullo. In una parola: indecente.La storia di Mario Carrara è metafora involontaria eppure inevitabile su questo nostro tempo, pervaso da nuovi conformismi e da antiche rassegnazioni».
A biography of the Jewish Italian industrialist Federico Jarach (Torino, 1874 - Milano, 1951). He was the owner of a large metal factory in Milano and held high positions in the northern Italian federations of industry. In his military service in the navy, he achieved the rank of Corvette captain (equivalent to Lieutenant Commander). In 1931 he became the president of the Jewish Community of Milano, and in 1937, the president of the Union of Italian Jewish Communities. He established committees to aid Jewish refugees from Germany, and later to assist all the Jews in Italy. As a result of the Racial Laws in 1938, and although he was a member of the Partito Nazionale Fascista from 1926, he lost all his positions - in industry, the navy, and the party. Because he was a Jew, he was forced to sell his factory. He then founded a college for 400 Jewish students who were expelled from the University of Milano. With the start of the bombardment of Milano in 1941, he and his family (his wife and four children) moved to their villa on Lake Maggiore. In 1943, a Nazi division arrived at the spot. Jarach and his family managed to escape to the Swiss side of the lake. All the Jews captured by...
Il volume – che si apre con una lunga introduzione dedicata al giurista come intellettuale e al suo rapporto con il potere in particolare negli anni che videro l’affermazione del fascismo – raccoglie una serie di saggi incentrati ciascuno su un diverso giurista attivo negli anni ’10 e ’20 del Novencento (E. Betti, P. Bonfante, P. de Francisci, G. Del Vecchio, E. Ferri, A.C. Jemolo, L. Lucchini, V.E. Orlando, Al. e Ar. Rocco, S. Romano, A. Solmi). L’intento comune è quello di ricostruire il differente percorso intellettuale che condusse tanti autorevoli studiosi delle diverse discipline giuridiche (provenienti da varie e distanti posizioni ideali e politiche) ad aderire al movimento dei ‘fasci’ nel momento in cui questo muoveva i primi passi e si avviava a conquistare il potere in Italia. Il volume si chiude con un’analisi della comparabile esperienza dei giuristi spagnoli di fronte al franchismo. Autori dei vari contributi sono: I. Birocchi, M. Brutti, G. Chiodi, F. Colao, C. Fantappiè, L. Garlati, C. Lanza, M. Lucchesi, V. Marotta, S. Martín, M.N. Miletti, A. Musumeci, F. Petrillo, D. Quaglioni.
"La bella Resistenza" è un libro di storia sulla guerra di liberazione nazionale rivolto a un pubblico di lettori giovani, a ragazze e ragazzi che stanno costruendo, faticosamente in questo mondo senza storia, il proprio punto di vista sulle vicende del passato e sulle sfide del futuro. L’idea che struttura il libro è semplice: intrecciare diversi livelli di Storia, in un’alternanza serrata di racconto dei grandi scenari (che aiutano a inquadrare e comprendere le coordinate del contesto storico del trentennio 1914-1945) e narrazione di una storia familiare. Ne emerge una dialettica tra storia universale e storia personale di uomini e donne, perlopiù ragazzi, con un nome e un cognome, un volto, una biografia. Protagonista è la famiglia Damiani-Goldstein Bolocan, che è stata al tempo stesso borghese antifascista (i Damiani) e semita (da parte Goldstein Bolocan), e che ha dunque sofferto la duplice persecuzione del regime fascista. È una famiglia con tanti giovani, ragazzi e ragazze le cui vicende vengono narrate nella loro quotidianità che si fa sempre meno normale.
Da Federico stupor mundi a Telesio Interlandi, improbabile cantore del razzismo mussoliniano con tanto di prezzario degli aggettivi; da Ettore Majorana, convinto estimatore del nazismo, a Giuseppe Peri, oscuro vicequestore angariato; dai fratelli Lanza di Trabia, saltellanti fra i Ciano, Eisenhower e Togliatti per difendere feudi e privilegi, a Vito Guarrasi, signore incontrastato e sconosciuto di cinquant’anni di potere in Italia; da Mario Ciancio, padrone di giornali, televisioni e destini, a Leoluca Orlando Cascio; da Falcone e Borsellino, uccisi per non farli indagare su Milano, dal 1970 capitale economica di Cosa Nostra, a Giuseppe Francese, suicidatosi subito dopo la condanna degli assassini mafiosi del padre Mario, il libro racconta la storia siciliana del mondo e del nostro Paese. Una galleria di oltre sessanta personaggi divisi in dieci categorie per addentrarsi nel mistero senza fine della sicilitudine. «Un’affascinante galleria di oltre sessanta personaggi che hanno fatto la Storia, nel bene e nel male, della Sicilia e del nostro Paese». Corriere della Sera «La Sicilia non sembra un’isola, ma una chiave per capire certe storie d’Italia. E del pianeta». TTL - ...
@font-face { font-family: "Times New Roman"; }p.MsoNormal, li.MsoNormal, div.MsoNormal { margin: 0cm 0cm 0.0001pt; font-size: 12pt; font-family: "Times New Roman"; }table.MsoNormalTable { font-size: 10pt; font-family: "Times New Roman"; }div.Section1 { page: Section1; } Il volume offre un percorso di scoperta e di confronto con il pensiero “disarmato” del principale teorico italiano della nonviolenza: Aldo Capitini. In un contesto come quello attuale in cui vi è una profonda connessione tra guerra e sfruttamento di persone e di risorse, la prospettiva nonviolenta rappresenta una proposta propriamente pedagogica di liberazione dalle dinamiche di oppressione, per la costruzione di spazi di partecipazione politica e di una feconda cultura di pace, vale a dire una cultura in grado di preparare, sviluppare, difendere la pace
Perché tanta diffusione di fake news? Abbiamo smarrito la bussola per orientarci in un mare di notizie: il senso critico, la capacità di ricercare le fonti, di valutare il pro e il contro di ogni questione. E' venuta meno la cultura umanistica, che consente di conseguire la patente di esseri pensanti e non di produttori di PIL. Accendiamo la lanterna del filosofo cinico Diogene di Sinope e riprendiamo la ricerca dell'uomo...colto in particolari momenti della sua storia. P.S. Ogni argomento ha per titolo una frase latina...Ma niente paura: si tratta di detti proverbiali, ormai entrati nell'uso comune.
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